Dicembre XIII

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Bill era solo, a casa, di nuovo. Tom era andato da Georg e Gordon era uscito, non si sa bene dove. Probabilmente era andato a comprare altre birre, oppure si era recato in un bar, ubriacandosi e autocommiserandosi. Bill era solo, con sé stesso. Voleva uscirne, ma non sapeva come. Voleva uscire da quel girone infernale, da quel vortice di dolorosissimi ricordi che gli affollavano la mente, quei pensieri. Voleva uscirne ma non ci riusciva. Voleva denunciarlo ma non ne aveva il coraggio. Non aveva il coraggio di pronunciare il suo nome, non aveva il coraggio di spiegare l'accaduto, perché sapeva che appena avesse detto una parola, tutte le sensazioni sarebbero state più vivide e sarebbe stato più difficile continuare, ancora di più. Aveva paura. Paura che cadessero tutte le accuse, paura che ricominciasse tutto daccapo. Paura di incrociare il suo sguardo nei corridoi e crollare. Paura di trovarsi nuovamente in quell'angusto sgabuzzino, paura di trovarsi nuovamente solo, paura di non riuscire a ribellarsi, paura.


Doveva trovare il coraggio. Non l'avrebbe trovato da nessuna parte, dopo tanti forzi, non sarebbe arrivato a niente. Di sicuro.


Bill era in camera sua, quando sentì la porta d'ingresso sbattere. Non era intenzionato a scendere, sapendo che si trattava di Gordon. Passò qualche minuto, dei passi pesanti si avvicinano, ma non erano quelli di Gordon.
"Tom"
Bill riuscì a sentire qualche singhiozzo strozzato e poi la porta della camera del fratello sbattere. Restò fermo per un po', indeciso sul da farsi. Gli era sicuramente successo qualcosa, non poteva lasciarlo così, ma se poi non fosse riuscito a confortarlo, o ad avvicinarsi, per paura, gli avrebbe fatto ancora più male.
Eppure... eppure si trattava di Tom, di suo fratello, sangue del suo sangue. Come avrebbe potuto mai fargli qualcosa?

Si alzò, fece un profondo respiro tentando di allontanare dalla sua mente, almeno per un po', tutti i peggiori scenari possibili. Uscì dalla sua camera per poi bussare subito dopo alla porta del gemello, che ancora piangeva. Bill non ricevette risposta, attese, bussò nuovamente. Attese ancora, poi però, scoraggiato, si voltò. Appena prima che il fratello potesse tornare in camera sua, Tom aprì la porta, restando sulla soglia mentre scrutava Bill, che subito dopo si volse al gemello. In un primo momento non lo guardò, poi spostò lo sguardo sul suo viso. Gli occhi rossi tanto quanto le guance, bagnate dalle lacrime.
-C-che c'è?

Tom guardò a sua volta il fratello, non si aspettava di trovarlo davanti alla sua porta, non si aspettava che mai gli avrebbe voluto parlare. Per una volta però era Tom a non voler parlare con lui. Non voleva parlare con nessuno.

Bill restò un attimo in silenzio, pensando a cosa dirgli, cercando di trovare le parole, cercando di trovare la voce, la forza. Lo guardava, negli occhi. A Tom sfuggì un singhiozzo e Bill capì che il fratello si sarebbe presto scocciato, che doveva parlare. Si schiarì la voce, sospirò.
-Cosa... cosa è successo?

La voce di Bill era tremante, come se avesse paura, ma cercava di sopprimerla, quella paura. In un sospiro Tom rispose.
-Nulla.

Si voltò, entrò in camera, lasciando però la porta aperta, forse sperando che il fratello lo seguisse. Così fu, dopo qualche attimo di esitazione. Restò sulla soglia, mentre Tom era seduto sul letto.
Bill lo guardò intensamente negli occhi, poi distolse lo sguardo e abbassò il capo.
-Non ci credo.
Sembrava già un po' più tranquillo, almeno esternamente. Tom continuava a singhiozzare, nonostante, quei singhiozzi, tentasse di trattenerli.
-Adesso mi parli quindi eh...
Tom tirò su col naso, continuando a guardare il fratello.
-Non è successo nulla di importante.
-No... stai piangendo... Georg t-ti ha fatto qualcosa?
Un brivido percorse la schiena di Bill, che si chiuse leggermente nelle spalle, per poi tranquillizzarsi poco dopo.
-Non mi ha fatto nulla, mi ha solo detto che...ora non ce la faccio, magari poi te ne parlo. Scusa.


Finalmente dopo tanto, Bill era andato da lui, gli aveva parlato. Magari non erano state le circostanze migliori, magari non avevano parlato molto, ma era già un inizio. Magari sarebbe riuscito a scoprire chi gli aveva fatto quelle cose orribili, magari sarebbe riuscito ad aiutarlo, a farlo tranquillizzare, stare bene, una volta per tutte. Magari.

 Magari

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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Where stories live. Discover now