Ottobre V

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Quella chiamata, quella fottutissima chiamata aveva fatto sì che tutte quelle insicurezze e tutti quei dubbi ricomparissero nella mente di Bill. Stavano bene lui e Tom, stavano benissimo e ora veniva a sapere che tutto quello stare bene era finzione, che la promessa che si erano fatti non era una vera promessa, che Tom non gli diceva tutto, affatto.


Perché gli aveva nascosto una cosa così importante!? Allora era vero... Era vero che Bill non era desiderato, era vero che Tom stava meglio senza di lui, certo che era vero... Era l'unica cosa vera il resto, beh, il resto erano solo stronzate, bugie illusorie che cercavano di infiltrarsi nella mente di Bill spacciandosi per realtà. Stronzate...


Era lì, impassibile ad aspettare il fratello. Non avrebbe litigato, no. Voleva solo capire, ma capire cosa? Capire perché il fratello gli aveva nascosto la sua relazione? Perché gli aveva mentito? Bill lo sapeva già, sapeva già la risposta "vediamo che s'inventa stavolta" era interessato a questo. Era lì impassibile quando Tom entrò in casa.

Bill sedeva sul divano con le gambe incrociate, lo sguardo fisso sulla porta che lentamente andava ad aprirsi. Era calmo, più di quanto si potesse aspettare. Certo, era infastidito, ovvio, era assalito dalle insicurezze, ma era esteriormente calmo.

Tom entrò tranquillamente in casa, come tutti i giorni, guardò il fratello seduto di fronte a lui e lo salutò sorridendo.
Bill rispose con voce atona.
-Ciao, dov'eri?
Tom sorrise lievemente per poi nascondere quel gesto abbassando il capo. Sorrise...sorrise e Bill era sempre più convinto che Gustav gli avesse detto la verità.
-Allo studio, perché? Volevi provare anche tu?
A malapena gli fece finire la frase, interrompendo la domanda retorica.
-Per sapere, com'è andata? E' successo qualcosa?
Tom lo guardò stranito, poi inclinando la testa di lato rispose.
-No. Che doveva succedere?

Bill sentì un blocco interiore, come se il suo cuore per un attimo avesse smesso di battere, come se il fosse stato frantumato. Forse ci sperava ancora, forse in fondo ancora pensava che alla domanda di Bill, Tom avrebbe abbassato lo sguardo imbarazzato, iniziando a torturarsi le mani. Forse ancora sperava che si sarebbe avvicinato al divano timidamente, vi si sarebbe seduto e avrebbe guardato Bill negli occhi. Gli avrebbe raccontato tutto chiedendo scusa mille volte, come suo solito, per aver mentito. Ancora sperava che gli sarebbero spuntate le lacrime agli occhi e per nasconderle avrebbe guardato in basso e distolto lo sguardo. Allora Bill gli avrebbe alzato il viso, avrebbe sorriso, e l'avrebbe abbracciato affettuosamente sentendo il suo cuore battere forte. Come avevano sempre fatto. 

Bill non riuscì più a guardare Tom negli occhi, non ce la faceva più. Distolse lo sguardo, concentrandosi prima sul parquet, poi sulla tv spenta. 
-Bill, tutto bene? Stai bene? 
Gli si avvicinò un poco, parlando con voce agitata.
-Sì, sto bene.
Rispose deglutendo rumorosamente. Non sarebbe riuscito a mentire ancora per molto. Gli serviva una via di fuga.
Tom percorse la distanza che li separava in qualche millisecondo, abbracciò Bill, forte. Lui non ricambiò, non poteva, non ci riusciva.
-B-bill...che ti succede...?
-Nulla. Chiamo Gustav.
-Bill...perfavore.
Si sentì scrutato, fino in fondo, da due grandi occhi neri tanto simili ai suoi. Li guardò a sua volta, intensamente. Sperando forse che non dovesse dire nulla, che il fratello avrebbe capito anche senza bisogno di parlare.

Sì alzò di scatto avviandosi verso le scale, quando sentì una stretta al polso.
-Bill...Dimmi che ti succede! Perfavore!
Si girò verso Tom, che lo guardava con due occhi preoccupati e agitati, da spezzare il cuore. In questo momento non gli importava.
-Nulla, vado a chiamare Gustav. Lasciami. 

Non traspariva nulla, ma quell'ultima parola spezzò Tom interiormente. Il ragazzo si ritrovò le guance bagnate da lacrime calde e copiose.
-Bill basta! Non avevi detto che mi avresti detto tutto????
Abbassò lievemente il capo a quelle sue stesse parole.
-Non avevi detto che dovevamo sempre essere uniti??!!!
Si morse il labbro, tormentato. Sapeva anche lui di sbagliare.
Bill alzò la testa, lo scrutò a lungo cercando le parole. Infine disse.
-Ah sì eh, dirti tutto?!? restare uniti?! Allora tu e Georg? Immagino che anche quello avresti dovuto dirmelo! Anzi, aspetta, no, perché tu sei Tom, puoi tranquillamente fregartene di me, stai meglio senza di me, o sbaglio?

-Ah sì eh, dirti tutto?!? restare uniti?!  Allora tu e Georg? Immagino che anche quello avresti dovuto dirmelo! Anzi, aspetta, no, perché tu sei Tom, puoi tranquillamente fregartene di me, stai meglio senza di me, o sbaglio?

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Tom si bloccò, guardò in basso solo per un attimo, poi provo nuovamente a guardare gli occhi del gemello, ma quest'ultimo gli lanciò uno sguardo fulminante.

-I-io...I-io...B-...
Un'altra volta non lo fece finire.
-C'è il tuo fidanzatino tanto che sta con te, io sono solo un deficiente che si preoccupa per il fratello!
Tom iniziò a piangere più forte, soffocando i gemiti di dolore interiore, mordendosi il labbro fino a farlo sanguinare.
-B-bill...s-stavo a-aspettando...il momento g-giusto...Te l'avrei detto...
-Dici solo balle! tutte stronzate! La verità è che tu non vuoi che io faccia parte della tua vita, è questa la verità, è l'unica, fottutissima verità.
Bill aveva iniziato a urlare e sbraitare con le lacrime agli occhi.
E Tom non poté fare altro che ciò faceva sempre quando una persona gli metteva tanta paura, si scusava. Sempre, in continuazione. Era la sua autodifesa sviluppata irrazionalmente. Non potevano fargli del male se lui si scusava, nessuno avrebbe potuto toccarlo. 
-Scusa...scusa, scusa, scusami ti prego, io...scusa.
Il ragazzo provò ad abbracciare il gemello, il quale si scansò velocemente e lo guardò con uno sguardo omicida.

Gli sussurrò a un millimetro dalla faccia, quasi per incutergli timore.
-Le tue scuse...non mi servono a nulla. Le tue scuse, non sono vere scuse.
-Ma...io avevo paura...tanta paura io-
-E non dire che avevi paura, no, non dire che hai paura, tu non hai paura, stai solo cercando di negare la verità. Stai solo cercando di redimerti perché in fondo sai che mi odi, in fondo sai che è vero, ma non mi vuoi sulla coscienza.
Dice alzando la voce e facendo le virgolette sull'ultima parola.
Tom non sapeva più che dire, balbettava versi senza senso. Si portò le mani al viso, cercando di asciugarsi le lacrime che non davano segno di smettere di uscire. Il ragazzo iniziò a tremare, faticava a reggersi in piedi. La stessa stanchezza lo assalì nuovamente. E allora capì che non era una stanchezza fisica.
- I-io t-ti voglio tanto bene...ho solo paura...Perché sono debole, io ho sempre paura...
Bill lasciò velocemente la sala, salendo le scale con passo svelto, arrivò in cima e sbatté la porta rumorosamente. Non lo aveva nemmeno guardato negli occhi.
Tom cadde a terra sulle ginocchia, posò una mano a terra e con l'altra si sorresse la testa. Uscì il primo singhiozzo, poi un altro e un altro ancora. 

Non mi ha nemmeno guardato negli occhi

Non mi ha nemmeno guardato negli occhi

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Spazio autori
Allora...questo capitolo l'abbiamo scritto insieme e perfavore, non dovete prendervela troppo con Bill, in fondo ha le sue ragioni.
🤙🤘

Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora