Novembre VII

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"Vai!
Vai Tom, vai, di cosa hai paura?
In fondo è tua madre, sempre lei, sempre comprensiva, sempre buona. Di cosa hai paura?
Stupido, stupido Tom! Sei un vigliacco, un idiota! Stupido!"
Uscì dalla stanza, scese le scale lentamente e guardò in cucina.
Eccola, che guardava in basso avvilita, con il petto tormentato dai sensi di colpa.
"Stupido Tom! Guarda quanto la fai soffrire..."
-Mamma.
Lei alzò la testa di scatto, la sua espressione cambiò immediatamente, diventando raggiante e illuminata di luce propria.
-Mamma...
Tom si sedette di fronte alla madre, guardandola impaurito e combattuto. Scosse la testa, aprì la bocca ma non disse nulla.
-Dimmi Tom
No, non poteva.
-Dai, puoi dirmi tutto, lo sai.
No, Tom realizzò che...semplicemente non aveva nulla da dire, nulla. Questa verità gli provocò un enorme sconforto e dispiacere, ma era la verità, era lui. 
"Sono un egoista, non so che dire a mia madre. Sono stupido. Non ho nulla da dirle nonostante la stia facendo soffrire. Non ho assolutamente nessun argomento in mente con cui parlare con mia madre, non abbiamo nulla in comune, non sappiamo che dirci. Non so che dirle. Sono inutile..."

-Tom...
Lei gli prese la mano.
-Tom, devi dirmi tutto, anche quello che non vorresti dirmi.
Lui iniziò ad agitarsi.
-Tom...devi dirmi tutto.
"Non ho nulla da dire"
Lei gli sorrise, lui lasciò che le lacrime scivolassero giù dalle sue guance.
"Tutto questo non ha senso. Dovrei dirle perché ero arrabbiato eppure...eppure non ne sento il bisogno. Non sento la necessità di parlare con mia madre, non è nessuno per me. È solo una figura che viene e va dalla mia vita, lei è stata una colonna portante della mia infanzia e ora...ora? Chi è ora? Perché io non sento nulla nei suoi confronti? Solo...indifferenza."
Tom scosse la testa confuso, non capiva più nulla dei suoi sentimenti, gli sembrava che quelli verso Bill e persino Gordon fossero assai maggiori, superiori rispetto a quelli per la madre. 

-Tom perché piangi, mi stai facendo preoccupare. Stai bene?

-Io sto benissimo. È questo il problema. Sto benissimo.
-Se stai bene perché piangi? Se stai bene qual è il problema? 
-Non lo capiresti, sappi solo che non è colpa tua, che ti voglio bene.
"Cazzata numero uno"
-Ti ho sempre voluto bene, sempre te ne vorrò, semplicemente non è un momento facile, tutto qui.
"Cazzata numero due"
-Sei sicuro? Non è per colpa mia?
-No mamma,
Disse ridacchiando e asciugandosi le lacrime.
-No mamma, ovvio che no. Solo delle cose con Georg.
"Cazzata numero quattro"
Lei infine sorrise, gli passò una mano sulla guancia.
-Va bene, allora quando torno me ne parli meglio di queste cose con Georg se ora proprio non vuoi, ok?
-Certo mamma, ora però ordiniamo la piazza, che domani devi partire presto.

E così passarono la serata insieme, Bill era felice, gentile, raggiante come non mai. Si vedeva che gli erano mancati momenti come quelli. Eppure Tom provava cose strane, ogni volta che Simone abbracciava il fratello sentiva una sorta di odio e gelosia, quando veniva abbracciato lui stesso era come essere toccato da un'essere indifferente, estraneo. 
"Non abbracciarlo"
Gordon gli posò una mano sulla spalla e gli sorrise, quello sì, quello sì che gli scaldò il cuore. Gordon era assente qualche volta, è vero, non c'era sempre. Eppure quando c'era Tom era felice. Gordon era come un dio per Tom, era come un pilastro che non sarebbe mai crollato, non era mai crollato.
"Non baciarlo"

"Vai via, parti. Non mi mancherai"

Partì, Simone partì. Tanto cosa cambiava? Bill sarebbe rimasto triste per un poco, poi sarebbe tornata la speranza nei suoi occhi, in attesa di vederla ricomparire sulla porta. Gordon avrebbe chiuso la sua assenza nel petto, fingendo che non gli pesasse. Ma a Tom cosa cambiava? 
Nulla. Solo una persona in meno in casa. 
Mamma? 
No, solo Simone. Nessuno.

Non mi mancherai




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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Where stories live. Discover now