Dicembre XIV

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-Va b-bene...
Tom alzò la testa, guardò negli occhi il fratello, scosso ancora da qualche singhiozzo, ora stava un po' meglio. Si sentiva un po' più compreso, un po' meno solo in quel mare di sofferenze, impegni, problemi. Anche Bill lo guardava, non era spaventato, era... sollevato, almeno in parte. Fece, esitante, un passo verso il gemello. Non voleva Tom pensasse che aveva pura di lui, non voleva pensasse di doversi allontanare. Non voleva. Voleva sentire una carezza, una pacca sulla spalla, un abbraccio. Voleva sentirlo come prima di quel giorno, ma non poteva. Sapeva di essere stato segnato a vita, lo sapeva. Sapeva che niente sarebbe stato lo stesso, ma... no. Le cose sarebbero cambiate prima o poi, col tempo, sarebbe andato tutto meglio. 

Tom guardava il fratello lì, in piedi.  Colse quel piccolo gesto, quel passo incerto, come un segnale che magari Bill era disposto ad aprirsi, a parlargli. Anche solo a stare assieme a lui. Diede un colpetto al letto, sempre mantenendo il contatto visivo.
-Vuoi sederti?

Bill lentamente, insicuro, si sedette al fianco di Tom, anche se a una certa distanza. Restarono in silenzio per un po', non troppo a lungo. Non si guardavano più, Tom aveva smesso di singhiozzare, Bill ogni tanto buttava uno sguardo verso di lui per constatare se stesse ancora piangendo o meno. 
-Quindi... quindi mi assicuri che stai bene? Che non ti ha fatto nulla?
Tom alzò la testa, trovando gli occhi del fratello intenti a scrutarlo. Esitò un momento, si asciugò le guance ancora umide e rispose.

-Sì, sto bene, tranquillo. 
No, non stava bene, non stava bene affatto, però per Bill... per lui poteva mentire, per lui poteva continuare a reprimere tutte quelle che erano le sue sofferenze, i suoi problemi, tutti quei pesi che lo stavano facendo sprofondare. Per Bill, poteva restare a galla ancora un po'. 

Allora Tom abbozzò un sorriso, che però era carico di dolore. Bill se ne accorse. 
-Sicuro?
-Sì Bill, sicurissimo, mi passerà. 
Smise di insistere, annuì lentamente, rilassò i nervi. 

-Tu invece...che domande, niente, non importa. 
Tom, vide Bill irrigidirsi, negli occhi del fratello un accenno di paura, paura per quello che gli avrebbe chiesto. Si fermò, sapendo che avrebbe solo peggiorato la situazione. Restò un attimo in silenzio, pensando a cosa dire, per farlo distrarre. 

-Vuoi... hai voglia di cucinare qualcosa? O... non lo so, vuoi suonare?
Bill si rilassò nuovamente, rifletté un attimo, in silenzio.
-Cucinare... cucinare, se ti va bene...
-Certo!

Andarono entrambi in cucina, prima Tom, poi Bill, che lo seguiva. 
-Ok, io non so cucinare! Nulla! 
Esordì Tom una volta arrivato di fronte al piano cottura, sorridente. 
-Ehm... ok... ti insegno io...
Il sorriso di Tom si spense un poco, alla risposta del fratello. Si aspettava un sarcastico "non l'avrei mai detto" oppure un "questo lo sapevo già" e invece niente, era... spento. Allora Tom rispose a sua volta, cambiando tono ed espressione, diventando più mogio. 

Bill notò il suo cambio d'umore, capì che era stato lui a causarglielo, gli aveva arrecato ancor più tristezza. Si fece forza e, con qualche sforzo ed esitazione aggiunse colorito alla sua voce.
-Sai, perché io ti insegni dovresti dirmi prima cosa vuoi cucinare..!
Tom guardò in viso il fratello e come un bambino subito, anche se in parte stupito, riprese a sorridere. 
-Io voglio... voglio... non lo so, decidi tu! 

Bill guardò Tom spaesato, appena prima di aprire bocca, però, il fratello continuò
-Sono facili da fare i biscotti? Quanto ci vorrebbe? 
Caricò quelle frasi di un entusiasmo incontrollato e smisurato, in parte inappropriato, in parte, proprio quello che ci voleva. Bill restò stupito da quella sovraeccitazione e, in modo pacato, ma pur sempre sorridendo, il che era una novità, iniziò a spiegare tutto il procedimento, sotto lo sguardo incantato del fratello.

 Bill restò stupito da quella sovraeccitazione e, in modo pacato, ma pur sempre sorridendo, il che era una novità, iniziò a spiegare tutto il procedimento, sotto lo sguardo incantato del fratello

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Dopo una lunga, ma divertente preparazione, i biscotti erano pronti. Bill si era distratto per qualche minuto, sembrava che nei suoi occhi si fosse liberato uno spazio di cielo. Impastare, concentrarsi su altro, anche un semplice scambio di battute con Tom gli aveva aperto un vero, seppur appena accennato, sorriso stampato in viso. Tom, dal canto suo, più che cucinare aveva fatto da accompagnamento musicale, sedendosi sulla sedia con la sua chitarra acustica e suonando allegre melodie, scacciando via i brutti pensieri.
I due gemelli attesero che si cuocessero, seduti al tavolo della cucina. Erano tornati entrambi seri, ma nessuno dei due pensava ai rispettivi problemi. Bill si alzò, per tirare fuori la teglia dal forno, ma appena voltatosi verso Tom, lui aveva cambiato sguardo. 
-Senti Bill... 
Già allora, anche il suo, di sguardo, cambiò. 
-chi è stato? Perché non vuoi dirmelo?

Bill si sentì cedere, restò immobile con la teglia in mano, per poi sentire che si stava ustionando. La lasciò sul tavolo, guardò per un secondo Tom, e poi iniziò a risalire le scale.

-Bill, aspetta..! Scusami, non volevo!    

Non volevo

Non volevo

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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora