Gennaio XXI

18 2 0
                                    

-Come sta Tom..?
Bill lo fulminò con lo sguardo, osservò i suoi movimenti.
-Allora?
-Lo sai come sta.
Georg continuò, aveva stampata in faccia una smorfia, di innocenza e strafottò.
-No Bill, non lo so. Sai, non sono onnisciente...
"Sicuramente no"
-Però sai come sta, com'è stato in queste settimane, cos'ha fatto. Lo sai meglio di me.
-Certo, come potresti saperlo..? In fondo l'hai abbandonato, no?

Bill si sentì crollare, di nuovo. Ancora e ancora. Guardò Georg negli occhi, il suo sorrisetto compiaciuto. "Non l'ho abbandonato" "Invece sì..." "No" "sì" "Basta!"
-Hai ragione. È colpa mia.
Abbasso il capo, rassegnato, prese un respiro, poi alzò nuovamente la testa, sguardo nel vuoto e iniziò a parlare.
-Sì. Va bene, l'ho abbandonato, come vuoi, ma per favore. Lui sta male e io voglio aiutarlo, e non posso aiutarlo, non se non mi dici cosa è successo... Cioè, lo so cosa è successo, ma... Insomma...
Fece un altro respiro, si voltò verso il bassista.
-Hai capito, no?
Georg annuì, il suo sguardo si era tramutato. Eccolo. Finalmente il Georg di un tempo, l'amico che avrebbe fatto di tutto per aiutare Bill e Tom, l'amico con il quale avevano passato l'infanzia, con il quale avevano iniziato a suonare.
-Sì Bill, ho capito. Ecco...
Sospirò, il suo sguardo si perse per un momento, fece mentre locale, ripercorse quelle settimane, poi tornò concentrato.
-Ecco... È lunga da raccontare, io... Non mi sono comportato bene. Sono stato uno stronzo, lo ammetto, però... Io volevo aiutarlo. Avevo notato che stava male, ma credevo che gli mancassi e basta, credevo che se fosse stato più tempo con me, avrebbe pensato meno a te. E poi... Poi non so cos'è successo, poi ho perso il controllo. Ho iniziato a diventare possessivo, credo... Appiccicoso... Non lo so. E lui è stato ancora peggio, è dimagrito ancora, non dormiva, non mangiava, non parlava... Era stanchissimo, sempre, e io ero sempre più possessivo, appiccicato a lui, fino a quando...

Bill continuava a guardare Georg, gliene era grato, di quel racconto, nonostante ogni parola che diceva, sentiva una strana forza, un istinto di protezione nei confronti di Tom. Vendetta per quello che Georg gli aveva fatto... Eppure soppresse quei sentimenti, stette ad ascoltare, fino alla fine.
-Beh... Hai capito... Invece una sera, una delle prime che non c'eri, lui non riusciva a dormire così ho pensato di dargli un sonnifero... Lo so che è stata una cazzata, ora ne è dipendente eccetera, scusa. Mi dispiace Bill, per tutto, mi dispiace di averlo portato più a fondo di quanto già non fosse, mi dispiace di non essere riuscito ad aiutarlo... Il punto è che...

Alcune lacrime iniziarono ad affollarsi negli occhi di Georg, che ingoiò rumorosamente e continuò, mantenendo il contatto visivo con Bill.
-Il punto è che lo amo cazzo... E sono un coglione. Scusa.

Bill restò in silenzio, tra mille pensieri. Si ripeté le parole dell'amico in testa, poi lo guardo negli occhi.
-Grazie...
Georg sorrise, avrebbe voluto chiedere scusa, ancora e ancora. Avrebbe voluto parlare con Tom, ma sapeva che non sarebbe stato l'ideale. Che sarebbe stato solo un altro fastidio in quel momento.
-A te Bill... "Scusa"
-Senti... Io adesso tornerei a casa, per vedere come sta Tom... Vuoi venire?
Georg esitò, era tentato, voleva vedere il ragazzo che tanto amava, non lo fece.
-No, no, tranquillo... Allora ciao.

Bill aprì lentamente la porta della camera del gemello, in casa non aveva trovato nessuno, Gordon sembrava come sparito e dalla stanza di Tom aveva sentito piangere. Posò la mano sulla maniglia timoroso, poi aprì.
Eccoli, seduti per terra, stretti un all'altro, "il gigante e il bambino".
Tom piangeva, si stringeva al corpo del patrigno con infantilità, mentre l'uomo nascondeva con una mano gli occhi lucidi mostrando un sorriso.
-Oh...Bill...
-Gordon...
-Ciao
-Ciao...

Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora