Gennaio VII

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6:50. Bill si svegliò, piuttosto riposato, anche. Era dal giorno prima del suo arrivo in quel posto, che non dormiva bene. Eppure, era stranamente riposato. Meglio. Aprì gli occhi e proprio come ogni mattina da quando era lì, gli ci volle qualche attimo prima di realizzare dove si trovasse. Prima di realizzare che non era nella sua stanza, a pochi passi da Tom.
Ogni mattina era piuttosto contrariato all'idea di ritrovarsi ancora nella stessa situazione. Era contrariato al pensiero che lo avrebbero potuto trattenere in quel posto ancora più a lungo di quanto previsto prefissato.
Quella mattina no, o comunque meno del solito.

Si tirò su dal letto, guardandosi intorno. Tutti dormivano. Il suo primo pensiero andò a Tom. Come sempre.
Senza accorgersene restò a lungo in uno stato quasi di trance pensando al fratello, a cosa stesse facendo, come se la stesse cavando senza di lui. Ogni volta che Bill pensava al gemello, da solo,ogni volta che pensava al modo in cui l'aveva abbandonato, senza alcun motivo reale... Ogni volta un enorme senso di colpa lo assaliva. Quello stesso dolore che tutte le volte gli si insinuava nel petto, in quel momento lo riscosse.
Bill si voltò verso l'orologio. Era passata più di mezz'ora...
Fece un altro sospiro. Forse c'era una ragione, per cui si trovava lì, però... Non voleva convincersene. Non voleva ammettere che aveva bisogno di aiuto, non l'avrebbe fatto mai. Preferiva continuare a stare accanto a Tom, ad aiutare lui, piuttosto che lasciarlo solo, per far aiutare sé stesso. Eppure era lì.

No, non avrebbe continuato ad attribuirsi colpe, doveri, errori che non erano suoi. Non ne aveva motivo. Doveva solo pensare a sé. Essere egoista, solo per un po'. Non avrebbe continuato a pensare al fratello,  non se continuava a farlo star male...
Sì, così gli dicevano i dottori, ma come ci sarebbe mai riuscito?!

-'Giorno Bill...
Immerso nei suoi pensieri non si era reso conto esserci uno dei suoi compagni di stanza che lo fissava. Si girò verso di lui, e con un cenno lo salutò.
-Julian...
-Senti, a che pensavi??
-Ehm... Nulla, a mio fratello, perché..?
-Boh, così.
Era un ragazzo piuttosto enigmatico, uno dei più piccoli, ma non il più piccolo. Era lui che stava lì da un mese e mezzo, ma c'erano altri ragazzi la cui permanenza aveva superato i tre mesi, quattro...

Si guardarono per un po', in silenzio, poi Julian riprese a parlare, e così passarono un po' di tempo, prima di andare a fare colazione.

Una stanza azzurra, delle sedie in cerchio...Erano già quattro i pomeriggi che Bill aveva passato in quella grande stanza, ad ascoltare. Sedute collettive, dove tutti parlavano di sé, delle loro paure, dei loro progressi. Bill non aveva aperto bocca. Si limitava ad ascoltare, non sapendo che dire. Non trovava il coraggio, si limitava ad ascoltare.

Dopo ogni seduta collettiva, ce n'era una privata. Ogni pomeriggio, sul tardi. Lì Bill parlava, o perlomeno rispondeva alle domande che gli venivano poste, interagiva in modo positivo, magari con qualche balbettio, ma collaborava. Allora cosa c'era di così diverso tra le due situazioni? I fondo i ragazzi che lo avrebbero ascoltato, avevano passaaùto le sue stesse cose... Non se lo spiegava.
-Bill, io vedo dei miglioramenti... Però non basta, lo capisci?
-Se vuoi che ti dimettano, dovresti provare ad impegnarti di più... Capito?
"Che cazzo, non lo vedi che ci sto provando??"
-Capito.
Per un attimo Bill ripensò alle parole dell'uomo.
-Quindi... Se io non parlo voi non mi fate uscire??
-No Bill, per il momento no. Perché so benissimo che ci riuscirai, col tempo... Non ti è impossibile, fidati di me...
Bill smise di ascoltare appena sentì quel "no". Il cuore iniziò a battergli più velocemente, la mascella di contrasse impercettibilmente, lo sguardo si perse...
Non ore a restare ancora in quel posto, non poteva lasciare ancora Tom da solo, non poteva.

Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora