Capitolo 11

9.4K 450 420
                                    

Scendo le scale facendo attenzione a non cadere con i tacchi che, pur non essendo molto alti, risultano comunque parecchio scomodi.

Tengo un po' sollevato con le mani il bellissimo abito che arriva fino al pavimento per cercare di evitare di inciampare.

«Chanel, tesoro, sei bellissima!» esclama mia madre portandosi una mano alla bocca, con l'espressione meravigliata.

«Wow Chanel!» anche Bryan, il fidanzato di mia madre, sembra stupito nel vedermi così elegante e mi abbraccia calorosamente prima di accompagnarmi in auto alla festa.

E mentre tutte le mie compagne di scuola sono accompagnate da bei ragazzi eleganti, io sono di fianco alla mia migliore amica e, grazie al fatto di essere invisibile, nessuno fa caso a me. Mi guardo attorno senza riuscire ad evitare di sentirmi sola, maledettamente sola.

«Vuoi ballare?» sento alle mie spalle.

Mi giro e il sorriso di Kevin mi paralizza. Non posso credere che il ragazzo dei miei sogni, quello per cui ho una cotta da un intero anno, che non conosce neanche il mio nome, mi stia chiedendo di ballare.

«Dici a me?» mi indico un po' imbarazzata, senza sapere bene cosa fare.

«Sì, a te, ti va di ballare?» ripete stranito.

«Certo che mi va!» esclamo e sembro fin troppo esaltata, mi schiarisco la voce e cerco di rimanere calma.

Non riesco a realizzare che sto per ballare con lui, il cuore mi batte a mille e nello stomaco sento una strana sensazione che sembra divorarmelo.

Raggiungiamo il centro della pista e le sue mani si appoggiano delicatamente ai miei fianchi, stringendomi appena a lui. Non siamo attaccati l'uno all'altra, non mi fissa intensamente negli occhi, non mi sorride e a malapena mi osserva, ma almeno sta ballando con me. Certo, avevo immaginato diversamente questo momento ma sono solo Chanel, non posso di certo lamentarmi.

Mi muovo a tempo con la musica, cercando di incrociare il suo sguardo sfuggente. Ho le mani sulle sue possenti e muscolose spalle da atleta, lo sguardo sul suo viso dai tratti delicati e perfetti, sulle sue labbra sottili.

Il mio momento è finalmente arrivato.

«Ok ok, amico,» si guarda attorno in cerca di qualcuno, nonostante tenga ancora le mani sui miei fianchi, «credo di aver vinto, no?»

Vinto? Cosa intende?

«Sì amico, ti dobbiamo cinque euro a testa.» ride uno della sua squadra di rugby mentre, vicino a noi, balla con una ragazza alta.

«Cosa?» chiedo io impaurita della risposta che potrei ricevere.

«Mi hai fatto vincere una scommessa,» ridacchia e si stacca da me, «grazie tesoro.» mi fa l'occhiolino.

«Una scommessa?» ripeto cercando di nascondere la delusione.

«Sì,» annuisce lui, «davvero pensavi che avrei ballato con una come te?»

Le sue parole rimbombano ancora nella mia testa come un insistente eco, la sua voce occupa ancora la mia mente come se la stessi ascoltando adesso. Faccio fatica a scendere gli ultimi scalini e, tutto d'un tratto, comincio a sentirmi inadatta.

Faccio un lungo respiro, profondo e liberatorio, convincendomi che la Chanel di due anni fa ora è cambiata, che è stata sostituita completamente e che non ritornerà mai più.

Noto Zayn che è elegantissimo nel suo smoking di colore blu scuro, la cravatta lunga e sottile, i capelli perfettamente ordinati, la barba curatissima e un sorriso quasi dolce, che non gli ho mai visto. Sta intrattenendo una conversazione con un signore sulla settantina e, appena mi vede, mi fa segno di raggiungerlo con un cenno della mano.

Faccio come dice e, dopo pochissimo, vengo presentata al signore brizzolato.

«Volevo tanto conoscerti. Piacere, io sono il nonno di Zayn, il padre di Josh.» mi tende il braccio.

«Oh!» dico sorpresa, «Buonasera, io sono Chanel, è un piacere!» gli stringo la mano energicamente, sinceramente contenta di conoscerlo.

«Zayn mi aveva detto che sei tanto bella, ma non pensavo così tanto.» scoppia a ridere lui dando una pacca sulla spalla a suo nipote ed io non posso fare a meno di guardare il bel mulatto con un mezzo sorriso mentre è a disagio e cerca di evitare la situazione.

«G-grazie,» balbetto io imbarazzata, «signor Malik vuole qualcosa da bere?» chiedo cercando una scusa per andarmene.

«No no grazie, lo prenderò dopo. Ma chiamami nonno, ti prego!»

«Oh ok.» cerco di nascondere il mio disagio con un sorriso.

«Ragazzi!» esclama Josh raggiungendoci.

«Tesoro mio, sei bellissima!» esclama abbracciandomi mia madre e mi accarezza delicatamente la schiena.

In un momento ritorno alla sera del ballo della scuola. Non posso farne a meno, ritorno alle prese in giro.

La testa comincia a girarmi come se tutto, attorno a me, fosse una trottola velocissima, non riesco più a vedere nitidamente i volti delle persone e continuo a sentire la voce di Kevin che mi dice "davvero pensavi che avrei ballato con una come te?" e che me lo ripete scandendo sempre di più le parole.

Mi sento come in una bolla, ascolto le voci che però sono lontane, sempre di più. Non riesco più a trattenere le lacrime, sento le guance che vanno a fuoco, le mani sudate e allo stesso tempo un brivido che mi percorre tutto il corpo.

Mi costringo a muovermi e a raggiungere la mia stanza, quasi di corsa. Le lacrime scendono senza che io riesca a trattenerle, proprio come quando sono corsa via dal ballo, dopo l'umiliazione. Mi sento così, proprio come quella volta, umiliata e sola.

Salgo così velocemente le scale che per poco non cado, inciampando con i tacchi nel lungo vestito, ma riesco a tenermi in piedi e a chiudermi nella mia camera subito dopo. Mi butto sul letto e prendo un cuscino, abbracciandolo con forza.

Stritolarlo tra le mie braccia mi fa calmare, quasi come se potessi soffocare allo stesso modo il problema ma non posso. So che non posso. So che il cuscino bianco che ormai si sta bagnando e riempiendo di chiazze marroni e nere non mi può far sentire apprezzata o farmi stare meglio.

Vorrei strapparmi questo vestito, togliere le scarpe, disfare questa stupida acconciatura e starmene chiusa qua nella mia stanza.

Sento bussare un paio di volte alla porta ma non ho nessuna voglia di alzarmi e, soprattutto, di parlare con mia madre. Vedo la porta che, lentamente, si apre.

«Mamma lasciami sola, tra poco scendo, ti prego.» borbotto contro al cuscino, quasi pregandola.

«No ehm... Tua madre è dovuta rimanere giù.» sento la voce calda di Zayn e immediatamente mi giro per guardarlo.

Non posso credere che mia madre sia rimasta al suo stupido evento invece di venire a vedere che cos'ho e come sto. Da un lato sono contenta che non sia qua, ma allo stesso tempo capisco che non gli interessa di me e i singhiozzi aumentano.

Zayn sgancia il bottone della sua giacca e si siede ai piedi del letto, con le mani in tasca dei pantaloni eleganti. È visibilmente imbarazzato e probabilmente lo hanno obbligato a venire a vedere che cosa succede. Odio farmi vedere così da lui ma, siccome conosce il mio problema, forse non dovrò neanche parlare e questo mi fa sentire meglio.

«Senti.» inizia a dire dopo aver preso un lungo respiro.

PillowtalkDonde viven las historias. Descúbrelo ahora