Capitolo 45

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Guardo Clair che esce dal bagno e mi raggiunge in camera con la sua solita camminata elegante, come se stesse sfilando su una passerella, con un asciugamano legato all'altezza del seno.

Si butta a pancia in giù sul letto tenendo ben chiusa la salvietta e appoggia la testa sul cuscino. Mi chiedo se voglia dormire. Forse dovrei lasciarla sola, penso mentre mi alzo per uscire.

«Sai di cosa avrei bisogno?» dice mentre volta la testa per guardarmi con una favolosa Manhattan, con i suoi palazzi e le sue caotiche strade, che le fa da sfondo.

«Di cosa?» chiedo un po' sorpresa mentre mi rimetto seduta.

«Di un cappuccino e una brioche, sto morendo di fame!» esclama lei ridendo.

«Posso scendere a prenderli.» sorrido io gentilmente.

«No.» scuote la testa per poi voltarsi di nuovo, «Ho proprio bisogno di quelle colazioni al bar, sedute ad un tavolino, mi spiego?»

«Perfettamente.» annuisco io ridendo.

«Mi accompagneresti?» mi chiede con tono dolce e con gli occhi teneri di una bambina.

«Molto volentieri.» le rispondo allegra, poi prendo un maglione e lo indosso.

«Grazie.»

«Ti aspetto giù.» la informo appena prima di uscire dalla stanza, dandole la possibilità di prepararsi.

Quando arrivo alla fine delle scale posso notare che in salotto c'è solo Zayn, oltre a Naomi che fa avanti e indietro verso la cucina per sparecchiare. Il mio fratellastro è seduto sul divano con le cuffiette nelle orecchie e gli occhi grandi che mi osservano come se non potessero perdere nessuna mia mossa.

«Come sta?» mi chiede subito dopo essersi sfilato gli auricolari ed essersi seduto meglio, con la schiena dritta.

«Bene.» rispondo secca con una mezza smorfia, terribilmente gelosa per il fatto che si preoccupi di lei così tanto.

«Si è fatta una doccia?» domanda mentre mi squadra e io mi metto seduta di fronte a lui, sulla poltrona, accavallando le gambe.

«Perché non vai a chiederlo direttamente a lei?» ribatto con tono acido scuotendo la testa tra me e me, quasi incredula che mi stia parlando solo per informarsi di un'altra ragazza.

«Ero solo preoccupato.» si giustifica con un filo di voce mentre abbassa lo sguardo, probabilmente comprendendo il mio stato d'animo.

«Preoccupato? Certo!» gli mostro un broncetto ironico, «Preoccupato perché è rientrata tardi per scoparsi uno che ha conosciuto in discoteca, vero?»

«Preoccupato per una mia amica che ritorna a casa tardi e in condizioni pietose!» esclama lui, ora con un tono di voce piuttosto alto, forse fin troppo, sicuramente innervosito dal mio modo di parlargli.

«Non mi sei mai sembrato uno che si preoccupa tanto per gli altri.» sorrido beffardamente ma ora lo fisso così tanto negli occhi che potrei perdermi nella profondità di quel colore scuro.

«Ah no? Strano sentirlo dire da te, siccome se non ricordo male ti ho tenuto la mano per giorni interi mentre varcavi la stanza di tua madre!» ora sta quasi urlando.

«Me lo stai rinfacciando per caso?» chiedo alzando un sopracciglio.

«Assolutamente no!» risponde come se fosse ovvio, abbassando finalmente la voce.

«Bene, perché dato che siamo in argomento, sei la stessa persona che-» provo a dire ma non riesco a concludere la frase perché Clair sta scendendo le scale e i suoi stivaletti creano un fastidioso ticchettio a contatto con il pavimento.

Entrambi la stiamo guardando, probabilmente con delle espressioni nervose, mentre lei raggiunge il salotto e ci osserva a disagio con le mani nelle tasche dei jeans, limitandosi a chiedere: «Ho interrotto qualcosa?»

«No!» mi affretto a rispondere mentre mi alzo e prendo il cappotto e la borsa.

Guardo per un attimo Zayn che mi sta squadrando con la solita espressione indecifrabile che non sopporto.

«Andiamo?» propone lei, seguendomi mentre mi dirigo verso l'ascensore.

«Sì.» annuisco io premendo freneticamente il bottoncino rosso per prenotarlo.

Quando le porte si aprono mi ci fiondo dentro e, prima che si chiudano, riesco a vedere ancora Zayn, anche se da lontano. Ha lo sguardo basso, sembra quasi dispiaciuto e pentito e non riesco a capire se potrei essere la causa di questo suo malumore.

«Tutto bene?» mi chiede la moretta dal rossetto rosso, seduta in auto vicino a me.

«Sì.» fingo un sorriso debole.

«Sicura?» domanda dubbiosa, sembrando quasi preoccupata.

«Certo, va tutto bene, perché?» domando fingendo di non capire a cosa si riferisce.

«N-niente è che... Ho notato un po' di tensione tra te e Zayn e mi chiedevo se stessi bene.» alza le spalle un po' imbarazzata.

«Tra fratellastri è normale, no? Ci siamo abituati.» rispondo con tranquillità mentre finalmente scendiamo dall'auto dirette da Starbuck's.

Ordiniamo quasi subito dato che il locale è praticamente vuoto e poi andiamo ad accomodarci ad uno dei piccoli tavolini sul marciapiede, con la perfetta visuale su una delle strade più belle ed affollate della città.

«Ascolta Chanel,» Clair mi sta osservando ancora a disagio mentre tiene in mano il suo bicchiere con il nome scritto sopra, «non voglio sembrarti ficcanaso e non voglio che mi parli delle tue cose, non voglio fingermi la tua migliore amica ed impicciarmi di cose che non mi riguardano,» si morde il labbro con nervosismo, «ma credo sia meglio non nasconderti nulla.»

Osservo le sue labbra molto carnose, di un preciso ed acceso rosso, mentre si muovono e pronunciano quella parole. Distoglie lo sguardo tenendo ancora tra le mani il suo "cappuccino con tanto cioccolato e poco zucchero" appena ordinato.

«N-non preoccuparti, dimmi pure.» balbetto io un po' ansiosa di sapere ciò che ha da dirmi.

PillowtalkWhere stories live. Discover now