Capitolo 82

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«Non riesci a dormire?»

Ho un sussulto mentre sento la voce di Zayn alle mie spalle, seduto sull'alta sedia, con i gomiti appoggiati alla penisola in marmo della cucina.

Davanti a sé ha il cellulare e una tazza, forse di tè o di camomilla.

Indossa una canotta bianca molto attillata e ora che lo vedo così, sono sicura che abbia fatto molta palestra siccome le braccia sono più muscolose rispetto a otto mesi fa.

La casa è in silenzio, quasi al buio e solo pochissime luci fievoli sono accese, creando un ambiente intimo e sensuale che non posso fare a meno di notare.

Rimango per un attimo a fissarlo, incredula nel vederlo lì, in quella cucina dove è avvenuto il nostro primo bacio e non posso fare a meno di ricordare che per lui era solo una stupida scommessa.

«No.» scuoto leggermente la testa, costringendomi a prendere coraggio e rispondergli, richiudendo il frigo e appoggiando il succo di frutta sul tavolo.

Riesco a malapena a muovermi per voltarmi e prendere un bicchiere, ammaliata dai suoi tratti perfetti e dai suoi occhi che ora tiene leggermente più chiusi, come quando si sforza di essere sensuale.

«Neanche io.» annuisce lui, come se avesse già capito il mio problema e lui avesse lo stesso.

Solo all'idea che potrebbe essere sveglio a causa mia, un leggero brivido gelido percorre il mio corpo e cerco di nasconderlo affrettandomi a versare il succo nel bicchiere e a berlo. I suoi occhi mi squadrano ripetutamente e, forse, io sto facendo lo stesso con lui, mi mancava poterlo guardare, averlo davanti e fissarlo insistentemente.

«Avevo sete.» mi sbrigo a dire, cercando di sembrare indifferente alla sua presenza.

«Ah.» annuisce lui, «Io invece non riesco a dormire perché continuo a pensare a te.» mi spiega con calma e io per poco non sputo il succo che tengo in bocca.

Non so cosa dire, non riesco a rispondere e abbasso immediatamente lo sguardo deglutendo a fatica. Sento che si alza ma non ho il coraggio di guardarlo mentre viene verso di me, fin troppo velocemente, senza lasciarmi neanche la possibilità di realizzare e capire, aumentando quella assurda destabilizzazione che provo continuamente da quando lo conosco, quasi ogni volta che lo vedo.

Mi prende dai fianchi in modo violento, possessivo e mi rendo conto che il suo viso è ormai troppo poco distante dal mio.

I suoi occhi e le sue labbra sono pericolosamente vicino ai miei, mentre le sue mani mi cingono la vita, impedendomi di muovermi. So che, quasi sicuramente, sta per baciarmi.

Penso a mille cose, in pochi secondi tutti i nostri trascorsi mi scorrono davanti agli occhi come in un film e comincio a rivivere Parigi, poi il Canada. Quel "Per Zayn eri solo una scommessa" pronunciato da mia madre mi rimbomba nella testa incessantemente, trapanandomi la mente, costringendomi a non poter andare oltre.

E non è più neanche quello ad infastidirmi davvero. Lui non ha lottato per me, per otto lunghissimi mesi non mi ha mai cercata.

«Cosa stai facendo?» sussurro io, immobile, praticamente convinta di non voler quel bacio, di non meritarmi un semplice ed inutile bacio che poi mi farà soffrire.

Ne vale davvero la pena? È questa la domanda che continuo a farmi mentre il suo pollice comincia ad accarezzarmi il fianco da sopra la vestaglia e le sue mani, a contatto con il mio corpo, annullano quasi tutti i pensieri.

«Mi prendo ciò che è mio.» risponde lui con sicurezza, quasi arroganza e io riesco solo a ripetermi questa frase, a dirmi che sono sua, che non ho mai smesso di sentirmi completamente e solo sua.

Sento il solito profumo, quello che mi ha sempre fatta impazzire e non riesco più a trattenermi. Mi rendo conto di essere troppo vulnerabile in sua presenza e che le sue mani su di me, le sue labbra a pochissimi centimetri dalle mie, i nostri nasi che si sfiorano e i nostri occhi che non riescono ad interrompere quel contatto visivo non mi permettono di andarmene, di dirgli che non voglio lui e non voglio quel maledetto bacio.

Gli butto le braccia al collo, avvicinandolo ancora di più a me per quanto possibile, finché il suo bacino è contro al mio e preme, le mie unghie gli solleticano il collo e i miei occhi si chiudono.

Sono pronta. Sono prontissima ad assaporare di nuovo quelle labbra, a sentire le sue dita che esplorano tutto il mio corpo, che stringono le mie forme e che mi trattengono a lui.

Rimango estremamente delusa quando, aprendo gli occhi, la mia stanza si palesa attorno a me, illuminata da una soleggiata giornata d'estate.

Mi giro su un fianco per alzarmi e sento il morbido tessuto del tappeto bianco che mi solletica i piedi mentre cammino verso la finestra dopo aver preso il pacchetto di Marlboro.

La città ha già preso vita in una caotica, sicuramente caldissima ed affollata New York, mentre il sole brilla in un cielo azzurrissimo, senza neanche una nuvola a fare da sfondo.

Mi siedo, scorrendo uno dei larghi vetri per far entrare un po' d'aria e per far uscire il fumo della sigaretta che è tra le mie labbra.

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