Capitolo 58

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Abbasso la testa e la affondo nell'incavo del suo collo, ispirando il suo solito profumo maschile e quasi pungente. La sua mano si fa spazio tra i miei capelli e le sue dita cominciano ad accarezzarmi la testa provocandomi parecchi brividi lungo tutto il corpo.

Chiudo gli occhi e mi stringo a lui, appoggiando la mia mano sul suo collo muscoloso e poi lasciandola scendere sul petto, dove un piccolo tatuaggio sbuca dalla maglietta. Con un sorriso, traccio le linee della scritta con l'unghia dell'indice, così delicatamente da non percepire quasi la pelle sotto al mio dito.

Mentre il suo respiro si fa decisamente più pesante, le mie labbra si appoggiano sulla sua guancia e stampano piccoli, teneri e dolci baci fino ad arrivare alla sua barba, oggi un po' più incolta del solito, che mi pizzica leggermente.

«Chanel, aspetta.» mi interrompe lui mentre mi allontano un po' dal suo viso per lasciarlo parlare, «Te l'ho detto, non sono il ragazzo giusto per te.»

«Perché continui a dirlo?» scuoto la testa appoggiando di nuovo le mie labbra alla sua guancia ma lui si sposta lentamente e, per un momento, socchiude gli occhi quasi come se dovesse convincersi a non lasciarsi andare.

«Perché è la verità. Tu meriti una persona diversa, qualcuno come Cameron, che non sia complicato come sono io e che non ti faccia stare male così spesso.» risponde con la mano ancora sulla mia schiena e, appena se ne accorge, la toglie.

«Ma io voglio te! Non una persona diversa e, decisamente, non qualcuno come Cameron!» cerco di persuaderlo, ma lui non sembra lasciarsi convincere.

«Ti ricordi quando tua madre si è svegliata?» mi lascia il tempo per annuire appena, «Un paio di giorni dopo, quando era ancora in ospedale, sono rimasto solo con lei e abbiamo parlato.» mi spiega lui.

«E le hai detto di noi?» domando io, ora incontrando i suoi perfetti occhi profondi.

«Non ce n'è stato bisogno, in qualche modo lo sapeva già.» mi spiega e comincia ad accarezzare il dorso della mia mano con il suo pollice, «Ma mi ha fatto ragionare.»

«Cosa ti ha detto?» gli chiedo, curiosa ed infastidita dal comportamento di mia madre.

«Mi ha raccontato della vostra vita. Di tutto quello che ha dovuto fare per crescerti, di come tu abbia sofferto prima per l'abbandono di tuo padre, poi per i continui trasferimenti. Mi ha detto che sei stata molto male ogni volta che dovevate trasferirvi e dovevi lasciare case, famiglie, scuole e amici. Mi ha fatto capire che non meriti di soffrire ancora.» si morde il labbro inferiore con insistenza ed è chiaro che provi pena e compassione per me.

«E tutta questa sofferenza è solo colpa sua, non tua!» replico io dopo aver riflettuto per un momento, «Il problema è che io non soffrivo. Io stavo bene con lei, sono sempre stata bene anche solo con lei ma, evidentemente, lei non stava abbastanza bene solo con me.»

«Lo so, ma ha semplicemente fatto ciò che credeva fosse meglio per te e per la vostra vita. E, secondo me, ha cercato di allontanarci solo per il tuo bene, perché sa che finiresti per soffrire con uno come me.» la giustifica lui e mi sembra davvero surreale.

«No! Lei non cercava di proteggermi, lei cercava solo di allontanarci Zayn, vuole solo creare la sua famiglia perfetta e noi la stiamo ostacolando!» sbotto io, ora quasi gridando.

«Ma mi ha detto cose vere. Mi ha fatto capire che tu meriti di più, non qualcuno che non ti da' alcuna certezza e che, come hai detto tu, ti allontana e poi cerca di avvicinarti di nuovo a lui.» scuote la testa con decisione e passa di nuovo la sua mano tatuata tra i capelli, «Tu meriti stabilità e io non sono abbastanza per te.»

«Sono cazzate!» sentenzio io, con un nodo alla gola che quasi mi impedisce di parlare normalmente.

«No Chanel, pensaci un attimo. Sono lo stesso ragazzo che ti ha trattata male, che ti ha fatta piangere per giorni!» continua ad incolparsi, con espressione sempre più affranta.

«Sei anche lo stesso ragazzo che mi ha aiutata con la bulimia, che mi ha protetta ed aiutata quando ho passato il periodo più brutto e spaventoso della mia vita. Sei quello che mi ha tenuto la mano ogni giorno, che mi ha consolata quando piangevo, che mi ha abbracciata quando mi serviva forza e che, con piccoli e significativi gesti, mi stava accanto come nessuno ha mai fatto.» Lo fisso intensamente negli occhi e appoggio il palmo della mano sulla guancia, accarezzandogliela con il pollice.

«E sono quello che fino a poco tempo fa usciva con gli amici praticamente ogni sera, si ubriacava, fumava erba e poi si portava a casa una ragazza a caso, e se la dimenticava il giorno dopo. Come posso essere il ragazzo giusto per te?» insiste lui.

«Sei cambiato.» scuoto la testa io, forse cercando di convincere più me stessa che lui.

«No. Fino a poche settimane fa ero in hotel con una francese, nonostante mi piacessi tu.» mi ricorda lui, con lo sguardo basso ed evidentemente pentito.

«Ne abbiamo già parlato, eri geloso e hai sbagliato!» lo giustifico.

«E quindi? Tu meritavi una persona che ti pregasse di non uscire con lui. Io mi sono arreso e ho cercato di consolarmi nel peggiore dei modi.» alza le spalle.

«Perché allora non inizi ora a lottare per me?» Gli chiedo con un debole sorriso, quasi di sfida.

«Io sto lottando contro di me, per te.» replica lui per poi prendere un respiro, «Sto cercando in tutti i modi di stare lontano da te e credimi, è fottutamente difficile.»

«Allora perché non smetti di farlo?» sorrido stringendogli la mano.

«Perché non sarebbe giusto.» sospira abbassando lo sguardo sulle nostre mani unite.

«Zayn io non conosco nessuna persona che sarebbe più giusta per me. Io e te ci attraiamo come calamite, non riesci a vederlo?» gli domando nervosamente e lui sorride appena, «Non importa se siamo vicini, lontani, se ci amiamo o odiamo, non riusciamo a stare distanti.»

«Lo so Chanel, è per questo che ho deciso di trasferirmi così lontano da te. Se fossi rimasto in quella casa non ci saremmo mai dimenticati l'uno dell'altra.» ammette con un filo di voce.

«Io non voglio dimenticarmi di te.» replico con convinzione.

«Neanche io.» Zayn mi fissa per un attimo, il suo broncetto sempre presente mentre i suoi occhi mi squadrano ripetutamente, passa un paio di volte la mano tra i suoi capelli e poi la sfrega contro alla sua barba, sempre in silenzio.

Poi, improvvisamente e velocemente, si getta contro di me e la sua fronte sbatte contro al mio petto, cercando un abbraccio. Mi stringe a lui con le mani sui miei fianchi e io accarezzo i suoi morbidi capelli neri che mi sono mancati terribilmente.

La sua barba mi punge un po' mentre, ne sono sicura, sta sorridendo contro alla mia pelle.

Rifarei queste montagne russe milioni di volte.

PillowtalkWhere stories live. Discover now