Capitolo 57

6.1K 305 209
                                    

Non riesco a togliere lo sguardo da quelle labbra che hanno appena pronunciato quelle parole con una voce seria, tono convinto, espressione indecifrabile e occhi rivolti verso il pavimento. Lo guardo con gli occhi sgranati, la bocca spalancata dallo stupore e la mente annebbiata da mille pensieri che si accavallano l'uno sull'altro e non mi lasciano riflettere lucidamente.

Adesso le montagne russe si sono appena fermate in alto, appena prima della discesa più alta e sembrano non voler ripartire più. Ora non c'è nulla, non c'è l'adrenalina, non c'è il divertimento, non c'è nemmeno quel senso di vuoto che destabilizza. In questo momento non resta altro che quel nervosismo che ti divora lo stomaco mentre non sai cosa succederà dopo, quanto sarà alto il salto, quanta paura avrai, se scenderai contento o meno da questa giostra.

Ci siamo guardati intensamente per molto tempo, immobili ed in silenzio e per un attimo penso che potrei rimanere qua per ore, giorni, mesi interi senza mai stancarmi dei suoi occhi che fissano i miei.

«C-cosa significa?» chiedo io balbettando, mentre l'ansia cresce nel mio stomaco, ma non posso fare a meno di lasciarmi spuntare un leggerissimo sorrisetto sulle labbra.

«Significa esattamente questo.» risponde lui con tono freddo, si stacca da me e torna a sedersi più lontano.

«M-ma mi hai detto che non eri interessato a me, che il bacio di Parigi non ha significato assolutamente niente!» balbetto e anche io mi lascio andare all'indietro con la schiena.

«Lo so.» annuisce lui con consapevolezza, la sua voce è calda e profonda e il suo tono è così calmo da lasciarmi stupita e farlo risultare ancora più sensuale ai miei occhi, «Non so da dove partire.» infila la sua mano tatuata tra i folti capelli scuri e li aggiusta un po', capisco subito che è davvero in difficoltà. Non mi guarda, ha lo sguardo che fissa una pianta e credo che stia cercando di non incontrare il mio e di concentrarsi il più possibile.

«Cosa ne dici di partire dall'inizio?» propongo io e, non so perché, il mio tono di voce risulta un po' acido tanto che mi schiarisco la voce subito dopo per mascherarlo.

Lui annuisce e finalmente i suoi occhi si posano sulla mia figura seduta composta.

«Quando sei arrivata non ti sopportavo, soprattutto perché odiavo il fatto che mio padre potesse amare un'altra donna.» inizia lui con tranquillità.

«Per la promessa che hai fatto.» aggiungo io comprensiva.

«Sì.» annuisce per poi continuare, «Mi piaceva il modo in cui ci punzecchiavamo e come ci davamo fastidio e ti ho sempre trovata bellissima.»

Sorrido alle sue parole. Mi sento più leggera, come se il fatto che si stia confidando con me mi togliesse un peso dallo stomaco.

«Poi,» continua lui dopo un respiro, «c'è stato quel bacio in cucina e qualcosa è cambiato. Non so dire cosa, ma ogni volta che ti guardavo non riuscivo a smettere di pensare a quel momento. Non riuscivo ad ammetterlo neanche a me stesso, ma cominciavi a piacermi Numero Cinque.» un lieve sorrisetto gli spunta sulle labbra.

«Mi succedeva la stessa cosa.» ammetto io e non so se glielo dico perché voglio farglielo sapere o per toglierlo dall'imbarazzo .

«Poco dopo siamo partiti per Parigi. Lì ho iniziato a pensare costantemente a te, volevo farti sentire meglio, prendermi cura di te e non lasciarti mai sola. Volevo farti sorridere, sostenerti e, per la prima volta, ogni volta che ti vedevo stare male, stavo male anche io. Quando siamo tornati ho cercato di evitarti e di permetterti di dimenticarmi, per questo sono partito.» deglutisce mentre abbassa lo sguardo.

«Perché?» mi limito a chiedere confusa, cercando delle risposte.

«Perché non sono il ragazzo giusto per te.» sospira lui, «Credimi è stato difficile allontanarti, ma dovevo farlo.» sussurra lui, ora osservandomi.

«Difficile?» ripeto, forse per sentirmi dire che non sono l'unica ad aver sofferto.

«Difficilissimo. Quando sei venuta in camera mia a chiedermi spiegazioni volevo solo baciarti, stringerti a me, e c'ero così vicino che non so neanche come ho fatto a fermarmi.»

«Per questo mi hai trattata così?» chiedo io, cominciando a riunire tutti i pezzi del puzzle.

«Sì.» confessa dopo aver preso un lungo respiro, «Era il modo migliore per allontanarti e farti andare via, ma quando ho visto il braccialetto rotto-»

«Non volevo romperlo.» mi giustifico io interrompendolo.

«Lo so e io non avrei mai voluto metterti nelle condizioni di poterlo fare.» si scusa lui, con lo sguardo basso e l'espressione colpevole.

«Non dobbiamo allontanarci Zayn!» esclamo quasi supplicandolo, prendendogli il viso tra le mani ed accarezzandogli la guancia.

«Sì invece!» si sposta leggermente, ma io non lo lascio.

«No, no.» continuo a ripetere sussurrando, mentre avvicino il viso al suo.

I nostri nasi si stanno sfiorando e io non vedo l'ora di poter appoggiare le mie labbra alle sue.

PillowtalkWhere stories live. Discover now