Capitolo 79

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«Che cazzo ci fai qua?» mi sento chiedere con il tono della voce arrogante e il volume fin troppo alto.

Non riesco a contenermi, vorrei urlargli contro, dirgli tutto quello che gli avrei voluto dire in questi mesi in cui pensavo di aver trasformato la rabbia in semplice delusione ed indifferenza, ma che evidentemente ribolle in me come non mai.

«Chanel-» sussurra la mia migliore amica che mi ha preso il braccio cercando di allontanarmi dal suo amico, provando in tutti i modi a convincermi a non iniziare una scenata.

«No!» sbotto io divincolandomi dalla sua presa ed avvicinandomi ancora di più a Zayn.

«Chanel non è il momento.» cerca di mantenere la calma il mio fratellastro, non perdendo la sua posa composta, i suoi capelli perfettamente ordinati e quella specie di finto sorriso per far credere agli ospiti che non stia succedendo nulla, mentre sicuramente staranno credendo che sia una semplice lite come succede tra fratello e sorella.

«Che cazzo ci fai qua?» insisto io, ora scadendo bene ogni parola con il tono più duro che possa avere.

«Mio padre si sposa, è anche la sua festa.» spiega lui con tranquillità e calma, con la voce bassa di chi non vuole essere sentito dagli altri e questo mi fa agitare ancora di più.

In questo momento gli otto mesi di sofferenza in cui aspettavo una sua chiamata o un suo messaggio, non mi permettono di reagire normalmente alla sua presenza. Rabbia, delusione, paura, si mischiano insieme creando una strana sensazione nel mio stomaco.

Non riesco a smettere di osservarlo, di squadrarlo con insistenza per poi fissare i suoi occhi grandi ed espressivi, che ora sembrano ancora più scuri del solito, quasi neri.

È evidentemente nervoso, siccome continua a passare la mano tra i suoi folti capelli più lunghi e mossi del solito.

È elegantissimo nel suo smoking nero e credo che sia andato in palestra spesso, siccome mi sembra più muscoloso di prima, o forse è solo una mia impressione.

Faccio un lungo respiro, cercando in tutti i modi possibili di calmarmi e di fingere che vada tutto bene anche se né la mia mente, né il mio cuore in questo momento stanno bene.

«Vieni Chanel.» mi prende il braccio Clair, cercando di allontanarmi dai due ragazzi e la sua voce rimbomba nell'assurdo silenzio della casa.

È quando mi volto per salire le scale ed andarmene che, girando appena la testa, la vedo: mia madre, con un meraviglioso abito lungo e scintillante, è ormai alla fine delle scale e si tiene alla balaustra in vetro.

La osservo per un momento mentre lei mi sta rivolgendo uno sguardo di disapprovazione con una smorfia schifata e, forse, i suoi occhi sono addirittura bagnati. Mi volto indietro e, come immaginavo, tutti gli inviti stanno prestando attenzione a me, ora senza sorridere più, senza vociferare o salutare.

Ora sono tutti in silenzio.

Mi rendo subito conto di aver rovinato l'entrata di mia madre e di non essermi nemmeno accorta che stava scendendo e che le stavo miseramente rubando la scena con una stupida sfuriata al mio fratellastro. Mi vergogno tantissimo e vorrei solo scusarmi, supplicarli di fare finta di niente e di festeggiare mia madre, che è elegante e splendida come sempre.

«Mamma mi dispiace.» sussurro mentre mi avvicino a lei, pregandola con lo sguardo e sperando davvero che accetti le mie scuse e che non ce l'abbia troppo con me.

«Ne parliamo dopo.» mi dice con tono duro e con l'espressione seria.

«Sei bellissima.» sussurro dopo aver annuito appena, mentre le accarezzo delicatamente la spalla coperta da un copri spalle di raso di color panna, in tinta con le roselline disegnate sul vestito azzurro.

Mi volto e guardo Clair che, grazie alla complicità che ci contraddistingue, sembra aver già capito le mie intenzioni. Mentre passo, seguita da lei, per raggiungere il terrazzo ed uscire finalmente dal salotto, gli invitati sembrano scongelarsi e riprendere vita.

Sento mia madre che saluta i suoi ospiti, la vedo sorridente mentre da due semplici baci sulle guance o un distaccato abbraccio.

Finalmente mi ritrovo all'esterno, l'aria mi accarezza il viso, le spalle e le braccia, il rumore diventa sempre più fievole. Mi siedo su una poltroncina in un angolo dell'enorme terrazza che affaccia su una della strade più illuminate ed affollate di New York, mentre Clair mi lancia immediatamente il pacchetto di sigarette, come se mi leggesse nel pensiero.

Ne accendo subito una facendo un tiro lunghissimo, inspirando come se potesse realmente farmi stare meglio, mentre la mia amica ha iniziato a camminare avanti e indietro davanti a me, innervosendomi ancora di più.

«Ma io dico, come cazzo ti è venuto in mente Chanel? A cosa stavi pensando? Come non hai fatto a pensare che-»

«Ti ci metti anche tu?» la interrompo io lanciandole uno sguardo di fuoco mentre tengo la sigaretta tra l'indice e il medio.

«No ok, hai ragione.» alza le mani e si siede vicino a me, «Non voglio giudicarti ok? Solo che non riesco a capire.»

«Non c'è niente da capire,» espiro il fumo e poi accavallo le gambe, «non so neanche io che cosa mi sia preso, non sono riuscita ad evitarlo.»

«Pensi di aver reagito così perché sei ancora innamorata di lui?» mi chiede lei, cercando di essere il più cauta possibile.

«Non voglio pensare ora Clair, ho troppi pensieri e non riesco a fare chiarezza. Credo di aver solo bisogno di rimanere sola per un po' e chiarirmi le idee.» faccio un lungo respiro e appoggio la schiena contro alla comoda poltrona da esterni.

«Io penso che tu abbia bisogno di me ora.» ribatte lei non volendomi abbandonare.

«Ora ho solo bisogno di nicotina e di un bicchiere di vodka.» replico io, forse con un tono fin troppo arrogante, «Forse una bottiglia intera.»

«Ok, come vuoi.» alza le spalle e mi guarda per un attimo, prima di alzarsi e lasciarmi finalmente sola con i miei pensieri.

PillowtalkWhere stories live. Discover now