Capitolo 54

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Mentre sento la maniglia della porta scura che gira, il mio cuore comincia a battere all'impazzata e sembra volermi salire in gola. Ero riuscita a rimanere calma fino ad ora, ma adesso non riesco a smettere di tremare. 

Controllo un'altra volta il cartoncino che tengo in mano con la calligrafia di Clair, l'indirizzo dovrebbe essere questo. Faccio un lungo respiro e fisso la porta che ora si sta aprendo pian piano. Sento un brivido lungo il corpo mentre l'ansia e la paura continuano a salire sempre di più e sembrano trapanarmi tutto il corpo e, soprattutto, la mente, non abbastanza lucida da tranquillizzarmi. Deglutisco e faccio un lunghissimo respiro per prendere coraggio.

Finalmente la porta si apre ed io riesco solo a sorridere. A differenza mia la sua espressione non è altrettanto felice e, da essere distratta, diventa confusa ed incredula.

«Chanel?» i suoi occhi sgranati mi stanno squadrando come se avessero visto un fantasma, apre di nuovo la bocca un paio di volte cercando di dire qualcosa, ma qualsiasi suono stia provando ad emettere non esce dalle sue labbra socchiuse.

Immobile, rimane sul ciglio della porta ad osservarmi e io non so che cosa fare; potrei salutarlo, dirgli che sono venuta fin qua per lui, che sono scappata di casa per incontrarlo e che ho ricevuto il suo regalo, ma in questo momento sarebbe tutto vano perché lui deve avere il tempo di realizzare e io di riprendermi.

Non riesco più a resistere. Senza riflettere mi ritrovo a buttarmi contro a lui, gettandogli le braccia al collo. In questo momento voglio un suo abbraccio più di qualunque altra cosa e farei di tutto per averlo, anche se significa mettere da parte l'orgoglio e, forse, venire rifiutata un'altra volta. Il mio viso finisce contro alla sua maglietta e le mie braccia lo stringono possessivamente a me.

Sempre in silenzio, sento le sue mani che si appoggiano delicatamente sulla mia schiena, provocandomi inevitabilmente un brivido e un sorriso spontaneo che nascondo contro al suo petto. Sento solo le sue dita che mi solleticano la schiena coperta dalla maglietta. Intanto, il mio olfatto si sta abituando al suo profumo intenso e il mio corpo al calore del suo.

Quando lui, così piano che sembra non volermi deludere, si stacca dall'abbraccio ne approfitto per incrociare lo sguardo con il suo e finalmente i nostri occhi scuri si stanno guardando così attentamente che non riesco a distoglierli.

Si sposta appena, lasciandomi la possibilità di entrare nell'appartamento, oltrepassando uno zerbino di color marrone. Mentre lui chiude la porta alle sue spalle, io posso notare l'appartamento di questo piccolo ed elegantissimo palazzo; è grande e luminoso, sicuramente non lussuoso quando l'attico di Manhattan, ma comunque decisamente costoso.

Il salotto non è molto grande ma è ben arredato e illuminato naturalmente da tre finestre grandi con la vista su una stradina non molto trafficata e con molti alberi. Sopra ad un tappeto chiaro ci sono un divano, due poltrone e un tavolino in legno. Agli angoli della stanza ci sono delle piante verdi e appesi ai muri alcuni quadri non particolarmente di mio gusto, che rappresentano arte astratta.

Noto che Zayn mi sta ancora squadrando, con espressione sempre più stupita, poi mi fa segno di sedermi mentre lui fa lo stesso sulla poltrona di fronte alla mia e ora il nervosismo e l'ansia, che dopo l'abbraccio erano diminuiti, sono ritornati a divorare il mio povero stomaco dolorante.

«V-vuoi qualcosa da bere?» balbetta lui, non nascondendo il disagio e la stessa incredulità.

«No,» scuoto la testa con convinzione, «grazie.» aggiungo poi con la mia voce tremante.

«O-ok» annuisce lui e poche volte l'ho visto così impacciato, come se ogni maschera si fosse appena abbassata e non avesse più alcun bisogno di sembrare perfetto e di mantenere la facciata da stronzo ed egoista.

Faccio un respiro così lungo che mi sembra di aver finito l'aria intorno a me, ma non mi sento più tranquilla. Continuiamo a guardarci come se ci stessimo studiando, come se dovessimo prevedere le reazioni che avrà l'altro e alla fine rimaniamo semplicemente in silenzio ad osservarci.

È un silenzio rumoroso, che sembra spiegare più di quanto le parole potrebbero mai fare. Prendo coraggio una volta per tutte e mi schiarisco la voce mentre lui mi presta attenzione come non ha mai fatto. 

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