Capitolo 84

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«Allora io vado. Ci sentiamo dopo, ok?» si congeda Cameron e cerca di nuovo di baciarmi, mi sposto e incrocio le braccia al petto spostando il peso su una gamba.

«Certo, amore.» virgoletto l'ultima parola con l'indice e il medio di entrambe le mani, con lo sguardo annoiato, «Cosa stai cercando di fare?»

«In che senso?» domanda alzando un sopracciglio e sembra realmente non capire.

«Mi chiami amore, cerchi di baciarmi a tavola con la mia famiglia, fai colazione con noi.» gli spiego stringendo leggermente gli occhi.

«E non ti fa piacere?» chiede raccogliendo il cellulare dal tavolo.

«Cameron non stiamo insieme, non puoi comportarti come il mio ragazzo.» gli ricordo alzando gli occhi al cielo, credevo di essere stata chiara le altre volte, ma forse non è così.

«Lo so, sto solo cercando di essere gentile.» si giustifica facendo spallucce.

«E lo apprezzo, ma cerca di essere gentile come amico, non come fidanzato.» gli richiedo con un pizzico di acidità nel tono di voce.

«Ok.» annuisce comprensivo facendo spallucce, «Ci sentiamo dopo allora, amica.» marca bene l'ultima parola prima di schiacciare un paio di volte il bottone dell'ascensore e sparirvi all'interno.

Aiuto Naomi a sparecchiare la tavola nonostante lei mi dica più volte che non è necessario, poi mi butto a peso morto sul divano rispondendo ad un messaggio di Clair.

«Andiamo?» la voce di Zayn alle mie spalle mi fa sussultare.

«Cosa?» chiedo io alzando lo sguardo sulla sua sensuale figura.

«Non andiamo a prendere i fiori?» mi guarda stranito e poi si siede di fronte a me sulla poltrona, lasciandosi andare all'indietro con la schiena.

«Non ho intenzione di venire con te!» esclamo io scuotendo la testa come se fosse ovvio.

«Ma-» prova a dire ma io lo interrompo mostrandogli il palmo della mano per bloccarlo.

«Aspetta tu credevi davvero che sarei venuta con te?» ridacchio nervosamente cercando di sembrare indifferente alla sua presenza, «Pensavo che l'avessi detto solo per fare capire a Cameron che non volevo il suo aiuto.»

«No, l'ho detto perché volevo aiutarti.» alza le spalle, squadrandomi con i suoi enormi occhi scuri e profondi. Dio mio quanto sono belli.

«Non ho accettato il suo aiuto, figurati se accetterò il tuo!» alzo un sopracciglio incrociando le braccia al petto.

«Perché?» osa chiedermi.

«Perché solo vederti mi disgusta.» rispondo io senza alcuna pietà, poi mi alzo e mi dirigo verso le scale.

«Chanel!» lo sento chiamarmi ma non mi volto e continuo a salire.

Entro in camera mia e finalmente posso liberarmi in un lungo sospiro cercando di riprendermi da lui, l'unico ragazzo che è in grado di farmi questo effetto anche solo pronunciando qualche stupida parola.

Decido di sbrigarmi siccome il negozio di fiori scelto da mia madre è abbastanza distante da qua. Mi preparo truccandomi velocemente e sistemando i capelli per quanto possibile , poi raddrizzo e infilo una maglia nera che trovo sulla sedia, buttata alla rinfusa e una gonna un po' aderente. Infilo dei sandali e prendo la borsa.

Scendo le scale non aspettandomi di vedere Zayn nel salotto, ma è lì come se mi stesse aspettando ancora, come se fosse realmente convinto che mi accompagnerà a prendere quei fiori.

«Ok, possiamo andare?» domanda lui alzandosi.

«Quale parte di non voglio il tuo aiuto non riesci a capire?» mi dirigo velocemente verso l'ascensore, incurante del fatto che lui mi stia seguendo.

Potrebbe sembrare che stia solo cercando di mantenere il mio lato da dura e che in realtà io voglia essere accompagnata da lui, ma la realtà è che so perfettamente che non sarebbe una buona idea andare insieme, che non riusciremmo a convivere pacificamente e non voglio rischiare di rovinare, ancora una volta, tutto.

«Non ti sto offrendo il mio aiuto, sto aiutando la mia matrigna!» mi risponde lui con un sorrisino sarcastico non appena ci ritroviamo in ascensore.

«Ma se la odi!» alzo gli occhi al cielo scuotendo la testa rimanendo a debita distanza da lui, nonostante non riesca ad ignorare il suo intenso profumo da uomo.

«Prima di tutto non la odio,» dice numerando con le dita, «e secondo vorrei ricordarti che sarà anche il matrimonio di mio padre, voglio solo assicurarmi che le decorazioni siano perfette.»

Non appena scendiamo ci dirigiamo entrambi verso un'elegante e costosa auto parcheggiata fuori mentre il nostro autista tiene aperta la portiera, lasciandomi salire. Anche Zayn, dopo averlo ringraziato, sale e si siede vicino a me, fin troppo vicino, tanto da riuscire ad innervosirmi anche solo con la sua presenza.

Volto immediatamente il viso per osservare il panorama fuori dal finestrino, o meglio, per riuscire a non fissare il profilo praticamente perfetto del mulatto accanto a me.

Le auto sfrecciano vicino alla nostra nelle affollatissime strade di Manhattan mentre il sole viene coperto da qualche nuvola scura, che sembra essere abbastanza minacciosa.

Le persone iniziano ad allungare il passo, a voler raggiungere uffici, negozi o abitazioni molto più velocemente del solito, siccome si è alzato il vento e il cielo non promette nulla di buono.

«Dici che domani pioverà?» domanda con la sua voce profonda, probabilmente solo per interrompere il silenzio. Anche lui sta guardando fuori dal suo finestrino, quindi non riesco a vedergli il viso.

«Non lo so.» rispondo secca, quasi come per fargli capire che non ho intenzione di intrattenere un'amabile chiacchierata sul meteo.

«Beh sarebbe una sfortuna, il matrimonio è all'aperto!» esclama lui.

«Sarà solo un temporale passeggero, finirà entro il pomeriggio.» alzo le spalle io, mentre qualche tuono inizia a confermare le previsioni.

«Lo spero.» annuisce lui mentre continua a non guardarmi.

È strano ritrovarsi in auto con lui dopo così tanto tempo. Mi sembra quasi di ritornare a quando ci siamo conosciuti, quando ci provocavamo in continuazione e, col senno di poi, forse erano solo scuse per parlarci.

Mi chiamava Numero Cinque dalla prima sera che ci siamo visti, quando eravamo seduti a tavola insieme e ci eravamo appena conosciuti.

Ricordo che a malapena mi guardava, non mi rivolgeva neanche la parola e si era messo a ridere fragorosamente sentendo il mio nome. Poi, dopo aver messo in chiaro che mia madre non gli stava proprio simpatica, si era preso una bella ramanzina da me e quello era stato il nostro primissimo incontro.

Sorrido a questi pensieri ricordando tutti i momenti passati insieme.

«Chanel.» mi chiama facendomi trasalire dai miei pensieri e, quando mi giro, vedo che mi sta guardando ma non continua a parlare, ora è in silenzio.

«Cosa c'è?» chiedo con un sopracciglio alzato mentre i miei occhi hanno stabilito un intenso contatto con i suoi.

«Pensavo che...» si blocca come se si vergognasse.

Zayn che si vergogna?

«Che?» lo esorto io a proseguire.

«Magari dovremmo approfittare di questo momento e cercare di chiarire la situazione.» si morde insistentemente il labbro con fare nervoso, «In modo da non far succedere altre cose spiacevoli domani al matrimonio.» 

PillowtalkWhere stories live. Discover now