Capitolo 76

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Mi siedo su una sedia rivestita di un prezioso velluto di colore rosso scuro, fin troppo grande, e Cameron mi aiuta spingendola sotto al tavolo.

«Grazie.» sorrido lievemente, attendendo che si sieda al suo posto.

«Figurati!» alza le spalle con il suo solito sorriso smagliante, non posso fare a meno di notare la sua bellezza.

«Ti ho invitato a cena per parlare con te.» non è proprio da me invitare un ragazzo a cena, soprattutto conoscendo i suoi sentimenti per me.

«Dimmi pure allora.» non perde neanche per un attimo il suo sorriso, nonostante probabilmente sia piuttosto teso.

«Mi dispiace per come ti ho trattato, insomma tu mi hai detto una cosa molto dolce e io ti ho respinto senza usare un minimo di tatto-»

«Non preoccuparti.» mi interrompe, ma la sua espressione rattristata mi fa intuire che cerca solo di rassicurarmi.

«Sei un ragazzo stupendo Cameron, non è che tu non mi piaccia o che io non voglia avere una relazione più seria con te,» gli dico mentre abbasso lo sguardo sul tavolo perfettamente apparecchiato, «ma non credo di essere pronta.»

«Lo capisco.» annuisce lui e in questo momento mi sento ancora più in colpa.

Vedere mia madre con l'abito da sposa questa mattina mi ha fatto capire che l'amore esiste e che non importa per quanto tempo si debba soffrire prima di trovarlo, perché vale tutto il tempo passato ad aspettare quello vero, quello giusto.

Non voglio gettarmi tra le braccia di un ragazzo solo per provare a capire se potrebbe essere quell'amore folle che vorrei vivere, ma non voglio neanche costringermi a rimanere ancorata a qualche ricordo, ormai sfocato.

Sfocato, continuo a ripetermi per convincermi di questo.

Mi piacerebbe che fosse sfocato, mi dico poi, dovendo ammetterlo almeno a me stessa. La verità è che ogni mio ricordo è nitido e chiaro, ogni situazione del passato, ogni dialogo, ogni carezza o abbraccio rimangono nella mia mente come se fossero intrappolati.

«Posso ordinare per te?» domanda dopo aver scrutato attentamente il menù.

«No!» mi sento esclamare in fretta, interrompendo tutti quei pensieri che mi torturavano.

«Ok.» risponde Cameron un po' in imbarazzo.

«Preferisco ordinare da sola.» sorrido con più tranquillità, cercando di non mostrargli la tensione e il disagio e di non fargli capire che sto pensando ad un'altra persona.

Ricordo ancora il litigio e il modo in cui era stato in grado di rimediare, la bistecca che mi aveva ordinato e i baci che ci eravamo scambiati. Solo lui ha ordinato per me, è la prima persona che l'ha fatto, l'unica, è una cosa nostra e non posso permettere a nessun altro di farlo. Aveva ordinato quella bistecca buonissima, in quel modo da intenditore dimostrando che, sotto sotto, mi conosceva davvero un po'.

Poi, le mie riflessioni vengono immediatamente riportate a quel "ti prego resta", a quelle parole pronunciate con lo sguardo basso, con la tristezza negli occhi, con le labbra socchiuse e le mani strette in due pugni che, secondo me, avrebbero potuto distruggere qualsiasi cosa.

Ricordo le mie lacrime mentre la valigia sul letto passava dall'essere vuota a riempirsi di tutte le mie cose, tutto ciò che mi ero portata per inseguire il ragazzo che amavo.

Poi, come dimenticare l'ultimo sguardo tra me e Zayn, mentre Josh caricava la valigia in macchina insieme a mia madre, forse anche per lasciarci il tempo di un saluto veloce.

Era lì davanti a me, in piedi, le braccia lungo i fianchi, le mani strette, lo sguardo triste e rassegnato, forse gli occhi addirittura bagnati. I miei, talmente erano bagnati, ormai erano incapaci di guardare, offuscati da lacrime che poi mi rigavano le guance e raggiungevano le mie labbra con il solito sapore salato e fastidioso.

PillowtalkWhere stories live. Discover now