Capitolo 32

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Il display del cellulare che sta squillando e vibrando, in un mix confuso di rumore, segna che è Josh a chiamarmi. Rispondo immediatamente strisciando il mio pollice, che trema dall'ansia, da sinistra verso destra.

«Josh!» rispondo con la paura nella voce e la solita orribile sensazione nello stomaco.

«Chanel corri in ospedale!» il suo tono non mi fa sentire meglio, capisco che ha appena pianto dalla sua voce spezzata.

«A-arrivo, cosa succede?» prendo la prima giacca che trovo ed esco dalla stanza correndo.

«Si è svegliata Chanel, si è svegliata!» continua a ripetere esultante, chiaramente commosso.

«Oh mio Dio!» esclamo urlando mentre i miei passi diventano sempre più veloci, diventando una corsa estrema.

Riattacco il telefono e continuo a correre, a correre e a correre ancora. Mi sembra una maratona infinita, mentre la gioia si mescola alla stanchezza e il mio respiro diventa sempre più affannato e pesante, finché non mi costringe a fermarmi e a riprendere fiato. Così, con le mani sulle gambe un po' piegate e il mio cuore che ritorna ai normali battiti, rifletto meglio sulla notizia.

Chanel, continua a correre, cerco di motivarmi fino a quando non raggiungo l'ospedale. Quei metri mi sembrano chilometri e, nonostante ormai sappia perfettamente come arrivare alla stanza di mia madre, non riesco a trovarla.

Chiedo alle infermiere che scuotono la testa confuse e poi chiedo al suo medico che mi ignora. Totalmente smarrita, comincio a vagare per l'ospedale mentre i muri sembrano inghiottirmi. 462, finalmente.

Faccio un lungo respiro e, con un largo sorriso, varco l'ingresso e la camera di mia madre mi si presenta davanti con i suoi tristi muri bianchi, le sedie scomode e la poltrona maleodorante, che adesso non mi sembra più così terribile; anche il malinconico colore del muro non mi dispiace più e non provo più quel senso di vuoto che provavo entrando qua.

Giro immediatamente lo sguardo sul letto di mia madre ma è vuoto.

Forse si è già alzata, forse è a fare un giro per i corridoi, rifletto tra me e me. Ma di fianco a quelle lenzuola bianche c'è Josh in piedi, in lacrime, mentre Zayn lo abbraccia e cerca di calmare il suo pianto disperato.

«È colpa tua Chanel, sei arrivata troppo tardi, è colpa tua, tutta colpa tua!» continua a ripetere tra i singhiozzi e la sua voce mi rimbomba in continuazione nella testa.

Mi tiro su di scatto rimanendo per un attimo immobile, senza fiato, con minuscole goccioline di sudore che mi solcano la fronte e mi rendo conto di essere anche in lacrime. Mi guardo attorno e osservo ogni minuscolo particolare della stanza d'hotel, quasi per convincermi che non era reale, che mi trovo qua.

Asciugo le guance bagnate e faccio un lungo sospiro liberatorio. Era solo un incubo, un terribile incubo, continuo a ripetere per calmarmi mentre velocemente raggiungo il bagno per infilarmi sotto la doccia. Ho un peso nello stomaco, un groppo in gola che non riesco a far sparire.

Infilo l'accappatoio e prendo il cellulare per chiamare Josh.

«Pronto?» risponde dopo pochi squilli.

«Josh, va tutto bene?» domando in fretta.

«Sì tesoro, i medici dicono che è stabile e reagisce bene come al solito, non preoccuparti.» mi tranquillizza lui con il solito tono di voce amorevole.

«Arrivo subito ok?» annuncio con convinzione mentre premo sul confortevole materiale di cotone dell'accappatoio per asciugarmi più velocemente.

«No non venire ora. Riposati un po', così dopo puoi dare il cambio a me.» replica lui con calma, poi sorseggia qualcosa, penso il solito caffè scadente delle macchinette.

PillowtalkWhere stories live. Discover now