Capitolo 66

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Lui non risponde, rimane in silenzio e sembra quasi cercare di calmarsi. Prende un lungo respiro mentre, finalmente, arriviamo davanti ad un ristorante con l'insegna luminosa ed un nome strano ed impronunciabile scritto in nero a caratteri cubitali.

Parcheggia l'auto davanti, raccoglie le sigarette e il cellulare e poi sfila le chiavi per mettersele in tasca. Anche io prendo la mia borsa e il cappotto che mi ero tolta.

«Possiamo smettere di parlarne?» mi chiede con tono tranquillo e dolce prima di scendere.

«Oh certo, ora che ti sei accorto di aver detto una stupidaggine e non sai più cosa dire smettiamo di parlarne, no?» rispondo con tono estremamente acido per poi scendere dall'auto e sbattere la portiera.

«Chanel,» mi chiama per attirare la mia attenzione mentre mi raggiunge, «non voglio litigare.»

«Sei tu che hai tirato fuori questa storia.» lo incolpo indossando il cappotto siccome fa particolarmente freddo.

«Voglio solo passare una bella serata.» cerca di convincermi con la sua voce calda e ora particolarmente tranquilla.

«Anche io.» gli lancio una veloce occhiata per poi dirigermi verso l'entrata dell'elegantissimo ristorante e lui mi segue.

Dopo aver attraversato un giardinetto curato e aver oltrepassato una piccola ma bellissima fontana in pietra, un uomo vestito di nero ci apre la porta, augurandoci una buona serata. Devo ammettere che è un posto favoloso, dentro ancora di più.

«Buonasera!» ci da il benvenuto un uomo sulla sessantina con uno spiccato accento francese.

«Salve, ho prenotato a nome Malik.» sorride con fierezza Zayn osservando una fila di persone che, probabilmente, sta aspettando un tavolo libero.

«Prego.» ci fa segno di seguirlo dopo aver controllato, accompagnandoci.

Mi siedo accavallando le gambe sotto al tavolo rettangolare, fin troppo grande per sole due persone, con un bellissimo centrotavola di fiori, piatti grandi e raffinati, molte posate che mi sembrano tutte uguali, calici e tovaglioli di stoffa ricamata.

Finalmente ho modo di guardarmi attorno e ammirare tutto l'ambiente che mi circonda: le lampade sui muri rendono l'ambiente luminoso ma piuttosto intimo, mentre un colore beige risulta predominante, sovrastando altri colori come il nero, il bianco o il marrone scuro. Ogni tavolo è ben distanziato l'uno dall'altro, anche grazie ad alcune sporgenze dei muri che creano una certa intimità, almeno per la posizione del tavolo a cui siamo seduti noi.

«Signore, la carta dei vini.» un cameriere davvero elegante porge l'elenco a Zayn mentre lui, con l'espressione di un intenditore, lo sfoglia osservando con attenzione.

«Iniziamo con un Krug Clos Du Mesnil.» conclude lui, restituendo la carta al ragazzo.

«Ottima scelta.» sorride lui congedandosi.

«Che vino è?» chiedo io soprattutto per fare conversazione, ma non riesco ad essere distesa come vorrei.

«È uno degli champagne migliori al mondo, non si trova molto spesso.» risponde lui e sembra quasi sollevato di sentirmi parlare.

«Ah.» annuisco io.

«Ti piacerà, vedrai.» sorride con aria contenta.

«Lo spero, sono già abbastanza delusa.» lo guardo per un attimo, rendendomi conto di aver esagerato. Mi pento subito di quello che ho detto e vorrei ritornare indietro e mordermi la lingua prima di parlare.

«Chanel-» abbassa lo sguardo senza sapere cosa dire.

«No hai ragione, non parliamone più.» lo interrompo e scuoto la testa tra me e me, per fortuna arriva il cameriere.

Versa pochissimo vino in un calice e lo porge a Zayn, che lo assaggia. Mi viene quasi da ridere vedendolo nelle vesti di uomo raffinato che si intende di vini costosi, soprattutto quando annuisce in segno di approvazione.

Il ragazzo procede quindi a versare ad entrambi lo champagne e, prima di congedarsi, ci porge anche i menu. Apro il mio, scrutando pietanze che sembrano buone, ma veramente costose.

«Posso scegliere per te?» mi chiede con un debole sorriso, quasi come se stesse cercando di farsi perdonare.

«Non credo che tu conosca abbastanza i miei gusti.» prendo in mano il calice, sorseggiando un po' di vino e devo ammettere che è il più buono che abbia mai bevuto.

«Io credo di sì invece.» annuisce lui con convinzione.

«D'accordo allora, vedremo quanto mi conosci.» il mio tono è tranquillo ora mentre lo osservo con aria di sfida.

Mentre il sapore delicato e fruttato dello champagne rimane sul mio palato, dandomi una sensazione di freschezza mi chiedo se, al termine di questa serata, risalirò in macchina con lo stesso umore con il quale sono scesa, oppure se sarò più rilassata.

«Volete ordinare?» un uomo diverso da quello di prima ma vestito nello stesso modo raggiunge il nostro tavolo.

«Sì grazie,» annuisce Zayn con il menu in mano e, prima di parlare, mi guarda per un momento, «per me tagliolini all'astice, per lei una bistecca alla fiorentina.»

Non rimango particolarmente stupita dalla sua scelta, nonostante sia un piatto che trovo buono.

«Perfetto.» il cameriere annuisce con un sorriso.

«E vorrei un vino rosso, corposo.» gli sorride Zayn porgendogli i menu.

Prendo il mio calice portandolo alla bocca e lo sorseggio mentre osservo Zayn con un debole sorriso provocatorio.

«Allora?» chiede con l'angolo della bocca sollevato.

«Non male, ma non sono particolarmente stupita.» ridacchio io.

«Prima devi assaggiarlo.» sembra convinto e sicuro di sé, come al solito.

Alzo gli occhi al cielo divertita, non so se è l'effetto del suo sorriso o del vino ma mi sento inevitabilmente sollevata e contenta di riuscire di nuovo a parlare e a ridere con lui, avevo davvero paura di sentirmi bloccata e di rovinare la serata.

«Chanel,» attira la mia attenzione e io lo guardo immediatamente, ancora con il bicchiere in mano, «mi dispiace per quello che ho detto stasera, non avrei dovuto rovinare tutto.»

«È vero, non avresti dovuto,» annuisco io mentre lui abbassa lo sguardo, «ma sei ancora in tempo per rimediare.»

Lo guardo mentre rialza gli occhi su di me, con l'espressione rassicurata e la tenerezza di un bambino, poi aggiunge: «E comunque da quando ti ho conosciuta non riuscivo a portare a casa nessuna, perché avevo sempre e solo te in mente.»

«Davvero?» sorrido io un po' sorpresa.

«Sì,» allunga il braccio per prendermi la mano e me la stringe, «è da un po' che non riesco neanche a guardare altre ragazze perché voglio solo te. Brindiamo?» propone alzando il suo calice.

«A cosa?» domando facendo lo stesso.

«Alle prime volte?» risponde mentre io annuisco, «E a noi, che ora che ci siamo trovati non ci lasceremo più.»

Non riesco a smettere di sorridere.

Bastano queste parole per far scendere tutta la tensione, basta il suo sorriso e una frase per farmi dimenticare tutto. In questo momento ci siamo noi due, mano nella mano, in un ristorante meraviglioso e una bistecca che, alla fine, si è dimostrata deliziosa. 

PillowtalkWhere stories live. Discover now