Capitolo 39

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«In Canada?» ora lo sto osservando con la bocca spalancata in un mix di incredulità, stupore, rabbia e tristezza, lui abbassa lo sguardo senza rispondere.

«Pensavo che ne aveste parlato.» interviene Josh, forse anche per tranquillizzarmi siccome credo di aver gridato più del dovuto.

«Non ho avuto tempo per dirglielo.» risponde Zayn e finalmente ha il coraggio di parlare.

«Non hai avuto tempo?» ripeto io con un pizzico di acidità nel tono.

«No.» scuote la testa senza riuscire a guardarmi, «Mi dispiace.»

«Ti dispiace? Ah,» mi sento dire con una risata sarcastica, «e per cosa esattamente?»

Lui mi guarda con espressione colpevole, senza rispondere alla mia domanda, mentre anche mia madre e suo padre sono visibilmente imbarazzati e cercano di sdrammatizzare con sorrisi falsi.

«Chanel-» prova a dire lui, probabilmente per calmarmi.

«No!» esclamo io furiosa.

«Ascolta...» è chiaro che sta cercando le parole giuste, frega nervosamente la sua barba con la mano tatuata.

«No, ascolta tu. Non so che cosa ti sia preso ultimamente ma non ho nessuna voglia di ascoltarti mentre mi racconti le tue cazzate!» gli urlo contro e non mi interessa più nemmeno del fatto i nostri genitori siano qui.

«Linguaggio Chanel, linguaggio.» mi rimprovera mia madre ma con tono dolce, forse capendomi.

«Scusate.» mi congedo mentre mi alzo, per poi dirigermi verso le scale a passo svelto, in questo momento lo odio così tanto che voglio solo allontanarmi da lui il più possibile.

Non voglio che parta, penso mentre chiudo la porta e mi siedo sulla mia poltrona con la testa tra le mani, sento bussare alla porta e sono costretta ad interrompere le mie riflessioni e ad aprire.

«Posso?» il tono di voce di mia madre è tranquillo, la sua espressione è serena nonostante si morda insistentemente il labbro inferiore, come fa quando è nervosa.

«Mamma non ho voglia di parlare ora.» le rispondo sincera, spostandomi sul letto e coprendomi con il caldo e soffice piumone.

«Neanche di ascoltare?» domanda lei.

«Se mi devi fare una ramanzina, puoi aspettare domani? Adesso sono stanca e-»

«No, nessuna ramanzina promesso.» scuote la testa energicamente e, dopo aver aspettato qualche secondo, richiude la porta dietro di lei e avanza verso di me.

La osservo mentre cammina, le sue esili e lunghe gambe avvolte nei pantaloni aderenti si muovono, tiene le braccia lungo i fianchi e il suo maglioncino bianco con il collo alto le fascia perfettamente il busto, con la sua mano dalle unghie curate e laccate di rosso, sposta una ciocca di capelli dietro all'orecchio prima di sedersi vicino a me con i piedi a terra.

«Chanel, che succede?» chiede subito dopo, osservandomi con aria preoccupata.

«Niente.» scuoto appena la testa.

«Sono tua madre, so che c'è qualcosa che non va.» insiste lei, ora appoggia le sue dita sulla mia spalla.

«Non hai detto che avrei dovuto solo ascoltare?» chiedo io inarcando un sopracciglio e lei si lascia andare in una risatina contenuta.

«Hai ragione.» annuisce lei accarezzandomi il braccio con il pollice, «Puoi almeno fare o no con la testa?»

«Posso provarci.» rispondo alzando gli occhi al cielo con un sorriso, lei ridacchia.

PillowtalkWhere stories live. Discover now