Capitolo 28: Branco - Quarto Anno

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-Forse non è una buona idea...- mormorò piano ai suoi amici mentre si stavano preparando per andare a scuola.

Era il giorno di luna piena e lui avrebbe trascorso la maggior parte del suo tempo in infermeria per stare tranquillo ed essere poi accompagnato in prima serata da madama Chips oltre il Platano Picchiatore.

Il piano era che, una volta finita la giornata scolastica, gli altri Malandrini, nascosti sotto il mantello di James, avrebbero raggiunto Remus nella Stamberga prima che la luna crescesse alta nel cielo. Una volta lì, si sarebbero trasformati e, se i loro calcoli erano giusti, avrebbero reso la trasformazione di Remus meno orribile del solito con la loro compagnia.

Remus però stava improvvisamente avendo dei dubbi.

-Assolutamente no, non torneremo indietro ora.- disse Sirius che lasciò il nodo della sua cravatta a metà per guardare Remus come se gli fosse spuntata una seconda testa. -Perché dici..-

-E se qualcosa andasse storto?- mormorò Remus con le mani sul grembo.

-Cosa potrebbe andare storto?- chiese James. Avevano ripassato il piano un centinaio di volte e i ragazzi erano diventati molto bravi a trasformarsi.

Remus mordicchiava preoccupato il labbro inferiore, rifiutandosi di incontrare gli occhi dei suoi amici. -...e se ferissi uno di voi?-

-Ma è questo il bello.- disse Peter. -Non puoi ferirci se siamo nella nostra forma animale.-

-Non lo sappiamo per certo!- sostenne Remus. -Non capite? Niente di tutto questo è mai stato fatto prima, non ci sono prove che non vi farò male solo perché non siete umani e.. non potrei mai perdonarmelo! Io sono un mostro, potrei uccide..-

-Smettila.- lo interruppe Sirius. I suoi occhi erano duri e le labbra strette in una linea sottile mentre fissava severamente Remus. -Non devi pensare cose del genere. E per l'ultima volta: non usare questo fottuto nome!-

Remus lo fissò un po' sorpreso dal suo tono. -Io... io solo...-

James scosse la testa. -Sirius ha ragione.- La sua voce era molto più dolce rispetto a quella di Sirius ma altrettanto severa. -Devi avere fiducia di noi, Lunastorta.-

-Io mi fido di voi.-

-Devi fidarti anche di te stesso allora.-

Più facile a dirsi che a farsi.

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Le lezioni sembravano non finire mai quel giorno e se qualcuno avesse interrogato i tre ragazzi su cosa avessero imparato, nessuno sarebbe riuscito a rispondere.

James continuava a guardare l'orologio per tutta l'ora di divinazione, non che fosse una cosa molto diversa dagli altri giorni in quella classe, ma non era del tutto sicuro sul perché lo facesse. Sicuramente l'orologio doveva essere rotto perché era circa un'ora che lo fissava ma sembrava che fossero passati solo 5 minuti. Non aiutava neanche il professore che con la sa voce ovattata faceva venir voglia ai ragazzi solo di chiudere gli occhi e dormire. E ancor più le sue teorie sui diversi significati dei sogni in particolare il canto degli scarabei sullo sterco. Quante persone sognavano queste cose per avere così tanti significati?

In Artimanzia Peter, che aveva già molti problemi a tenere il passo con la classe cercando sempre di farsi aiutare dagli altri a creare la mappa migliore, continuava a tenere gli occhi fissi davanti a lui. La sua mente continuava a ripetere il processo di trasformazione, cercando di auto convincersi di saperla fare bene per quella notte. Ogni tanto borbottava a se stesso qualcosa, o una parola di incoraggiamento, o un promemoria per rendere la sua trasformazione più facile.

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