Cap 18

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Alex Pov's
Avevo notato Lydia uscire dal locale, non la biasimavo, qui dentro c'era un odore orrendo,  anzi mi correggo, disgustoso.  Mi stavo per dirigere anch'io fuori, dovevo prendere assolutamente un pò d'aria, ma soprattutto prendere un pò di distacco da una ragazza che non faceva altro che flirtare con me. Era carina, ma non era, come posso dire... non era il mio tipo...
Poggiai il mio drink su un tavolino, posto davanti ad una finestra che si affacciava sulla piazza posta davanti al panorama. Proprio in quel momento, vidi la sagoma di una persona, correre. La vidi nascosta tra i cespugli  mentre puntava un arma. Una pistola... Corsi fuori, andando addosso alla gente. Aprii la porta come una furia. Guardai chi era il suo obbiettivo e nel vedere chi fosse, quasi non mi prese un infarto. Scesi le scale velocemente, e  subito dopo il suono dello sparo urlai << Lydiaaaa>> correndo nella sua direzione.  Tutto accadde velocemente, io che mi scaraventavo con un salto addosso a lei,  per salvarla, l'adrenalina nel corpo, il cuore che sentivo uscirmi fuori dal petto...
Le circondai il bacino con una mano, con l'altra gli avvolsi la testa per proteggerla nella caduta. Fortunatamente Onwell si era salvato. Andandogli addosso, ha perso l'equilibrio cascando all'indietro. Un forte dolore alla spalla mi pervase.

Lydia Pov's

Aprii gli occhi, un forte mal di testa si impossessò di me, avevo dato una bella botta, nonostante sotto la mia testa avevo un qualcosa che mi aveva attuito il colpo.  Sopra di me, c'era un ragazzo... non c'era bisogno di guardarlo in faccia per sapere chi fosse, il suo odore era inconfondibile. Si alzò da me pian piano, subito dopo aver protratto dalle sue labbra un gemito di dolore. <<H-e..H-e-y...pu-pulce! stai bene?>> disse alzandosi da me, leggermente. La sua mano aveva protetto nella caduta la mia testa, aveva protetto me, da qualcuno che mi voleva morta. Gli dovevo la vita. Lo guardai negli occhi e dissi «sto bene, ed è solo merito tuo»ammisi fissando il suo viso. «Tu?» chiesi a lui, mentre ci mettevamo seduti. «sto be...» non lo feci continuare che gli vidi la camicia sporca di sangue. Il proiettile gli aveva causato una ferita alla spalla destra. «avanti andiamo, devi farti medicare!» esclamai alzandomi e seguita da lui e Onwell ce ne andammo a casa.
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«sei fortunato che il proiettile non ti è andato a lesionare il nervo o avresti perso la spalla. Riguardo al sanguinamento, non c'è da preoccuparsi l'emorragia l'ho bloccata! Lo devi disinfettare per un po' di giorni. Ed ecco qui... ho finito» dissi, finendo di mettergli l'ultimo punto. «grazie» gli dissi prima di posare le mie labbra sulla sua fronte e lasciarvici un bacio leggero ma significativo.
Alex divenne tutto rosso, il suo imbarazzo era tangibile e visibile, e beh... era troppo carino! Avvolte mi veniva voglia di abbracciarlo e di non lasciarlo più andare, di stritolarlo...
«adesso ci rimane da sapere chi diavolo è stato!... se Alex non ha visto il viso del movente, ci toccherà fare un indagine... intanto signorina Perales , se ne vada per un po' di giorni da qualcuno! Per la sua sicurezza! Senza dirlo a nessuno okay?!» disse Onwell piuttosto pensieroso.
Annuii. Anche se molto confusa al riguardo! Chi è che mi volevo morta?! Ma soprattutto perché?!
Dovevo salvaguardare la mia vita, dovevo rimanere nell'ombra per un po' di tempo... giusto abbastanza per calmare un po' le acque.
«d'accordo, ma Alex?!» chiesi io preoccupata per lui. «non ti preoccupare per me, io starò bene. Ti verrò a trovare ogni tanto!» disse lui, sorridendomi. Solo lui dopo aver subito un colpo d'arma di fuoco poteva avere il sorriso in faccia.
Gli sorrisi e annuii se pur titubante.
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Quella stessa notte, dopo aver fatto le valigie, partii verso l'unico posto in cui sapevo che sarei stata accolta. Qual modo migliore di una sera in festa per sparire dalla vista di tutti?!
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Scesi dal taxi, e attraversai velocemente il giardinetto arrivando al porticato. Una pioggia fitta ricopriva il cielo, rendendolo più cupo. Poggiai la valigia a terra e suonai. Aspettai che qualcuno mi venisse ad aprire, ma niente. Allora ritentai. Ma niente. Perciò cercai la chiave di scorta per entrare a casa, dentro al vaso in giardino. Non chiedete perché le teniamo li, ma è molto efficace come cosa, diciamo che sono lì da oramai 7/8 anni. Le cercai ma non c'erano. Perciò preso il cellulare tra le mani e chiamai mia sorella. Non mi interessa, adesso alza le chiappe e mi risponde perché io sto sotto a un porticato alle 3 di notte come un idiota. Quindi si sveglia e si sbriga anche ad aprirmi. Dopo 7 squilli mia sorella rispose sbadigliando «pronto?!... uhm... chi cavolo rompe alle tre del mattino?!» chiese lei. «sono io, Melissa! Mi spieghi dove sei?! Cazzo, vienimi ad aprire è da mezz'ora che sto fuori casa, qui piove!» sbottai. «ma come? Non te lo ha detto mamma?!... uff... si dimentica sempre tutto. Comunque, sto a casa di una mia amica fuori città, non tornerò prima di una settimana, e mamma beh lei è partita con delle amiche per un matrimonio di una sua carissima amica a LA. Ed anche lei non tornerà, prima di due settimane... ma tu che ci fai a quest'ora a casa?» mi chiese. «ehm... mi sono dimenticata di dirvi che sono iniziate le vacanze, perciò per un po' starò a casa. Ieri sono andata a stare a casa di una mia amica, ma c'è stato un problema e quindi ho fatto le valigie e sono venuta qui!... e ora?!» domandai. Più a me che a lei. Non sapevo dove andare... non potevo andare in hotel e ne tanto meno stare qui fuori. «potresti andare da Hunter! Adesso ti invio la via.... notte» stavo per aprire bocca per condividere con lei la mia disapprovazione, ma poi mi resi conto che era l'unico posto in cui potevo andare, così mi tenni la bocca chiusa, la salutai e attaccai. Sarei davvero andata da lui?!
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Suonai alla porta. Ero davvero disperata... ma in fondo stavo facendo ciò che mi aveva chiesto Onwell, dovevo andare in un posto dove nessuno mi sarebbe venuta a cercare...
I miei pensieri vennero interrotti dalla porta che mi veniva aperta. Quasi non sbavavo. Hunter era davanti a me, con i capelli spettinati, mentre si stropicciava gli occhi per il sonno. Era così carino, sembrava un bimbo. Indossava solo dei pantaloni grigi della tuta, aveva il petto scoperto che mi lasciava intravedere i suoi tatuaggi. È così bello!
Smisi di fissarlo, oramai rossa in viso e lo salutai «ehm... ciao...» non sapevo che dirgli.
«hey...e tu che ci fai qui?!» chiese confuso, vedendomi con una valigia a portata di mano.

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Piccolo regalino di Natale!Ecco il nuovo capitolo!!!
E adesso?! Hunter accetterà Lydia in casa sua?! E cosa succederà tra di loro?! Si terranno distaccati l'un dall'altro o l'attrazione tra i due vincerà su tutto?!
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