Cap 35

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Le immagini di quel giorno mi ripassarono davanti agli occhi.  «Rimasi in coma farmacologico per una settimana» dissi alzandomi la maglia e abbassando di poco i pantaloni per farle vedere la ferita. La cicatrice. Quando Melissa me la toccò, rividi tutto.

——-flashback——-
Impugnavo in modo tremante la pistola, ero impaurita, le mani erano sudate per l'ansia. Speravo davvero che nessuno si facesse male. Eppure....
«ti prego pa' ragiona! Non lo fare, so che tu non lo vuoi fare davvero! »lo pregai impugnando meglio la pistola, mentre la mamma era dietro di me che si rialzava dopo la turbolenta caduta dovuta al fatto che mio padre l'aveva spinta.
Lo sguardo di mio padre. Così freddo. Così cattivo... spietato.
«non chiamarmi Papà!» mi urlò.
«non sei in te papà! Sei ubriaco!» dissi.
«non sono mai stato più lucido! Quella Troia, mi ha tradito! E  NON CHIAMARMI PAPÀ! Io non sono tuo padre! TU NON SEI MIA FIGLIA» disse sprezzante.
Ero agghiacciata a quelle parole.
Non poteva essere vero però finalmente si capiva il perché di tanto odio nei miei confronti da parte di lui.
«adesso levati MOCCIOSA!» mi urlò lanciando una lampada a mezzo metro da me. Zompai dallo spavento. Le mani tremavano come foglie. «fermati!» urlò mia madre piangendo. «Frank fermati per favore!» lo pregò.
«non dirmi cosa fare! Mi sono rotto di te! Sei solo una puttana! E questa è la fine che meriti!» urlò per poi sparare. Tutto accadde in poco tempo, il proiettile che mi attraversò la pelle, l'urlo agghiacciante di mia madre, lo sparo che parti nel momento stesso in cui il mio corpo per l'impatto andò all'indietro.
Mia madre che urlava...
Mi tenni in equilibrio. Tenendomi la ferita con le mani. Un dolore lancinante mi stava bloccando il respiro. Mia madre che si catapultava da mio padre... ed io che vedevo tutto sangue. Poi lo vidi... gli avevo sparato... mi era partito il proiettile... lo avevo ucciso. Urlai addossandomi alla parete facendo cadere la pistola a terra. I miei occhi erano velati dalle lacrime mentre alcune sgorgavano sulle mie guance. Mia madre piangeva a dirotto...
Si girò verso di me quando vide che mi guardavo le mani ricoperte del mio stesso sangue. Mi mise una mano sulla guancia e poggiò la sua fronte alla mia, prendendomi con l'altra mano le mie mani ricoperte di sangue. «io... l'ho...ucciso ....» non facevo altro che ripetere queste paroline.
————-
«Successe questo...» dissi raccontandogli. Vidi il viso stravolto di mia madre.
Da lì, passarono giorni, in cui eravamo tutti shoccati.
Poi si presentò un altra occasione dove ebbi un crollo...

——- flashback (cap 24)———
Ana abbandonò la pistola, che gli cascò a terra, per poi accasciarsi al suolo. Io ero ferma sembrava che mi avessero congelato. Non riuscivo a muovermi.
Alzai lo sguardo vedendo due ragazzi venirmi in contro abbracciandomi. Un dolore lancinante mi colpì vicino all'addome. Mi accasciai tra le braccia del castano. Il fiato mi mancava.
«hey Lydia... ci sono... sono qui accanto a te... rimani con me... non mi lasciare!» la voce di lui, mi rimbombò in testa. «io non volevo... credimi!» dissi con voce mozzata per via del dolore, pressando la mano sulla ferita. Stavo dicendo cavolate, non sapevo neanch'io cosa dicevo. Mentre dai miei occhi sgorgavano lacrime amare. «io non volevo ucciderlo, Hunt. » mormorai. Il ragazzo davanti a me mi guardò sbigottito, poi riprendendosi disse «shh... va tutto bene! Ti credo... adesso non ci pensare». Rassicurata dalle sue parole, non riesco più a resistere e casco in un sonno profondo. L'ultima persona che vedo in oltre ad Hunter è un Alex con gli occhi lucidi. E poi il buio.
———— fine flashback——
Era di questo che blateravo ad Hunter. Quel giorno ero sconvolta e per via dell'emorragia e iniziai a blaterare. Forse perché era la seconda volta che mi capitava. La seconda volta che qualcuno mi sparava minacciandomi...
Eppure quel giorno abbassai tutte le mie difese e parlai di mio padre in modo confusionario.
«io.... mi dispiace» mormorai.
«a me dispiace...» disse mia sorella piangendo, togliendo le sue dita dal mio fianco. «dispiace che non ci sia fiducia tra noi». Mi abbassai la maglia mi ricomposi, li accompagnai davanti all'uscita del retro. Li feci uscire tutti poi proprio nel momento in cui si stava per richiudere la porta mi ci catapultai dentro assieme a Hunter. Sotto le urla di Brandon che mi diceva di non farlo. Lo guardai attraverso il vetro. E gli mandai un bacio volante per poi mimare un "vi voglio bene». Poi entrammo in azione.
—————
Ce l'avevamo quasi fatta. Grazie a un gruppo di soccorso entrato nell'edificio dalla terrazza. Eravamo riusciti a sbloccare un minimo della situazione, ci occupammo di portare tutti gli ostaggi verso la via d'uscita. Non so per quanto tempo stemmo lì dentro, ma erano passate moltissime ore dall'ultima volta che avevo visto i miei familiari. Ma vedendo il cielo buio dedussi che era molto tardi. Avevamo avuto la meglio, così pensavamo, mentre tutto i terroristi venivano portati via dai servizi sociali. Ma a quanto pare avevano un piano B. 
Poi successe tutto così veloce...
una bomba ai piani alti che scoppiava, la gente che si era affrettata ad uscire in preda al panico, gli agenti che si occupavano dei cittadini impauriti e noi.... io ed Hunter che chiudevamo la fila per assicurarci che eravamo tutti. L'edificio scricchiolava, cedeva a quell'urto potentissimo.
Eravamo quasi salvi, quando, un urlo disperato di una bimba arrivò  a noi. Seguito subito dopo dalle urla di una madre disperata che urlava, pregando di poter tornare indietro dalla sua bambina, scoppiando in un pianto isterico. Sgranai gli occhi e agii di istinto. Iniziai a correre verso le scale. Corsi velocemente sotto i richiami di Hunter. Corsi al primo piano, dove nel palazzo c'era solo una grande nuvola di fumo, non si vedeva nulla, e fuoco.
«aiutatemi!» Urlò quella voce minuta. Attraversai il lungo corridoio. E la vidi,cercai di coprirmi la bocca. Era impossibile non respirare tutto quel fumo.
«eccomi piccola, adesso ci sono io, ti salvo io. Intanto mettiti una mano sulla bocca» le indicai. Mi guardò con due occhioni pieni di lacrime.
La raggiunsi vedendola seduta a terra con la mano sotto delle macerie. Era un percorso ad ostacoli... «cosa ci fai qui da sola!?» dissi. Subito dopo arrivò Hunter.
«il mio amico è qui sotto! Aiutalo!» disse la bimba. Cazzo.
Grazie ad Hunter riuscimmo a spostare le macerie sopra di lui, liberando anche la mano della bimba. Hunter prese il bambino in braccio. Povera creatura... il bimbo era svenuto per mancanza di ossigeno, ma era ancora vivo.
Presi anch'io la bimba in braccio. Ed iniziammo a tornare indietro giusto in tempo per sfuggire al crollo di quella stanza, . Iniziammo a correre verso la via di uscita, non prima di aver bagnato dei fazzoletti di carta per non respirare il fumo. Ma le scale per l'uscita erano venute giù...
————-
Brandon pov's
Vidi mia sorella catapultarsi nuovamente nella struttura.
Gli agenti ci fecero indietreggiare di 50m, appena in tempo per veder cedere quella parte dell'edificio.
Da dove sarebbero usciti? Sarebbero tornati?
Ce l'avrebbero fatta?
Queste erano le domande che mi correvano in testa senza darmi pace... avevo una strana sensazione e non riuscivo a capire se era positiva o meno.
Non potevo perderla ancora.

——-
Heyyy! Sono tornata con il nuovo capitolo... che ne pensate?
Vedremo come andrà a finire questa missione...
un bacio

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