Cap 34

1.9K 51 10
                                    

«hey Ector! Mi mancherai tanto!» dissi abbracciandolo, erano passati quasi due mesi da quella festa. Il giorno dopo, salutai Christian e lo ringraziai per tutto poi assieme andammo in aeroporto. E lì presi il volo diretta per la Russia. Per continuare la mia missione, rimasta insospesa per un mese e mezzo, io e Ector assieme ai miei colleghi infiltrati riuscimmo a fermare queste gare clandestine e mettere in gabbia il boss. Ero così contenta presto Ector avrebbe avuto la vita che si meritava, accanto a casa mia. Esatto sarebbe venuto a New York a vivere e sarebbe stato anche il mio nuovo vicino di casa.
Era già ora di tornare a casa dove mi attendeva un altra missione, un possibile attacco terroristico era alle porte di New York. E dovevo assolutamente tornare a testare il territorio. Per evitare che durante la presentazione del presidente degli Stati Uniti per il nuovo patto che ha garantito alla CIA non si crei il panico. E difendere il presidente e la mia patria.
«raggiungici il prima possibile okay? Ti voglio a casa! Tra due giorni come ci eravamo promessi niente ma! Oramai non sei più legato a questo posto e a quel gruppo di farabutti! Puoi finalmente avere la vita che meriti. » dissi. «grazie a te!» disse abbracciandomi. «ci vediamo a New York» disse sorridente lasciandomi, così che potessi prendere le mie cose e attraversare il gate per prendere l'aereo.
——————-
Pensavo fosse una giornata normale ed invece.....
Un gruppo di terroristi hanno preso in ostaggio tutte le persone dentro l'edificio. Il presidente fortunatamente è riuscito a mettersi in salvo. Grazie alla scorta e ad alcuni miei colleghi.
Sto accovacciata dietro un mobilio di alluminio. «Controllo quanti proiettili ho.» dissi a Alex. «Ho il pieno e una carica, l'altra l'ho finita. Ho portato alcune persone fuori prima che chiudessero tutte le uscite rendendoci degli ostaggi.» gli spiegai. «d'accordo io ho la carica e 5 proiettili.» disse lui. «andiamo , ci sono degli ostaggi dobbiamo salvarli! » disse Fred, un nostro collega. Annuii.
Mi mossi molto piano e sporgendomi vidi una guardia distratta così che potei sparargli. Lo schivai ottenendo così una contromossa. Mi nascosi. Poi mi feci avanti e gli sparai prendendolo in pieno.
Il ragazzo svenne. E noi tre potemmo alzarci per poter andare nell'altra stanza. In cui sentimmo urlare. Era la voce di una donna...
entrammo velocemente, stavo per sparare ma qualcuno disarmò il terrorista e velocemente lo mandò a tappeto. Abbassammo le armi.
Guardai meglio. Era Hunter quel qualcuno. «che diamine ci fai tu qui?» dicemmo all'unisono. «che cosa significa tutto questo?» chiese una voce che conoscevo con troppo bene. Melissa.
Ci guardammo. Melissa e mia madre cosa cavolo ci facevano qui?
Non facemmo in tempo a parlare che qualcuno ci colse sul fatto buttando una bombola di fumo che ci fece perdere i sensi.
Avevano chiamato i rinforzi i maledetti.
——-
Eravamo tutti legati a delle sedie. Ci avevano messo assieme agli ostaggi. Ci avevano tolto tutte le armi... nessuno osava parlare. Ma la gente era spaventata,  ogni tanto si sentiva gente che urlava chiedendo pietà e a seguito colpi di pistola. Così passavano i minuti, tra gente che veniva portata via e gente che non tornava più.
Dovevo liberarmi. «che ci fai qui? Con un arma poi!» chiese Melissa non capendoci nulla. «voglio la veritá!» disse. «non é il momento Melissa!» risposi scocciata. Nella manica avevo preparato una lametta. Non si sapeva mai. Ed a quanto pare avevo fatto bene a prenderla. Con le dita cercai di prenderla senza farla cadere e iniziai a segare la corda.
In un momento di distrazione dove tutti i terroristi se ne andarono in un altra stanza. Mi liberai, liberando mia madre e tutti gli altri. Anche Hunter e i miei due colleghi. Poi con l'aiuto di Hunter mettemmo KO due guardie prendendoci le loro armi.
«adesso andiamo.» dicemmo portandoli in una zona sicura. Lontana dal pericolo. Alex e Fred erano andati a salvare quelle persone, mentre noi la nostra famiglia. «Lydia! » sentii quella voce e mi si ghiacciò il sangue nelle vene. Mi girai verso quella voce. «Brandon! Cosa ci fai tu qui!?» dissi con tono preoccupato abbracciandolo.
«sono a New York da due settimane! Siamo venuti a vivere qui!» disse lui. Capendo il mio sguardo mi rispose «Papà è fuori dall'edificio. Al sicuro. Lo hanno trascinato fuori sotto mio comando, io quando ti ho vista ti sono venuto a cercare!» disse, mi sentii più tranquilla. « non dovresti essere qui!» dissi io.
«oh mio Dio! Brandon...Sei proprio tu? Il mio Brandon?...» disse mia madre con la voce che iniziava ad incrinarsi, mettendosi le mani davanti alla bocca.  Brandon guardò mia madre sgranando gli occhi. Si stava trattenendo dal crollare. Mia madre si avvicinò a lui e gli mise una mano tramante sulla guancia accarezzandogliela.
«sei proprio tu!» disse con le lacrime che gli sgorgavano dagli occhi. Lo abbracciò.
«tuo?! Chi è questo ragazzo Lydia? E perché tu lo conosci mamma? C'è qualcosa che mi state nascondendo» chiese Melissa.
«voglio la verità altrimenti non mi muovo di qui! E poi perché mai hai una pistola in mano? » si impose Melissa. Proprio quando stavamo per farli uscire da questo palazzo, da questo incubo. Anche Hunter non ci stava capendo nulla.
«Melissa...» dissi. «no! Melissa un bel niente voglio sapere! ora!»disse arrabbiata.
«va bene... riguardo al mio lavoro... io faccio parte del'FBI e della CIA....» ammisi. Era tempo della verità. «io dell'MI6» disse Hunter. «lavoriamo entrambi per il governo...» dicemmo all'unisono. Melissa e mia madre erano sconvolte.
«e ci siamo conosciuti a lavoro, prima che ci presentassi alla cena! » disse Hunter.
«e lui invece? Chi è? » chiese lei.
Non sapevo come dirglielo.
«è una lunga storia...» dissi. «e papà.... papà cosa c'entra?» ci gelammo a quella domanda.
In quel momento vidi dei movimenti dietro le nostre spalle. Così, presi un coltello che avevo rubato ad una guardia e girandomi velocemente lo tirai, centrando il mio bersaglio. Un uomo ci stava per sparare ma ero riuscita a fermarlo.
Poi ne arrivarono altri tre. «presto! Andiamo via! » urlai. Prendendo il fucile ed iniziando a sparare contro i terroristi assieme a Hunter. Arrivammo in un altra stanza. Melissa insisteva nel voler sapere cos era successo.
«Melissa! Non è il momento! Non vedi che siamo nel bel mezzo di un attacco terroristico?!»
«non mi interessa! Cosa c'entra papà in tutto questo?» chiese nuovamente. Mi misi a fare la guardia alla porta. « vedi... non ti sei mai chiesto del perché papà avesse iniziato a trattarmi così male?! Lui era venuto a conoscenza di un segreto. Perciò aveva preso ad odiarmi...
Lui era venuto a sapere che io non sono sua figlia ,non di sangue. Dopo la tua nascita papà era dovuto partire per tre anni in Europa per via del lavoro. Ed a causa del suo contratto non poteva allontanarsi neanche per più di qualche giorno per ricongiungersi a voi.
Cosí in quei tre anni il rapporto tra i nostri genitori venne meno. La lontananza si faceva sentire.
La mamma si innamorò di un uomo. Da cui ebbe me e Brandon. Era intenzionata a vivere tutti assieme, poi al ritorno di papà gli avrebbe spiegato come stavano realmente le cose.... non riuscirono a vivere assieme per più di un anno.
Un giorno accadde un incendio, il nostro isolato prese fuoco coinvolgendo il palazzo accanto. Molte persone morirono,
riuscimmo a salvarci perché mamma prese me e te, e il mio padre biologico prese Brandon ma per via di alcune vicissitudini ci perdemmo di vista. Chiedemmo se erano riusciti a trovarli ma erano dispersi... e beh dopo tre giorni che cercavano sotto le rovine capimmo che non c'era più speranza. Così mamma tornò con papà, che era tornato dal lavoro. Ed iniziò la loro convivenza. Papà in qualche modo quattro anni fa' venne a sapere la verità...
Mi odiava perché non ero sua figlia! Così un giorno in preda all'alcool iniziò a sbraitarle contro mentre tu eri in viaggio di studio. Provò ad uccidere la mamma. Le puntò una pistola contro. Così prendendo una pistola di scorta che avevo trovato in casa mi frapposi tra loro e lo minacciai di sparargli. Mi minacciò dicendo che mi avrebbe sparato. Che non contavo nulla per lui. Provai a farlo ragionare ma era troppo ubriaco e fuso per capirmi. Così mi sparò al fianco. Mi sparò per colpire la mamma. Ma il colpo che mi sparò mi fece partire un colpo da arma da fuoco. Non lo feci apposta.... io amavo nostro padre nonostante lui continuasse a ignorarmi e a voler bene solo a te. Cercavo di capire cosa avevo fatto di male per non meritarmi il suo bene, e l'unica risposta che mi diedi era che "era solo una mia immaginazione". Solo quello.
Quel giorno lui morì con un colpo diretto. Morì sul colpo.
L'ho ucciso. Ed il bello era che dopo un po' di tempo che era passato l'unica cosa a cui pensavo era che gli ci stava bene. Che se lo meritava....
Perciò ecco qua la storia. Questo è tutto ciò che devi sapere» dissi asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. «sei un assassina! Hai ucciso mio padre! L'uomo che ti ha accudito e cresciuta » mi sputò in faccia. Vidi il disprezzo nei suoi occhi. «non dire così e non guardarla così d'altronde se non lo avesse fatto io sarei nella bara!» disse mia madre. « me lo avete tenuto nascosto».disse spregevole. Urlando.
Mi perdonerà?

————
Che ne pensateee??
Ps: pronti a tornare a scuola? Io.... no! Help me! 😩
Godetevi questi ultimi momenti di gioia!
Un bacioo

Just UsWhere stories live. Discover now