PROLOGO

3.7K 299 365
                                    

⚠️AVVERTIMENTO⚠️
la storia è ambiantata dopo la guerra contro Gea, quindi potrebbero essere presenti spoiler di "Eroi dell'olimpo"

A LIE CAN CHANGE

-Scarlett!-

-No.-
-Ti prego! -
-Ho detto di no! Non ti lascerò tingermi i capelli, Drew.-
-Ma sono così...-
-Colorati?-
-Appariscenti.-
Alzai gli occhi al cielo.
-Sono figlia di Iride, devo averli per forza appariscenti. Dopotutto, mia madre è la dea...-
-Dell'arcobaleno, lo so, ma questo non significa che devi andare in giro come se un unicorno ti avesse vomitato addosso.-

-Sempre così spontanea.- Commentai. -E disponibile, soprattutto.-

Tentai di allontanarmi senza darle il tempo di ribattere.
Drew, figlia di Afrodite, mi era sempre stata antipatica: aveva quell'atteggiamento arrogante che si danno tutte le ragazze quando credono che il mondo giri solo attorno a loro, e a me non piaceva per niente.

La semidea si era offerta di sistemare la massa colorata che mi ritrovavo sulla testa e sorprendentemente lo aveva fatto senza chiedere nulla in cambio.

I capelli, sì... decisamente una caratteristica di mia madre.
Difficili da abbinare ai vestiti, soprattutto.

Ho preso più volte in considerazione l'idea di tingermi, solo che non avrei mai dato a Drew la soddisfazione di aver cambiato colore grazie ai suoi consigli.
Quella ragazza aveva un assoluto bisogno di rivedere le sue priorità.

Nonostante il mio disperato tentativo di evasione, distinsi ugualmente i passi di Drew che mi seguivano lungo il sentiero.

Presi un respiro profondo e regalai alla ragazza uno dei miei migliori sorrisi: -Non vorrei sembrare scortese ma ho bisogno di allenarmi da sola, Drew.-
Lei mi squadrò attentamente, come se stesse cercando di scorgere una nota sarcastica nella mia voce.
-Mi stai prendendo in giro?-
-Non mi permetterei mai.-
-Oh beh...- Scrollò le spalle. -Dal momento che non ho niente di meglio a cui dedicarmi, penso che resterò nei dintorni.-
"A darmi fastidio" Conclusi.

-Ci vediamo, Shelley.-
-Scarlett.- La corressi, iniziando a pensare che la sindrome del Signor D fosse diventata contagiosa.

Lei fece un vago gesto con la mano per sminuire il suo errore e si diresse verso le colline occidentali.

Seguii il suo esempio e puntai alle cabine degli Dei, sperando vivamente che quella di Iride fosse vuota.
Era una splendida mattinata di agosto: il sole splendeva alto nel cielo mentre il lago delle canoe era una perfetta tavola blu. Il vento accarezzava dolcemente i ragazzi che si stavano divertendo nel campetto da pallavolo e rinfrescava le ninfe che trascorrevano la giornata nei campi di fragole.

Basta respirare quell'aria di tranquillità per immergersi a pieno nella vita.

Una serenità che durò giusto un paio di secondi.

-SCAR!-

Non fu necessario girarsi per riconoscere a chi appartenesse quella voce: l'inconfondibile Connor Stoll mi raggiunse con una mano alzata in segno di saluto.

Cercai inutilmente di reprimere un sorriso genuino.

Conoscevo il figlio di Ermes da più di sette anni, ormai.

Mi era stato accanto nei momenti più difficili e gli ero talmente affezionata da considerarlo il mio migliore amico.

-Connor.- Salutai.

-Sì, è il mio nome- Disse, rallentando il passo. -Mi domandavo-

-Non deve avere a che fare con i tuoi scherzi.- Lo misi in guardia.

A Lie Can Change (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora