CAPITOLO 29- Una Sociopatica Iperattiva

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-Non saprei. Dopotutto, è solo la festa migliore dell'anno.- Disse Connor Stoll, scoraggiato. - OCCHIO ALLA LAVA!- Urló poi, scansandosi per un pelo.
Feci altrettanto, evitando una brutta fine.

-Immagino abbia invitato la sua ragazza.-
-Di certo non Clarisse.- Disse Connor, sporgenosi in avanti.
-Ma devi capirlo. Insomma ha... Quanti anni ha?-
- Una ventina?- Azzardai. -Penso. Percy Jackson è... Particolare.-
- Comunque sia, ha deciso che lui e Annabeth partiranno la sera prima, per festeggiare il suo compleanno. ALTRA LAVA!-
Uno schizzo rovente mi colpì la spalla, e urlai di dolore.

-Devo ancora capire perché Chirone ha approvato una cosa del genere.- Dissi, cercando un appiglio con il piede. -Lava sul muro dell'arampicata?! È una follia!-
-Concordo.- Rispose il figlio di Hermes, porgendomi una mano.
La afferrai e, facendo forza sulle braccia, mi tirai su quanto più riuscii.
Non ero mai stata una grande amante delle scalate, figuriamoci quelle in cui rischi puntualmente di finire arrosto.

-Ci siamo quasi.- Annunció, riprendendo l'arrampicata verso la cima del muro.
Sospirai e ancora una volta tentai di trovare una sporgenza su cui appoggiare il piede.
-Mi sembra di essere Tarzan.- Commentai, salendo.
-Tarzan ha uno stile decisamente più elegante del tuo.-
-Grazie, Mowgli.- Risposi, affiancando il semidio.

-Ancora un passo e....- Connor saltó sulla sporgenza del muro, raggiungendo finalmente la cima. -Ho vinto!-
Mi tirai su con un braccio, sedendomi alla fine del muro.
-Punto primo: mi hai battuto solo perché quando mi arrampico assomiglio ad un tricheco spastico.
E punto secondo: eravamo gli ultimi due rimasti, gli altri semidei ci aspettano giù.-

-OH.- Mormoró, dispiaciuto. -Hai detto davvero... Tricheco spastico?-
-Ma sta' zitto.- Lo punzecchiai, rimettendomi in piedi. -Ora ci tocca scendere.-
-Fa lo stesso se rimango qui?-
-Per me nessun problema.-

-Ascolta, in quanto tuo migliore amico, mi sento in dovere di chiedertelo: come stai dopo la faccenda Samantha?-
-La faccenda Samantha.- Ripetei. -Ha questo nome ora?-
-Non volevo sembrare indelicato.- Si scusó -Volevo solo sapere...-
-Come sto. Esatto. Tutti ripetete la stessa domanda. No, non sto bene. Mi sembra logico.-

Connor fissó la foresta, che dall'alto sembrava ancora più immensa.
-Potremmo farlo, sai? Lasciare il campo. Scappare. Vivere nei boschi. Tu e io potremmo farcela.-
-Smettila di citare Hunger Games e vedi di scendere, oppure rischio di darti una dimostrazione dei giochi in questo preciso istante.-
-Scendo, scendo.-

***

Nel pomeriggio, passai a trovare Lauren Hall: sembrava essersi ambientata nella sua nuova casa, anche sotto lo stress psicologico delle sorelle.
Non pensava più a suo padre, così decisi di non dirle la verità: non ero sicura di quello che era successo nel mio sogno, ma la maggior parte di quello che i semidei vedono dormendo finisce per avverarsi, così tenni la notizia per me.
Pessima idea.

Dopo averla salutata, me ne tornai per un po' nella cabina quindici e ripensai a quanto la mia vita era diventata monotona.
Mai quanto quella dei mortali, ovviamente.

Ormai rimaneva poco più di una settimana al momento in cui avrei dovuto salutare tutti. Negli ultimi giorni, ero stata talmente presa dalla missione che mi ero completamente scordata di dover partire per Houston.
Non l'avevo detto a Connor.
Non l'avevo detto a Kendall.
E non l'avevo detto a Butch.

Ci sarebbe rimasto tanto male, mio fratello? Sarebbe stato triste dover salutare l'unica parente con cui divideva la stanza?
Mi risposi da sola.

Proprio in quel momento lui entró, spalancado la porta e ansimando.
Balzai in piedi, correndogli in contro.
-Butch?! Tutto bene?! -
Lui alzó il pollice, riprendendo fiato.
-Okay, bene- Dissi, con cautela -Perché c'è una cosa di cui dobbiamo assolutamente parlare...-
-Non ora- Sospiró lui, ricomponendosi. -Abbiamo una questione più urgente.-
-Ma è importante...-
-Anche questo.- Mi interruppe, trascinandomi fuori dalla cabina quindici.

A Lie Can Change (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora