CAPITOLO 23- Magari Una Gioia Ve La Regalo, Dai

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***
Sembra strano, ma non ricordo niente di quella notte.

Non ricordo come arrivammo alla macchina.
Non ricordo di come Lauren riuscì a scappare dal padre.
In mente, mi rimangono solo piccoli frammenti: la figlia di Nike che veniva riconosciuta dalla madre, la lunga litigata con il padre, e poi più nulla.
In seguito, mi venne raccontato che eravamo riusciti a fuggire illesi.
Che Lauren aveva sfidato il padre, e alla fine eravamo scappati prima che potesse raggiungerci.
Ma il mio vuoto di memoria, era sicuramente causato dalla perdita di Samantha.

Mi risvegliai in macchina, la testa appoggiata contro il finestrino.
Non riuscivo nemmeno a ricordare di come avessimo fatto a trovarla, o di come fossimo partiti senza le chiavi.
Forse Max ne aveva una copia, chi lo sa.
Mi resi solo contro di essere seduta nel furgone, accanto a Kendall, che mi guardava preoccupato.
-Sei sveglia- constató, sfiorandomi lo zigmomo con un dito.
Nemmeno allora, trovai la forza di rispondere.

-Devo accostare.- Ruppe il silenzio Max, fermandosi a lato della strada.
Al buio si riusciva a vedere a malapena il paesaggio circostante, ma riuscii ad intuire che avevamo costeggiato un bosco. Questo significava che, come minimo, avevamo lasciato Boston da qualche miglio ed era iniziata la campagna. Dall'altro lato della strada, infatti, non si vedeva alcuna ombra, il che faceva pensare ad un prato o ad un campo.

-Perché ti sei fermato?- domandó Kendall, senza togliermi gli occhi di dosso.
-Non ce la faccio più a guidare, siamo tutti molto stanchi. Può diventare pericoloso, per cui sarebbe meglio riposare, prima di partire.-
Regnó il silenzio, interrotto solo dal russare di Lauren. La ragazzina, sfinita, dormiva sul sedile, e la testa le ricadeva di lato.
-Okay.- Confermó Kendall. - Allora faccio io il primo turno di guardia. Aspetterò qua fuori, poi ci daremo il cambio.-
-Dopo quello che è successo.- disse Max, grattandosi la testa - Forse toccherebbe a me... -
-Lo faró io.- dissi, scendendo dall'auto.

Appena toccai terra, Max alzó gli occhi al cielo.
-Scarlett, hai bisogno di dormire.-
-Ho detto che faró io la guardia. Ora entrate nel furgone.-
Il semidio tentó di controbattere, ma Kendall gli fece capire con un cenno che non era il caso.

-Se vuoi darci il cambio- disse allora Max, il più gentile possibile -Sai dove trovarci. E non esitare a svegliarci. Tra tutti noi, sei tu quella che deve riposare di più.-
Annuii, senza guardarlo negli occhi.
-Faccio due passi.-
E iniziai a camminare, ignorando le loro proteste.

Non fu per niente una passeggiata lunga: dopo nemmeno cinque minuti mi ero buttata di peso per terra, lasciandomi cadere vicino ad un albero.
Avete presente quel momento in cui sapete di essere stanchi ma non riuscite a dormire?
Io mi trovavo in quella situazione.

Ma l'immagine di Sam che teneva la mano stretta attorno all'arma che le aveva tolto la vita... Quella non riuscivo a dimenticarla. Mi perseguitava, come quando la mattina ti svegli con una canzone in mente e non riesci più a togliertela dalla testa per il resto della giornata.
Samantha Morgan.
Samantha Morgan non c'era più.

Era così difficile credere che non sarebbe potuta essere mai più al mio fianco.
La dea della guerra in persona era caduta in battaglia da eroina.
Ma gli Dei non muoiono.
Samantha Morgan invece sì.

Mi tornó in mente quando a Boston ci eravamo fermate a prendere un frullato assieme, e l'avevo chiamata per la prima volta amica.
Erano passati solo tre giorni da quando eravamo partiti per l'impresa, eppure mi sembrava di conoscerla da una vita.
Alla fine, I libri hanno sempre ragione:
Amare significava distruggere, essere amati significava essere distrutti.

Sam mi aveva distrutto.
Presi la testa fra le mani, lasciando che la cascata di capelli ricci mi circondassse, come per nascondermi dalla verità.
Una verità a cui non volevo credere.

Ma le lacrime non scesero.
Nemmeno una singola lacrima rigó la mia pelle: eppure sentivo, sentivo che qualcosa non andava dentro di me.
Sentivo il bisogno di sfogarmi, versare tutte le lacrime che mi tenevo dentro per poter piangere Sam.
Ma non accadde nulla.

-Scarlett.-
Non so bene cosa mi prese.
Forse era il momento, ma sentendomi chiamare alzai la testa di scatto, urlando il nome di Sam.
Eppure ero sicura che quella fosse una voce maschile, come ero certa che Sam fosse morta.

-No- disse Kendall, scostandosi il ciuffo blu dagli occhi.
-Sono io. Solo io.-
-Solo tu- ripetei, appoggiando la schiena contro l'albero.
-Sei solo tu. Giusto.-
-Per quanto continuerà questo giochetto?- chiese Kendall, abbassandosi lentamente e sedendosi accanto a me. Appoggió la schiena al tronco dell'albero, sistemandosi per stare comodo.
Non risposi. Non era il momento adatto, nemmeno per quel tentativo di farmi sorridere.
-Già. Momento sbagliato.-

Non domandó come mi sentissi, e lo apprezzai molto.
-Credi....credi che riuscirai mai a superarlo?-
Certo.
Certo che non potevo rimpiangerla per tutta la vita. Ma in quell'istante non riuscivo a pensare ad altro se non a lei.
-Non lo so- dissi, secca.

-Sam era una brava ragazza- Fece Kendall, dopo una lunga pausa - Lo era per davvero. Certo, era fuori di testa, ma ha sempre lottato per ciò che è giusto. Era riuscita a capirmi prima che riuscissi a farlo io stesso. Mi ha insegnato.... Che a volte una battaglia è meglio perderla. Così poi saprai come vincere la guerra.-
Alzai la testa, fissando negli occhi il semidio. Potevo perdermi in quel colore così chiaro, tagliente come il ghiaccio.

-Non è giusto. Sam non si meritava questo.-
Kendall sospiró, desolato.
-La vita è ingiusta. Quando credi di essere sicuro di potercela fare, incontri qualcuno che potrebbe rovinare tutti i tuoi piani. Ma magari in senso buono.-
Stranamente, quello sembrava un riferimento diretto verso qualcun'altro.

-Io sto soffrendo Kendall. - Dissi, battendo le ciglia sempre più velocemente.
-Lo so.- Fece lui. -Anche se non piangi o non ti disperi, non significa che tu stia bene. C'è chi ha un talento per mascherare le emozioni. Fidati, lo so per esperienza. Ci sono giorni in cui... Vorrei solo scappare. Ma non dal campo, da questa città...vorrei solo poter scappare dalla mia vita. Anche per qualche istante. Sapere... Cosa si prova ad essere diversi.-
-Tu sei diverso. Non ho mai incontrato nessuno come te, e ammetto di averti giudicato male. Sam... Lei lo aveva capito, sai?-
Kendall scosse la testa.
-Lei aveva capito tutto.-

Sentii le palpebre farsi sempre più pesanti.
Dolcemente, Kendall passó un braccio sopra la mia schiena e mi tiró verso di sé, lasciando che appoggiassi la testa sulla sua spalla.
I riccioli colorati si riversarono in avanti, ma non sembró che al semidio dessero fastidio.
Normalmente, avrei rifiutato un comportamento del genere, ma ero troppo stanca per ribattere.

Con delicatezza, Kendall si appoggió a sua volta sopra la mia testa, giocherellando con un ricciolo biondo.
-Sei una brava persona alla fine, Kendall Nott- dissi, chiudendo gli occhi e abbandonandomi ai miei ricordi.
-Oh- sussurró lui, aspettando che mi addormentassi del tutto - Purtroppo ti sbagli.-

~spazio autrice~
E con questa scena.
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Mi sono fatta perdonare, ammettetelo.

Non ditemi che non vi ho regalato qualche gioia, eh💓

Cambiando discorso, ci tengo a ringraziare forever_me_and_me

Perché questa straordinaria ragazza ha aperto una fanpage sulla storia su Instagram, vi lascio sotto il nome:

@scarlett_rainbows_hairs

Questa cosa mi rende al settimo cielo😍😍😍😍😍
Sono felicissima, grazie mille Aliceeeee❤️
Anche perché, da quello che ho capito, avrebbe intenzione addirittura di aprire un fan club (su telegram/ Watsapp/ Instagram, bisogna vedere) sempre su A Lie Can Change e io sono tipo AVVEVEUDBEUEOENDJDBEBCWUSJDNDJDIDNEBEJDJDISNNWFWUSN
*fine sclero*
Quindunque, chiedete a lei per sapere altrooooo😍😍😍❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️
~Annabeth 💙

A Lie Can Change (1)Where stories live. Discover now