CAPITOLO 13- Sono Nata Per Fare La Poetessa

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-Allora, come vanno le cosa tra te e Max?-
Sputai il sorso di frullato alla fragola che avevo in bocca dritto in faccia a Sam, che non si scompose nemmeno, limitandosi a prendere un fazzoletto dalla borsa.

Eravamo sedute ad un tavolino di una caffetteria nella piazza dove eravamo appena uscite dal centro commerciale. Dopo aver fatto shopping, io e Sam avevamo pranzato in un fast food sempre nel centro commerciale e ora ci eravamo sedute tranquillamente a prendere un frullato.
-Che vorresti dire scusa?!- Urlai, forse troppo forte perché i turisti seduti accanto a noi si girarono a fissarci.
-Avanti, ho visto come vi fissate. C'è qualcosa tra di voi o...?-
-No... Ma come ti viene in mente?!-
Sentivo che le mie guance stavano andando a fuoco, e Samantha se ne accorse, perché si mise a ridere.
-Avanti, non c'è niente di cui vergognarsi!-
-Sam, giuro che...-
-Ok, ok, scusa.-
Stava trattenendo a stento un sorriso divertito, così le tirai un calcio sulla gamba da sotto il tavolino.

-Scusa- ripeté Sam, tornando calma -È che io non ho mai avuto dei veri am-
Si bloccò di colpo.
-...amici? - Tentai di finire, dolcemente.
-Si... Si esatto.-
Si mise a giocherellare con la cannuccia del suo frullato.
-Dopotutto, chi mai vorrebbe essere amico di una figlia di Ares?-
-Oh. Ma Clarisse...-
-Clarisse La Rue non conta. Lei era popolare tra di noi, come Sherman, ma nessuno si è mai chiesto cosa provassero gli altri figli di Ares a sentirsi sempre quelli casinisti che vogliono solo fare a botte...- Le tremó per un secondo la voce. -Mi dispiace- disse infine. -Mi sono lasciata prendere e... -
-No, tranquilla- la interruppi, prendendole una mano con un gesto affettuoso. - Sfogati pure.-

Samantha guardò verso la piazza.
-Mia mamma stava già con un uomo, prima che io nascessi.- disse improvvisamente, lasciandomi perplessa. Ma Sam continuò:
-Quando arrivai io, il mio patrigno la abbandonò, anche se in fondo non aveva tutti i torti, lei l'aveva pur sempre tradito. Ma non farsi più sentire, lasciarci sole in quel modo..
Fu un brutto colpo per mia madre.
Lei non avrebbe mai voluto nemmeno avermi, figuriamoci ritrovarsi senza marito con una figlia da crescere...
Fu un periodo molto difficile. Lei mi trattava male, come se fossi io il vero problema... Mi ripeteva di non fidarmi di nessuno, di non credere mai nell'amore, perché tanto era solo una menzogna.-

Le strinsi la mano ancora più forte, e la guardai con uno sguardo interrogativo.
-Mi ha cresciuto facendomi credere che la vita fosse solo un'enorme bugia.-
La guardai compassionevole.
-Una bugia può cambiare. Basta trovare il modo giusto per farlo. -

Sam non mi guardò nemmeno.
-Per esempio?-
-Per esempio, trovandosi una vera amica.-
Le sorrisi, e per la prima volta Samantha ricambió.
-Certo. Credo sia il modo giusto per cambiare. Grazie.-
E il resto del pomeriggio lo passammo insieme.
Come delle vere amiche.

***

-Non mangerò quello. -
-Quello, è fegato di manzo Kendall, è un piatto prelibato!-
-E schifoso, quindi grazie tante ma passo.-
Max sbuffó esasperato.
Eravamo seduti attorno ad un tavolo in un locale posizionato dalle parti del municipio. Al contrario della caffetteria, questo posto sembrava molto frequentato: quasi tutti i tavoli, ricoperti con una tovaglia scura elegante, erano occupati.
-Potevi fare a meno di ordinarlo allora-
-Nel menù non specificavano che facesse schifo.-
Rispose prontamente Kendall, dondolandosi sulla sedia.

-Avanti, è solo un tipo di carne.-
-Sono vegetariano.-
-Due minuti fa ti sei fatto fuori tutte le polpette di carne, Kendall. -
-Allora sono polpettariano.-
-Ma non esiste neanche! - Fece Max, irritato, e decise di rinunciarci.
-Fai come ti pare a questo punto.-

Afferrai il bicchiere pieno d'acqua, nascondendo il mio sorriso divertito.
-Io faccio sempre quello che mi pare.-
-Lo avevo capito... Kendy.-
Sputai l'acqua che stavo bevendo tutta d'un colpo in faccia a Sam, che urló arrabbiata qualcosa come "ANCORA?!"

A Lie Can Change (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora