CAPITOLO 32- E Dopo Questa Mi Perdonerete.

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-CHIONE?!-
-Abbassa la voce!-
-TUA MADRE È CHIONE?!-
-Ti prego Scar, non urlare!-
-CHIONE?! LA DEA CHIONE?!-
-Non costringermi a strapparti le corde vocali. Sapevo che era stata una pessima idea dirtelo.-

-Chione.- Ripetei, questa volta a bassa voce. -Tua madre è Chione. La dea della neve. La figlia di Borea, ovvero una delle dee più spietate che esistano. Ed è tua madre.-
-Dici che si nota una certa somiglianza?-

-C'è poco da scherzare qui. Ti rendi conto che sei probabilmente l'unico figlio di Chione?!-
-Che grande fregatura, vero? Sai che mondo fantastico sarebbe, se ci fosse più di un esemplare di KendallsuperfigoNott?-

-KENDALL. Non capisci la gravità della cosa?!-
Lo guardavo con gli occhi sgranati, cercando di mettere insieme i pensieri.
"Figlio di Chione."
"Semidio."
"super idiota."
Non era affatto semplice.

-Tutto questo... Non ha alcun senso!-
-Benvenuta nel mio mondo.- Fece lui, tranquillamente, inclinando la testa.
-Chione è... Tu sei.....-
-Sai, nemmeno questa frase ha molto senso...-

-AAARGHH!- Esclamai, prendendo la testa tra le mani. -Se sei sui figlio... Significa che sei....-
-Malvagio come lei?- Finì Kendall, cambiando espressione. -È questo quello che pensi di me?-
-Negli ultimi secondi- Continuai -Non mi hai lasciato molte altre alternative.-

Kendall si abbassó, continuando a fissare il suo riflesso nell'acqua. La luce era cambiata, così i riflessi blu dei suoi capelli sembravano sfumare sul nero.
Gli occhi, però, erano gli stessi: taglienti come il ghiaccio. Ora tutto aveva un senso.
Più o meno.

-Senti. - Non sapevo bene da dove iniziare. Con quella frase, Kendall aveva cambiato completamente il mio punto di vista. - Come....?-
Lasciai la frase in sospeso, aspettando che fosse lui a continuarla.
Come previsto, il semidio rispose immediatamente:
-Mio padre girava il mondo, per lavoro. Capitò in Quebec, Canada. Non tutti ne sono a conoscenza, ma proprio il quella città si trova...-
-Il castello di Borea.- Conclusi. Lo sapevo benissimo: Jason, Piper e Leo, dopo la loro spedizione, avevano raccontato ai campisti la loro avventura nei minimi dettagli.

Kendall annuì.
-Mio padre aveva un lavoro che gli piaceva molto. Era impiegato nel settore marketing, anche se non so nello specifico a cosa si dedicasse.
Non so nemmeno che cosa ci trovò mia madre in lui: dopotutto, era un semplice addetto alle vendite che si era trasferito da poco in Canada, ma lei lo trovò affascinante. Si incontrano in un ristorante, non lontano dal centro della città: penso che non sia stata una casualità, visto che mia madre lo aveva adocchiato già da tempo. Comunque sia, iniziarono a frequentarsi, come amici, ma da come avrei intuito presto l'amicizia si trasformò in qualcos'altro.-

Ascoltavo Kendall senza interromplerlo, cercando di interpretare quello a cui stesse pensando. Non era triste, era solo... Abbattuto.
-Dopo poco tempo nacqui io, ma Chione non aveva tempo per starmi dietro. La maggior parte del tempo lo passava da Borea, ma spesso veniva a trovare me e mio padre: tutto andava per il meglio. Tutti erano felici. Fino a quando non successe.-
Prese un respiro, stiracchiando le braccia.

-Chione aveva smesso di venirci a trovare. Ero piccolo, quindi non mi ricordo di preciso quando non la rividi più. Fatto sta che traslocammo: ricordo la mia prima volta su un aereo, emozionato com'ero.- Per un istante sorrise, perso nei suoi ricordi.
La trovai una cosa molto dolce, ma non feci in tempo a pensarlo che Kendy aveva già ripreso a parlare:
-Andammo verso Seattle. Cioè, non proprio lì, ma da quelle parti, in un paesino della periferia. Ricordo la costante sensazione di essere seguiti, sembrava quasi che stessimo scappando. Non so perché lo pensai, forse dall'atteggiamento preoccupato di mio padre, ma mi sentii al sicuro solo quando misi piede nella nostra nuova casa.-

A Lie Can Change (1)Where stories live. Discover now