CAPITOLO 36- Vi Amo, Non Uccidetemi

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Non aveva alcuna importanza se l'intero campo mi avrebbe vista in camicia da notte e con le pantofole ad unicorno.
Avevo decisamente faccende più urgenti da chiarire.

Non aveva nemmeno importanza che fossero le quattro del mattino, o che me ne sarei dovuta andare tra due ore: il fatto che Chione fosse una stronza patentata aveva la precedenza.

Una persona, in media, dimentica quasi subito il sogno fatto la notte precedente e, se contiamo il fatto che mi dimentico anche cos'ho mangiato la sera prima, dovevo approfittare finché avevo memoria di tutti i dettagli per raccontare la verità a Kendall.

Mi buttai senza perdere tempo giù dal letto, per precipitarmi fuori dalla cabina di Iride.
Sentii a malapena le proteste di Butch o meglio, le ignorai.

Non ho mai creduto nel destino.
Ma non era stato un caso che quella visone fosse apparsa proprio la sera della mia partenza.
Il primo pensiero fu che fosse stato merito di mia madre: Iride è la dea dell'arcobaleno, ma è anche la messaggera alla quale venivano affidati gli ordini celesti da portare sulla terra e in particolare, purtroppo, quelli di Era;
Inoltre, quello che avevo visto in sogno era chiaramente un messaggio Iride, per cui... Messaggio Iride, alla figlia di Iride...
Tanto casuale non doveva essere.

Non sapevo che mia madre avesse anche questo potere, forse era in grado di trasmetterlo solo alla sua progenie.
Ma perché dirlo adesso?
Come mai era così intenzionata a farmelo sapere?
"Non essere stupida" Mi dissi. "Magari non è nemmeno merito di Iride. Non si è fatta viva per sette anni, perché mai dovrebbe farlo ora?"
Non rimasi a riflettere e bussai alla porta della cabina undici.

Per risposta ricevetti un coro di lamenti, così spalancai la porta, cercando di non svegliare anche le altre cabine.
-Kendall?! - Sussurrai, affacciandomi nella casa solo con la testa.
Altri lamenti, simili al verso di una mandria di mucche che pascola, mi scacciarono.

-Kendall?- Ripetei, questa volta più forte.
-Vattene via!- Gridó qualcuno, sbadigliando.
Era buio, quindi non riuscii a riconoscere di chi si trattasse, o se Kendall fosse lì.
-Ma...-
-È uscito mezz'ora fa- Mormoró qualcun altro. -Quindi tu mi hai svegliato per la seconda volta, sta notte.-
Mi scusai e richiusi la porta dietro le spalle, ricevendo la stessa risposta che avrei ottenuto da un branco di caproni.

"Uscito."
Kendall era già fuori dalla cabina, prima ancora che arrivassi io.
Non mi avrebbe stupito, conoscendolo, ma c'era qualcosa di sospetto che mi fece preoccupare.
Sperai di non incontarere nessuna arpia lungo la mia ricerca, per evitare spiacevoli spargimenti di sangue.

Controllai per primo al padiglione della mensa: se avessi dovuto scommettere, avrei puntato tutto sul luogo con più cibo che si possa trovare al campo Mezzosangue.
Stranamente, non lo trovai ad abbuffarsi.

Passai poi in armeria e nell'arena: niente.
Anfiteatro?
Vuoto.
Muro dell'Arrampicata?
Nemmeno Kendall sarebbe stato così stupido da aggirarsi da quelle parti di notte.
...
...
...
No okay, sarebbe stato perfettamente in grado di farlo, ma anche la parete era deserta.

Iniziavo seriamente a preoccuparmi.
Forse aveva deciso di andarsene.
E se era successo davvero, allora ero ancora in tempo per fermarlo.
Raggirai la grotta dell'Oracolo e corsi in direzione dell'Athena Parthenos.
Se aveva realmente deciso di partire, l'uscita più sicura era quella della collina Mezzosangue, accanto al Pino di Talia.
-KENDALL!- Chiamai, mettendo le mani attorno alla bocca per simulare un megafono.
Il silenzio, come risposta, fu piuttosto inquietante.

Quando finalmente arrivai di fronte all'ingresso, non c'era nessun Kendall Nott ad aspettarmi.
Se non era partito, forse era già tornato indietro, nella cabina di Hermes.
Stavo per ritornare sui miei passi quando notai un'ombra aggirarsi verso il pino di Talia: per un momento pensai si trattasse di un mostro, ma sarebbe stato impossibile, visto che non poteva in alcun modo oltrepassare i confini magici, tenuti in piedi dal Vello D'oro.
-HEY, KENDALL!-
La figura si bloccò.
Era lui.

A Lie Can Change (1)Where stories live. Discover now