CAPITOLO 31- Rivelazioni Shock Ma Non Scioccanti.

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-Lo capisco.-
Tutto qui.
Butch non aveva aggiunto altro, da quando gli avevo parlato della mia imminente partenza.
"Lo capisco."
Non sembrava triste, ma nemmeno felice per me.
Avevo trascorso gli ultimi tre giorni a riflettere su quelle parole, domandandomi se era stata davvero una buona idea.

Non avevo nemmeno più visto Kendall.
Forse era stato male, chi lo sa, ma non si era più fatto sentire.
Max mi aveva detto che Julia Faingold, una figlia di Hermes, lo aveva visto passare tutte le giornate chiuso nella sua cabina.
Non sapevo se crederle o meno, ma di sicuro non era un problema mio.

La vita era tornata alla normalità: finalmente niente più imprese, o addestramenti troppo complicati.
Solo la vita del campo.
Era pomeriggio inoltrato, verso le cinque: stavo tranquillamente sorseggiando del tè freddo davanti alla finestra della cabina di Iride, seduta sul bordo del letto.
Butch si stava allenando, così ero rimasta da sola.

Mi tornó in mente quando, la sera in cui avevamo recuperato Lauren, avevo evocato i miei poteri, senza riuscirci.
Non ci avevo più riprovato, ma forse era arrivata l'occasione giusta.
Appoggai il té sul comodino e mi alzai in piedi, concentrando tutta la mie energia sulla mano.
Niente.
Anche creare una cosa banale, come un riflesso arcobaleno, era diventata per me un'impresa impossibile.

Frustata, mi gettai di peso sul letto, distruggendo la treccia che mi ero fatta poco prima.
I ricci colorati si riversarono in avanti, coprendomi le spalle.

Poi qualcuno bussó alla porta.
Pensai fosse Butch, di ritorno, così gridai di entrare.
Al suo posto, però, si presentò Kendall.

-Ma guarda chi si vede.- Salutai, senza alzarmi dal letto. - Sono tre giorni che non ti fai vivo. A cosa devo questo piacere?-
-Ho avuto dei problemi.- Si giustificó, per poi cambiare argomento: -Ma sono qui per un altro motivo.-
-Un favore? Sai che novità.-
-In realtà beh, per qualcos'altro...-
-Così mi sorprendi.-
-Certo che non riesci proprio a evitare di fare commenti, vero?-

Alzai le spalle.
-Sono fatta così. Che volevi chiedermi?-
-Emh...- Sembrava quasi imbarazzato. -Mi chiedevo... Cioè insomma, non che avesse molta importanza eh, era giusto per fare due passi... Voglio dire, so che non è il massimo, ma....-
Inizialmente non capii, ma poco dopo, sulle mie labbra, si fece largo un sorriso.

-Mi stai forse... Chidendo di uscire?-
-Non è così formale!- Urló lui, mentre le sue guance si facevano paonazze.
Non l'avevo mai visto arrossire.

-Mi stai chiedendo di uscire.- Conclusi, ridendo.
Kendall sembrava sul punto di esplodere, ma non perse il solito sarcasmo:
-Okay, ti sto chiedendo di uscire. Non sei facile da invitare fuori, sai Miss Arcobaleno?-

-D'accordo, dammi due minuti e sarò pronta. Poi usciremo.... Come amici.-
Specificai.
-Come amici.- Disse lui, mettendo una mano sul.... Cuore?
-A destra c'è solo il polmone, idiota.- Feci, scuotendo la testa.

-Il cuore è a sinistra.-
-Lo so, ma ho perso un polmone per chiederti di usci-emh, accompagnarmi fuori, quindi lo sto giurando sul mio polmone mancante.-
-È la scusa più assurda che abbia mai sentito.-
-Ammettilo, per un po' ci hai creduto.-
Mi girai verso la finestra, per non ridere.

***

Kendall continuava ad ondeggiare i piedi in avanti e indietro, rischiando quasi di toccare l'acqua con le scarpe.
Ci eravamo seduti su una specie di attracco in legno per le canoe, una accanto all'altro, con i piedi a penzoloni sull'orlo del laghetto. Ormai erano quasi le sei, e il cielo stava sfumando sui colori caldi della tipica sera di Agosto.

-Perché mi hai chiesto di uscire?- Domandai ad un tratto, rompendo il ghiaccio.
Si sentiva tensione nell'aria, mista ad imbarazzo.
-Perché sono sicuro che tu abbia molte domande da farmi. Altrimenti non avresti accettato. Non è così?-
Non riuscii a mentirgli, così annuii.

A Lie Can Change (1)Where stories live. Discover now