CAPITOLO 40- Mai Separare Mr Sunshine E Death Boy

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-Anche tu in prima linea?- Chiese il mio migliore amico, afferrando un arco e una faretra, dalla quale spuntavano una decina di frecce.
-Servono arceri. - Spiegai, allungando una mano per afferrare l'arma di legno.
Connor sorrise, dandomi una leggera pacca sulla spalla.
-E così morirai il giorno in cui saresti dovuta partire per iniziare una nuova vita.-
-Il colmo, eh?-

Connor si allacció lo stivale e si sforzó di essere sicuro: -Non ti preoccupare. Una volta che tutto questo sarà finito, potrai finalmente andare al College.-
-Sempre che sia ancora viva.-
-Non morirai, Bennet. O almeno, non sotto la mia protezione.-
-Mi sento al sicuro, adesso.- Ironizzai, caricandomi la faretra su una spalla.

Aspettai che anche Connor fosse pronto per uscire di nuovo dall'armeria, impugnando l'arco nella mano destra.
-Chi altro c'è nella nostra squadra?- Domandai.
Sembrava quasi di giocare a Caccia alla Bandiera.
Con la differenza che in quel gioco è difficile che tu ci rimanga secco.

-Da quello che ho capito, abbiamo con noi Maga Magó, il Permaloso, Mr Sunshine, il Death Boy e la Figlia dei Fiori.-
-In parole povere?-
-Lou Ellen, Sherman Yang, Will Solace, Nico di Angelo e Katie Gardner.-

-Molto meglio. Ma Will non dovrebbe occuparsi dei feriti in infermeria?-
-Infatti, l'ho aggiunto solo per poter dire "Sunshine." E perché non bisogna mai separare la Solangelo.-

Continuammo a camminare in silenzio in coda ad un altro gruppo di semidei, che come noi si stava dirigendo all'ingresso orientale.
Presto l'entusiasmo e l'adrenalina di poco prima si spensero, lasciando posto all'ansia.
E alla paura.

Se non fossimo riusciti a trattenere Chione abbastanza a lungo?
E se gli altri semidei di pattuglia non avrebbero trovato in tempo il Vello D'oro?
Mi pervase il terrore, così cercai di distrarmi, pensando positivo.
Ero una figlia di Iride, no?
Non doveva essere tanto difficile.
Nemmeno nel bel mezzo di una guerra.

Il gruppo di Ricerca ci passó davanti, diretto nella direzione opposta alla nostra.
Saranno stati una decina di ragazzi, tutti in armatura di bronzo e con le spade sguainate. Tra loro riconobbi Max, che aveva preso il mio posto: alzai una mano per salutarlo, e lui ricambió con un sorriso troppo forzato.
Era agitato, come me.
Ed ecco che in fondo al gruppo, scortato da due semidei, lo vidi.

Strinsi la presa sull'arco, fino a quando le nocche non diventarono completamente bianche.
I due campisti trascinavano Kendall per le braccia, senza quasi dargli il tempo di toccare terra.
Appena gli altri semidei del mio gruppo lo videro, iniziarono a tirare fuori degli insulti fin troppo pesanti.

Una ragazza, alla mia destra, allungó un pugno nella sua direzione e fece per proseguire, con l'intenzione di picchiarlo, ma Connor la trattenne.
-VIGLIACCO!- Gridó allora la ragazza, dimenandosi.
-SEI UN CODARDO!- Urló un altro semidio, agitando il pugno.
-MERITI DI MORIRE!-
-Tornatene da tua madre!-
-TRADITORE!-
E chi più ne ha più ne metta.

Stranamente, rimasi in silenzio.
Continuai a fissare Kendall, senza aggiungere una parola.
I capelli erano riversati in avanti, sempre spettinati, mentre la maglia bianca era sporca e lacerata.
Mi accorsi anche stava sanguinando da un labbro.
Bene.
Significava che qualcuno l'aveva già picchiato.
Poi lui alzó la testa e incontró il mio sguardo.

Provai una stretta allo stomaco, ma non mi mossi. Non smisi di guardarlo fredda, senza un briciolo di rimorso.
Era bastato uno sguardo per farmi provare emozioni contrastanti: eppure, non battei ciglio.
Lui invece sembrava disperato, come se stesse chiedendo, in qualche modo, pietà;
-SCARLETT!- Chiamó, cercando invano di staccarsi dalla presa degli altri due semidei. -TI PREGO!- Urló ancora, senza smettere di dimenarsi. -DEVI ASCOLTARMI! CHIONE NON VUOLE- Si beccó un pugno in faccia da uno dei due ragazzi, piegandosi in due dal dolore.

A Lie Can Change (1)Where stories live. Discover now