CAPITOLO 12- Adel Piangerebbe Se sentisse Sam Cantare

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-HELLO FROM THE OTHER SIIIIDEEE-
-Sam ti prego non riesco a parlar... -
-I MUST HAVE COLLED A THOUSAND TIIIIIMEEEEES!-
-Ah, è inutile.-
Sospirai, guardando Kendall.
Il semidio mi sorrise divertito, indicando i tappi per le orecchie che si era messo per evitare di ascoltare la versione terrificante di "Hello" che Sam stava cantando.
Per tutta risposta, gli feci la linguaccia e mi girai dall'altra parte, schiacciando il naso contro il finestrino.

Quando finalmente arrivammo a Boston, la mia prima impressione fu molto diversa da quella che avevo immaginato: la credevo una versione patetica di New York, ma mi ero sbagliata. Certo, un po' ci assomigliava, con i grattacieli e il resto, ma aveva un che di diverso, che la rendeva unica. Erano già le otto e mezza del mattino e ormai il sole era sorto da un pezzo. Il traffico si stava creando sempre più velocemente e i lavoratori erano già per strada o dentro i bar, aperti per servire la colazione ai clienti.
Percorremmo quasi tutta la Sudbury Street per fermarci in un bar lì vicino lungo la Hanover Street.
Era un posto tranquillo e non molto frequentato, forse perché troppo caotico.
Era una stanza di mattoni chiari con qualche tavolino per sedersi e un bancone molto lungo dove una cameriera dai lunghi capelli neri stava messaggiando con il cellulare, accorgendosi all'ultimo secondo di noi. Ci accolse, ma il menù era decisamente ristretto e così ordiniammo quattro Espressi per cercare di rimanere svegli.
Il caffè non era pessimo.
Era disgustoso.

Ma avevo bisogno di stare sveglia, così in un sorso l'avevo già bevuto tutto.
Almeno non era un posto caro e, dopo aver pagato, uscimmo dal bar per guidare nuovamente fino all'hotel più vicino e meno costoso che potevamo permetterci.

***

-Allora- iniziò Sam -la festa è domani sera?-
-Esatto- confermai, distratta.
-Quindi abbiamo un giorno per prepararci-
-Esat... Aspetta che?!-
-Fiorellino, non vorrai mica presentarti alla festa in pantaloncini corti e canotta vero? Oh ti prego, non farmi l'Hippie dei poveri.-

Non ci avevo pensato. Sam aveva ragione: era una festa per soli VIP, e io non potevo certo presentarmi in quelle condizioni. Il vestito rosa che avevo indossato fino a poco prima era stato quasi completamente distrutto durante l'attacco del grifone, e ora non avevo nient'altro da indossare alla festa.
-Perché, tu hai portato qualcosa?- Domandai alla ragazza, distendendomi su uno dei due letti.
La stanza in cui io e Sam ci eravamo sistemate era la numero 222, mentre Kendall e Max si erano ritrovati nella parte opposta.
La camera era spaziosa e pulita, anche se tutto quel bianco dei muri e dei letti dava troppo nell'occhio.
Tra un letto e l'altro si trovavano due comodini con le lampade sempre della stessa tinta, mentre di fronte era stata posizionata una scrivania di legno che reggeva un piccolo televisore.
Il bagno si trovava invece a sinistra della porta d'ingresso, con un tappetino che diceva "Welcome to the Crystal Hotel".

-Non ho niente di elegante, ma possiamo andare a fare shopping se ti va.- Rispose Samantha, con un'alzata di spalle.
-Perché no- le dissi sorridendo.
Dopo qualche minuto ero già pronta: mi ero legata i lungi capelli in una coda alta e avevo tirato fuori una piccola borsa a tracolla da portare con me.
Sam invece indossava sempre i soliti vestiti, e non si era degnata nemmeno di cambiare la maglia del Campo Mezzosangue.
-Andiamo.-
Dopo aver controllato che la porta fosse chiusa, misi la chiave magnetica in tasca e seguii Sam giù per le scale, fino al piano di sotto.
La figlia di Ares stava battendo contro la porta di una stanza molto violentemente, urlando di aprire.
Sulla soglia comparve un uomo di sessant'anni con un'espressione terrorizzata.
In quel preciso momento, la porta accanto si spalancò e uscì Max, stupito.
Sam fissò prima l'uomo e poi Max, rendendosi conto di aver sbagliato porta.
-Chi diavolo sei?!- Urló l'uomo, impaurito.
-Figlia del dio della Guerra, ma non si preoccupi devo solo andare a fare shopping.- rispose, prima che l'uomo richiudesse la porta con un tonfo.

A Lie Can Change (1)Where stories live. Discover now