CAPITOLO 25- #Friendzone

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Pranzammo in un fast food in una piccola città nella periferia di New York, ma decidemmo di evitare gli autogrill. L'ultima volta, ad attenderci, c'era stata una spiacevole sorpresa.

Mi ero cambiata il vestito in automobile, di cui ormai rimanevano solo pochi stracci sporchi, mentre i ragazzi e Lauren erano andati a trovare un tavolo libero.
Certo, sembravamo ancora i sopravvissuti ad un'Apocalisse di Zombie, ma perlomeno non assomigliavo più ad un clown.

Inizialmente, non avevo la minima intenzione di toccare i vestiti di Sam, per paura che riaffiorassero i vecchi ricordi: ma alla fine, presi coraggio e mi costrinsi ad aprire la sua valigia e cercare qualcosa da mettere.
All'interno, trovai un intero scompartimento che nascondeva armi di ogni tipo, e mi immaginai come sarebbe stata la scena se, invece di prendere la macchina, saremmo dovuti salire in aereo.

Spostati i quattro coltelli, i tre pugnali e le due spade di bronzo celeste, riuscii finalmente a trovare gli abiti di Sam.

Indossai una maglia nera e troppo attillata per i miei gusti assieme ad un paio di pantaloncini jeans corti, dopodiché legai i capelli in una coda alta e uscii dal furgone.
-Finita la sfilata di moda?- domandó Max.
Sembrava quasi seccato.
Non sapendo cosa rispondere, portai un ciuffo di cappelli ribelle dietro l'orecchio, fissando le punte dei piedi con imbarazzo.

-Sbrigati, non abbiamo tutto il giorno.- Disse poi, girando sui tacchi.
Kendall lo guardó stupito, inarcando un angolo della bocca.
-Qualcuno se l'è presa per prima- mormoró, indicandolo.
-Mi sa di sì- concordai, seguendolo assieme a Lauren.
-Non stai male- commentó Kendall, squadrandomi.
-Certo, su di me quella maglia starebbe meglio ma... -
-Finiscila.- Tagliai corto, lanciandogli un'occhiata divertita.

Ci sedemmo tutti e quattro attorno ad un tavolino e pranzammo con un semplice hamburger.
Forse un panino in un fast-food di strada non era proprio il massimo, ma, d'altronde, non avevo fatto colazione.
-Glo sai che gnogn è poi così magle?-
-... Eh?-
Kendall trangugió il panino tutto d'un fiato, per poi riprendere a parlare nella nostra lingua:
-Lo sai che poi non è così male?-
-Oh- mormorai senza alcun interesse.
-Vado in bagno- annunció Max, annoiato, per poi alzarsi di colpo sbattendo la mano sul tavolo.
Lauren sussultó, e per poco non le andó di traverso il boccone.

-Calma fratello- disse Kendall.
-Non chiamarmi Fratello. Non sei figlio di Afrodite.-
-Dubiti della mia bellezza?-
Max non rispose, dirigendosi arrabbiato verso i bagni.
-OCCHIO AI GRIFONI!- Lo avvertì Kendall, sarcastico.

-Andiamo- disse poco dopo il semidio, passando lo sguardo da me a Lauren, in cerca di sostegno -Sono carino.-
Lauren arrossì di colpo e inizió ad annuire ripetutamente.
Picchiettai le dita sul tavolo, domandandomi che cosa potesse aver fatto arrabbiare così tanto Max.

-Non mi è chiara una cosa- disse ad un tratto Lauren, finendo di ingoiare il suo panino - Se tu sei figlia di Iride e lui- Fece indicando i bagni - È figlio di Afrodite, allora... -
Mi accorsi troppo tardi del sorrisetto comparso sulle labbra di Kendall.
Oh no.
Ecco la battuta.

-Lauren, tesoro, va bene che Max è un cesso ambulante, ma puoi chiamarlo con il suo vero nome.-

"Non ridere."
"Non ridere"
"Non dargli la soddisfazione di ridere"
-Miss Arcobaleno- Esclamó Kendall -Ma stai soffocando?-

-Io... No...Emh....- Balbettai, iniziando a bere per evitare altro imbarazzo.
-Allora di chi sei figlio?- Continuó Lauren,che a quanto pare non aveva colto la metafora tra Max e il bagno del fast-food.

-Non lo so- Fece Kendall, smettendo di sorridere.
-Ma Scarlett ha detto che i semidei devono essere riconosciu-
-Non Mi dire che ascolti Scarlett-
-HEY!- Mi intromisi.
Kendall si giró appena, facendomi l'occhiolino, e in quell'esatto istante mi sentii avvampare.
Dalla rabbia, eh.

A Lie Can Change (1)Where stories live. Discover now