CAPITOLO 3- Solangelo Canon Pt 1

2K 208 225
                                    

-SCARLETT!!! -
Mi svegliai di soprassalto.
-Cosa, dove, che?!- urlai agitata.
-Ah, avevi il sonno profondo.- mi spiegò Will.

Chiusi gli occhi, rilassandomi, e respirai lentamente.
-Will- dissi - mi hai fatto prendere un colpo.-
-Mi spiace... - cercò di scusarsi -ma ti devi alzare. Percy ha fatto un'indigestione di biscotti ieri, e ora Annabeth l'ha portato qui perché si è sentito male. Non abbiamo più lettini disponibili, e visto che tra i pazienti sei quella che richiede meno attenzione, te ne devi andare... -
Lo fissai, abbastanza incredula.
-Come ha fatto Percy a... -
- Erano blu- mi interruppe Nico di Angelo, comparendo sulla soglia della porta. Aveva un'aria divertita.

Will lo ammonì con uno sguardo che voleva dire "non c'è niente da ridere", ma il figlio di Ade lo ignoró.
-Quel ragazzo ha un serio problema con il cibo blu- continuò.
-Ok Nico- lo interruppe Will -Aiutami ad alzare Scarlett.-

Nico non obbiettó e seguì gli ordini del fidanzato.
Mi sollevarono cauti e mi aiutarono a mettermi in piedi. Sotorsi la bocca appena appoggiai il piede per terra: la caviglia mi faceva ancora molto male.
Will la avvolse con una fasciatura elastica e mi fece promettere di metterci del ghiaccio appena fossi tornata in cabina. Poco dopo arrivò un altro figlio di Apollo che constató la gravità della mia storta: fortunatamente, era una distorsione del secondo grado e il legamento non era sicuramente lacerato del tutto, il che significava che potevo benissimo tornare alla mia cabina.
Prima di uscire dalla stanza, gettai un'ultima occhiata a Kendall, che però faceva sempre la parte di quello svenuto. Mi chiesi se per sera si sarebbe ripreso, o meglio, se per sera avrebbe deciso di riprendersi.

Mi allontanai dall'infermeria zoppicando e saltellai fino alla casa di Iride. Butch probabilmente era fuori, perché il suo letto era disfatto e la stanza era vuota. Andai in cerca del ghiaccio, e quando lo trovai mi sedetti sul letto e misi il sacchetto con il ghiaccio sopra la caviglia. Era gonfia e stupidamente la toccai: mi uscì un urlo strozzato, e constatai che forse non era stata un' idea brillante.
Presi una pastiglia per il dolore che mi aveva consegnato il figlio di Apollo e tirai fuori un libro dal comodino.

Passai gran parte della giornata a leggere, uscendo dalla cabina solo per pranzare. Arrivata la sera, mi facevano male gli occhi e mi sentivo annoiata. Decisi che mi sarei potuta alzare almeno per cenare e per cantare durante il falò notturno del campo, quindi mi diressi verso il padiglione della mensa.
Si mangiava sempre bene al campo: Il menù vantava di ogni genere di cibo e le driadi erano sempre carine e gentili quando portavano i piatti da un tavolo all'altro.
Non avevo appetito però, così bruciai quasi tutto il mio cibo in offerta ad Iride. Chissà, magari per una volta mi avrebbe degnato di uno sguardo.

Dopo la cena, ci riunimmo tutti attorno al grande falò del campo, dove di solito qualche figlio di Apollo ci accompagnava con la chitarra mentre il resto dei semidei cantava pezzi classici come Apollo é un gran figo e mi hanno rubato il carro del sole, ma sono comunque un gran figo (indovinate chi era l'autore dei testi....)

Verso metà della canzone Mio nonno é il Minotauro fummo interrotti da Austin Lake, che arrivò correndo dalla collina.
-Il ragazzo nuovo si è ripreso- disse con il fiatone, e appena finì la frase comparvero Nico e Will, che sostenevano Kendall per le spalle.
Era sveglio, ma faceva fatica a camminare per la stanchezza e il braccio sinistro era fasciato.
-Will... Inizia a pesare... - sussurrò Nico.
Il figlio di Apollo lo fulminó con lo sguardo.
-No, non... -
Troppo tardi.

Nico aveva già buttato il nuovo semidio per terra, senza pensarci due volte. Kendall spalancò gli occhi e cadde sopra a Will, che urlò impaurito. La scena avrebbe fatto ridere anche beh... Ade.

Nico rimase a fissarlo impassibile, ma abbozzó un sorriso divertito.
-NICO! -
-Senti Will, iniziava a farmi male la schiena... - si stava trattenendo dal mettersi a ridere.
-Toglimelo di dosso! -
Nico si mosse, ma Kendall si rialzó da solo e porse la mano a Will.
-Scusa- disse.
-Tranquillo- tagliò corto Will, e si girò Verso Nico, che alzò un sopracciglio.
Il figlio di Apollo non smise di guardarlo negli occhi finché Nico non domandò scusa a Kendall.
-Sei contento ora?- domandò il semidio.
-Si- disse Will, soddisfatto.
I due si allontanarono battibeccando e lasciando Kendall fermo come uno stupido davanti agli sguardi di tutti i presenti.

-... Si, bene- commentò il nuovo arrivato.
Lo fissavano tutti.
-Immagino... Sia arrivato il momento che racconti la mia storia...-
Nessuno lo contraddì. A quanto pare, tutti volevano sapere chi era.
Fu Miranda Gardner a rompere il ghiaccio: -Chi sei?-
Domanda poco prevedibile.

Kendall si guardò intorno e si sedette per terra, ma nessun semidio gli tolse gli occhi di dosso.
-Ok ragazzi, è abbastanza inquietante sentirsi osservato da tutti... - disse.
Visto che non cambiò nulla, prese un bel respiro e iniziò a parlare:
-Mi chiamo Kendall Nott, e sono un semidio. Ma non ho idea di chi sia il mio genitore divino.-

Spalancammo tutti gli occhi, sbalorditi.
-Scusa ma... Quanti anni hai?- domandò una figlia di Afrodite.
-Ne ho diciassette.-
-E allora... Com'è possibile che tu non sappia di chi sia figlio?-
A parlare era stata Annabeth Chase, la ragazza di Percy. Era seduta vicino a lui e i riccioli biondi le coprivano le spalle.
-Perché... Non lo so. - Kendall si mosse agitato sul posto.
-Ma gli dei si sono impegnati per riconoscere tutti i loro figli- intervenne Percy - Intorno ai dodici anni dovresti essere riconosciuto, non è possibile che tu non sappia chi sia il tuo padre divino o la tua... -
-Madre divina. Sì, so che è una donna, ma nessun simbolo fluorescente è mai comparso sulla mia testa fluttuando.- Completò, quasi seccato.
Iniziai ad avere l'impressione che quel ragazzo e il sarcasmo fossero una cosa sola.

Pensai che fosse impossibile, ma stranamente non ero così sorpresa: era già capitato in passato che alcuni semidei non fossero stati riconosciuti dai loro genitori, ma da quando Percy Jackson aveva rinunciato all'immortalità dopo la battaglia contro Crono e aveva fatto promettere agli dei di non dimenticare i loro figli, non era più successo.
-Dovremmo parlarne con Chirone?- sentii sussurrare Piper, che si trovava proprio accanto a me.
Passò qualche imbarazzante secondo, in cui tutti bisbigliarono tra di loro e fissarono Kendall.
Senza aspettare che glielo domandassero, il ragazzo ricominciò a parlare:
-Ho vissuto con mio padre per sette anni, fino a quando non è ... -
Non disse la parola "morto", ma dalla sua espressione si riuscì ad intuire.
-... Sono stati dei mostri. Mi avevano trovato perché essendo un semidio potevano riconoscere il mio odore, ma avevo sette anni e non capii quello che stava succedendo.
mentre i mostri mi distruggevano la casa, fino a quando... - aggrottó le sopracciglia - se ne sono andati. Non mi ricordo altro, solo che la polizia mi portò in un orfanotrofio dove rimasi per quasi dieci anni, finché non fui abbastanza grande per scappare. Venni a conoscenza del campo Mezzosangue e decisi di trovarlo. Mentre arrivavo sono stato rincorso da un mostro, un'Echidna. Sono vivo per miracolo- disse, indicando il braccio ferito.
Tutti volevano sapere più dettagli sulla sua storia, ma nessuno indagó oltre. Si sentirono altri bisbiglii, fino a quando Connor Stoll non parlò:
-Molto bene, amico. Come da tradizione, i semidei che non sono ancora stati riconosciuti si trasferiscono nella cabina di Hermes. Ti accglieremo senza problemi, ma è probabile che appena ti sveglierai domani mattina non troverai più tutti i tuoi oggetti personali, se non te li tieni stretti. - Connor gli fece l'occhiolino.
-Fantastico- borbottó Kendall, mentre il figlio di Hermes gli passava un braccio attorno alle spalle.

Appena la coppietta iniziò ad allontanarsi, anche i semidei rimasti si dileguarono.
Aspettai di essere una delle ultime per alzarmi e tornare nella cabina di Iride, sperando di non trovare Butch ancora sveglio... Un'altra storiella di come era riuscito valorosamente ad uscire vivo dal bagno in cui era rimasto rinchiuso più di un mese fa non mi andava proprio.

A Lie Can Change (1)Where stories live. Discover now