A Lie Can Change (1)

CAPITOLO 47- La Riserva Della Riserva

-NO!- Fissai Kendall, sgomenta.
Sentivo il sangue ribollire nelle vene. -Che significa?!-
-Che ha vinto.- Rispose il semidio, esitando sulle sue stesse parole.
Suonavano amare.
Chione strabuzzó gli occhi. -È stato molto più semplice di quanto mi aspettassi.-

Kendall continuó a guardare il terreno, pensieroso.
-Che stai aspettando?! Dammi il Vello!- Chione allungó la mano libera, senza mollare la presa dal pugnale.
-NO!- Urlai, arrabbiata.
Che diavolo si era messo in testa?!
Sarebbero morti tutti!
-KENDALL! Che stai facendo?!- Sbottai, cercando di liberarmi dalla presa di Chione, che però aveva la mano salda attorno all'elsa.
-Stai ferma, oppure ti immobilizzeró io. E ora, voi altri.- Indicó gli altri semidei, sorridendo in modo malefico. -Gettate le armi a terra.-

Inizialmente, esitarono tutti.
Arrendersi equivaleva ad una condanna a morte, e tutto questo per una sola vita insignificante.
-Fate come dice.- Disse May, calma.
-Ma...- Drew provò a ribattere, però Connor la zittì immediatamente.

Anche se contrari, tutti i campisti lasciarono cadere spade, lance, archi e ogni sorta di arma con un rumore assordante.
-Non possiamo arrenderci per una ragazzina!- Protestarono un paio di ragazzi di Ares, stringendo le loro armi come se fossero legati ad esse.
-MOLLATE LE ARMI.- Ripeté May, sfidando i fratelli.
Alla fine rinunciarono e, sbuffando, appoggiarono gli scudi contro il suolo.

-Ah!- Esultó Chione, sprofondando con le unghie nella carne del mio braccio sinistro. -Voi Mezzosangue! Non siete mai in grado di sacrificare un vostro amico. Troppo leali, oserei dire...-
-HAI AVUTO QUELLO CHE VUOI.- Intimó Kendall, allontando con un calcio la spada dai suoi piedi. -Ora libera Scarlett.-
-Mio piccolo, dolce, e ingenuo figliolo. Il mio scopo, era quello di uccidere più semidei possibili... E vedi, non posso permettermi di far sfuggire un'occasione simile...-

Il rivolo di sangue che pendeva dal coltello mi stava ormai macchiando l'armatura, entrando persino all'interno della maglia.
Fissai disperata la folla, travolta improvvisamente dalla paura di morire: era una giusta causa, vero? Sarei stata condotta ai campi Elisi?
Sarebbe stato doloroso?
Fu allora che giunse l'illuminazione divina.

Alzai un pollice, attirare l'attenzione di Kendall in un movimento appena percettibile.
Lui puntò gli occhi su di me, confuso, e allora gli mimai delle semplici lettere con le labbra, stando ben attenta a non emettere il minimo rumore.
Una sola parola.

Kendall ripeté in silenzio ciò che gli avevo appena mimato, giungendo alla mia stessa conclusione e, poco dopo, si fece largo un sorriso soddisfatto.
Quel sorrisetto che mi faceva andare tanto sui nervi ma che, per una volta, fui felice di vedere.

-Stai ridendo.- Constató Chione, perplessa. -Perché ridi?-
-Perché voi dei siete tutti uguali: pazzi, con un senso del dovere alterato e con la convinzione di essere superiori a noi. Ti dirò una cosa, mamma: gli eroi hanno sempre un piano di riserva. Ma i veri eroi, hanno la riserva della riserva.-

Kendall si dilungó sul suo discorso solo per permettermi di agire.
Alzai la gamba e, prima che Chione potesse accorgersene, raccolsi tutta la mia buona volontà e...le pestai il piede.

Chione gridó di dolore e allentó la presa sul pugnale, dandomi il tempo necessario per sgusciare sotto la lama, piegarmi e assestarle un calcio sugli stinchi.
La dea si accasció, coprendo istintivamente la botta con le mani.
Nel frattempo, Kendall era rotolato verso la spada, l'aveva raccolta da terra e, con un rapido gesto, scagliata  contro sua madre.
-GIÙ!- Mi ordinó, mentre la lama sfrecciava appena sopra la mia testa.

Il tempo si bloccó.
Contemporaneamente, Chione indirizzó il pugnale argentato contro il figlio, ma la ferocia per centrare il bersaglio venne a mancare.
Come a rallentatore, le due lame si sfiorarono di pochi centimetri, rischiando quasi uno scontro.
Ma subito dopo ripresero a sfrecciare alla velocità della luce, finendo il loro percorso.