Freckled Boy +1.1

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La 🔑ta che vi dovevo.

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Villa Balestra è silenziosa.

Le porte sono serrate, le finestre chiuse.

Piove da giorni.

La furia incontrollata dei temporali estivi s'abbatte senza sosta sulle mura della casa, ne impregna il giardino, cola dalle fronde tenere degli alberi alti.

Una sola luce rischiara quel grigiore che sa di notte anticipata, e flebile s'irradia sui muri della stanza, tra le cornici e i libri che la fanno da padroni, per infrangersi in ultimo sui tratti delicati d'un Simone ancora dormiente.

Riposa di fianco, completamente abbandonato alla leggerezza dei sogni, placido e sereno.

Sulla sua brandina, Manuel l'osserva.

Conta, con la mente, l'infinità d'efelidi che gli decorano la pelle, e si perde e ricomincia, ché ogni volta si distrae.

E Simone si stiracchia, porta via la guancia dal suo giaciglio sul cuscino, lasciando che le ciglia si schiudano attorno agli occhi di caramello.

A Manuel batte forte il cuore, d'un dolore tanto caro e familiare, e continua a tenere i suoi, di occhi, fissi sul più piccolo, mentre il petto gli si riempie di calore.

Simone sbuffa piano, si rigira  come un gatto tra le lenzuola stropicciate, ancora a metà tra il sonno e l'esser svegli.

Ed è così, così tanto bello.

Manuel si sporge verso di lui, fa forza sulle braccia e bacia, delicato, la punta del suo naso, "ciao".

Simone sospira d'un dolce mormorio, segue con il volto la figura di Manuel, che si sposta completamente accanto a lui.

"Manu", e si fa più vicino a sua volta, finché quella stessa guancia morbida, ancora segnata dal cuscino, non si trova a riposare sul braccio del più grande, tanto stretti l'uno all'altro da sembrare cosa sola, "sei caldo".

Manuel lascia ad una delle sue mani la libertà di risalire, lenta, la schiena di Simone, scivolando infine tra quei riccioletti stretti.

"Sì?", domanda, e le labbra si posano sulla fronte del più piccolo, "mi sposto?"

"No, mi piace".

"Fatti più vicino allora, così ti riscaldo di più".

E Simone riesce, in qualche modo, a farsi piccolino piccolino, rannicchiando l'intera sua altezza nella conca del corpo di Manuel, il nasino a solleticargli il collo.

"Profumi"

"Di che?"

"Di buono. Di casa."

E Manuel potrebbe rispondere a quelle parole con altre ugualmente dolci, raccontargli, ancora una volta, di quanto sia stregato da quel volto d'angelo, da quegli occhi immensi, eppure le parole gli sembrano superflue, che Simone riempie i vuoti con il suo solo esistere, e si limita a baciare nuovamente la sua fronte.

Il tempo pare dilatarsi, lo scrosciare sempre uguale della pioggia a fondere ogni attimo con quello precedente, con quello successivo.

Simone è tanto calmo che quasi sembra nuovamente addormentato, e Manuel sfiora con delicatezza una delle sue braccia, scostando di lato la spallina doppia della canotta che indossa per aver pieno accesso alla sua pelle, concedendosi, finalmente, di lasciarsi trascinare in quel vorticare infinito che sono le efelidi sulle spalle di Simone.

Eppure Simone è sveglio, e il suo respiro caldo gli accarezza piano la pelle, "che fai?"

"Disegno"

"Cosa?".

Headcanons- Where stories live. Discover now