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È fatto

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È fatto.

Manuel è fattissimo.

Sono fattissimi entrambi; sono ore che sono stesi in giardino, talmente tanto che il cielo da scuro sta diventando rosa. I volti che tirano di stanchezza, gli occhi contornati da occhiaie, la testa leggera che gira comunque.

Manuel abbandona il capo di lato a metà d'una risata e gli occhi incontrano il profilo di Simone, il suo sorriso stanco, il suo collo candido.

Si tira sù piano, s'un gomito, e s'allunga ad aggiustare uno dei riccioletti scuri che  ricadono sulla fronte del piccolo, "me pari proprio Biancaneve".

Simone ride, la sua risata riempie il giardino, si mischia al canto degli uccellini.

Stringe la mano che Manuel ancora aveva da spostare, si sporge con la guancia verso il palmo per rubare una carezza, "Biancaneve?"

"Eh- come diceva quella? Le labbra rosse rosse, i capelli d'ebano...sei tu".

Le guance di Simone si fanno rosse.

Manuel s'è fatto vicino, Simone sente il suo respiro sul volto.

"Come il sangue", mormora, e Manuel ci mette un po' a rispondere, che è perso a fissargli la bocca, le labbra lucide, "che?"

"Le labbra", ripete Simone,"rosse come il sangue".

E la sua voce è un sussurro e quella di Manuel pure, e sono sempre più vicini e i respiri sono troppo grandi per restare nei petti, e si mescolano  tra i loro volti.

"E lo dice, di che sanno quelle labbra?"

"No. Non lo dice".

"E io Simo', io lo posso scopri' di che sanno 'ste labbra qua?"

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