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A metà serata, Manuel s'avvicina con una sigaretta tra le dita e un sorrisino infame che scioglie le ginocchia di Simone.
"Spacchiamo?" chiede, e gli acchiappa i fianchi, e Simone si lascia andare contro di lui, prende la birra che aveva poggiato sul bancone e si lascia portare fuori, una delle mani del più grande ancora ben salda sul suo fianco.
E se li sente, gli occhi del barista sulla schiena.
La porta laterale del locale si chiude alle sue spalle con un tonfo leggero e Manuel non perde tempo per baciarlo piano, dolcemente, allontanandosi poco dopo col suo labbro ancora stretto tra i denti, "sei buono".
"Tu di più"
Manuel si limita a lanciargli un'occhiolino mentre pesca l'accendino tra le tasche. Gli avvicina il filtro alle labbra, si fa vicino vicino per accendere la sigaretta e guarda come il fumo abbandona la bocca di Simone, "sei pure bello".
E Simone gli sorride di nuovo, e s'accoccola contro di lui e gli passa la sigaretta, che lentamente si consuma.
Nonostante il freddo pungente, Simone non ha fretta di tornare all'interno, che le braccia di Manuel sono calde e confortevoli, e l'inglese biascicato del barista ancora gli fa saltare i nervi.
E Manuel, che si premura di calargli il cappello a coprirgli le orecchie, gli bacia la fronte e lo chiama piano.
"Mh?"
"Senti ma che t'ha detto il barista? Parlava fitto fitto ma nun c'ho capito n'cazzo".
"Mi ha-mi ha chiesto di uscire".
Manuel lo fissa. E lo fissa. E lo fissa ancora. Prende un respiro profondo.
"Famme capì, questo c'ha provato co'te, er ragazzo mio, davanti a me, pe'tutta 'a sera, e io c' ho lasciato pure 'a mancia?!", gli lascia uno scappellotto leggero, "ma non me lo sapevi di' prima?! "
