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"Te l'ho mai raccontata l'ultima scopata che mi so'fatto?" chiede, che lo sanno entrambi che sta inventando tutto, che vuole soltanto portare Simone al limite e che non ha intenzione di toccarlo né di parlargli direttamente per farlo, che forse è anche - soprattutto- questo che ha le cosce di Simone stringersi con più forza.
Parla piano Manuel, la voce è roca e pare fumo a insinuarsi nelle orecchie di Simone per avvolgerglisi attorno ai pensieri. Il corpo di Manuel è caldo e solido sotto di lui, che pare roccia mentre Simone si sente marea, e riesce a stento ad ancorarlo al presente.
"C'aveva 'na pelle così liscia e delicata Simò, n' ce voleva niente a lasciarci segni sopra",riprende il più grande, e la punta delle dita sfiora appena il collo di Simone, "dal collo so'partito, me pareva 'na tela fatta apposta per la bocca mia. E poi il petto, e lo stomaco, e i fianchi, finché quella pelle non l'ho sporcata tutta, l' ho fatta diventa'viola".
Se chiude gli occhi Simone riesce ad immaginarcisi, riverso inerme s'un letto - o un pavimento, un prato, il nulla-, la bocca e le mani di Manuel come fuoco a porre marchi indelebili su di sé.
" Gliele ho aperte io le cosce, con le mani dietro le ginocchia, che tremava così tanto che non riusciva a non stringerle, a strofinarle assieme per darsi sollievo.
Le ho riempite di morsi. Così pallide Simò, così morbide, più mordevo e più ne volevo", e forse è suggestione o forse mera fantasia, ma il respiro di Manuel pare tanto frastagliato quanto il suo, e il più grande ha da deglutire più volte prima di riuscire a continuare il suo racconto.
"Quando m'ha stretto nello stomaco - Cristo. Così tanto che me ce vedevo da fuori, a gonfiarlo ad ogni spinta, sempre di più, sempre più forte. Fino su in gola me volevo fa senti".
Manuel s'interrompre, che Simone è un disastro su di lui, rosso e affannato, completamente nascosto contro il suo petto.
Le cosce strofinano senza pudore e piccoli gemiti sfuggono via dalla bocca. Manuel se lo sistema meglio contro con uno scatto deciso che scatena ancora un altro gemito, poi gli afferra il mento.
Gli occhi di Simone sono gonfi di lacrime, le labbra martoriate e rosse che attirano lo sguardo e le dita di Manuel assieme, "c'aveva 'sta boccuccia così rossa Simò, che m'immaginavo solo d'affondarci dentro il cazzo".
Simone viene.
Simone viene e Manuel se ne riempie gli occhi, e culla ogni tremore che scuote quel corpo e del suo proprio fa rifugio e giaciglio.
Scosta i riccioletti sudati dalla fronte di Simone, che se ne sta placido contro il suo petto, rannicchiato e distrutto, ancora in affanno, a riempirgli di tenerezza il cuore.
Manuel copre entrambi e gli accarezza la schiena, gli bacia piano una tempia, l'erezione che tira nei pantaloni alla quale non presta attenzione, che Simone pare un cucciolo sfinito tra le sue braccia.
"Bravo Simone, così bravo, solo per me".
Simone trema ancora, mormora incomprensibili parole contro la sua gola; Manuel si sporge verso il tavolo per afferrare il suo bicchiere e portarglielo alle labbra, "bevi un po', mh? Poi ti lascio dormire", sussurra, ma Simone lo sente rimbombargli nelle orecchie, che invece di bere tira veloce sú gli occhi che paiono terrorizzati e tristi, "mi lasci?".
"Che- no! Amore, amore mio, no. Resto qua, certo che resto qua", s'affretta, che le parole paiono incastrarsi un sull'altra per la fretta che ha di pronunciarle. Accarezza le guance di Simone, lo bacia piano, "non me ne vado mai più".
