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Il libro non lo legge più da un quarto d'ora e passa.
Il dorso sotto il naso, gli occhiali da sole in volto, Manuel scruta Simone e il tipo che gli si è avvicinato con un crescente fastidio che gli fa bruciare la pelle.
E ci ha provato, a starsene per i fatti suoi, ché lui e Simone non sono niente, e il quarto d'ora passato a spiare - perché di quello si tratta- ne è testimone.
Poi, però, il tipo s'avvicina fin troppo, stringe i fianchi di Simone tra le mani e Manuel non ci vede più, ché i fianchi di Simone nessuno li deve toccare. Sono suoi, suoi e basta, come Simone stesso, e i suoi occhioni sorpresi e le sue guance rosse che adesso sono rivolte a quel piccolo bastardo che a Manuel sta pesantemente sui coglioni.
Il libro gli vola via dalle mani e quasi cade per la foga che ha di raggiungere la riva, l'acqua, Simone.
Si scorda pure di togliersi gli occhiali.
"Simone, oh!" urla, e Simone si volta a guardarlo, ma le mani di quello gli stanno ancora addosso. Una s'è spostata sullo stomaco, si permette di pressare e trattenerlo quando Simone fa per avvicinarsi a lui, indice e medio a sfiorare il bordo del costume.
Simone avvampa, si volta confuso, e Manuel avverte l'irrefrenabile voglia d'affogare quello stronzo, ma si limita ad avvicinarsi e basta.
Avvolge la vita di Simone con un braccio, se lo tira contro, lo strappa via dalle mani del ragazzo che ha preso a fissarlo malissimo.
Un mormorio sorpreso sfugge alle labbra di Simone quando si scontra con il suo corpo, Manuel vorrebbe soffermarsi su quanto adorabile sia, ma ha un coglione da mandare via.
Coglione che prende parola e fa un passo verso di loro,
"E tu sei?"
"Quello che te spezza 'e dita se non tieni le mani apposto".
