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Le sedute di terapia sono sempre un'incognita, Simone non sa mai cosa aspettarsi e, di conseguenza, non sa mai come ne uscirà

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Le sedute di terapia sono sempre un'incognita, Simone non sa mai cosa aspettarsi e, di conseguenza, non sa mai come ne uscirà.

S'avvia fuori dallo studio con il polso che fa male, il cielo è grigio e cupo e s'è alzato pure il vento, petricore nell'aria e nelle sue narici.

Simone si sente un po' rinascere, all'aria fredda sulla pelle, all'autunno che s'avvicina, alla pioggia che si prospetta. Ma gli occhi restano comunque bassi, ché non c'è nessuno a cui volgerli.

Muove un paio di passi prima che una mano s'aggrappi al suo gomito e lo trattenga dall'allontanarsi, il contraccolpo lo porta a finire contro il petto di quello ch'è indubbiamente Manuel, Simone ha riconosciuto il profumo.

Fa per spostarsi, almeno per girarsi, ma Manuel lo stringe forte e preme il viso tra le sue scapole mentre gli accarezza lo stomaco.

Appoggia il mento barbuto sulla sua spalla e Simone sente la forza venir meno nelle gambe, che è stanco, esausto, e l'unica cosa di cui davvero aveva bisogno era un sostegno, che ora è lì e lo stringe tra le braccia.

"Mi dispiace" mormora, e Manuel gli bacia una tempia con decisione, "è colpa mia Simo', lo sai che so'na testa di cazzo".

Simone ride e finalmente si gira, ricambia l'abbraccio e sbircia nei suoi occhi, "pure io però".

Manuel gli lascia un nuovo bacio, sulla fronte, poi lo prende per mano per raggiungere la moto. Simone gli cammina vicinissimo, stringe il suo braccio con la mano libera e gli appoggia il capo sulla spalla, "mi sei mancato oggi".

Manuel porta le loro mani intrecciate alle labbra, bacia le nocche di Simone me tre il cielo trema, "non ce saremmo comunque visti fino a quest'ora Simo', no?"

"Mi è mancato saperti vicino".

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