I'll Be There.

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E c'è Manuel che, in piedi, poggiato al muro, lascia che Simone strofini le dita sulle nocche livide della sua mano destra, l'altro braccio saldamente ancorato alla vita del più piccolo, che gli si stringe contro con gli occhi ancora umidi

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E c'è Manuel che, in piedi, poggiato al muro, lascia che Simone strofini le dita sulle nocche livide della sua mano destra, l'altro braccio saldamente ancorato alla vita del più piccolo, che gli si stringe contro con gli occhi ancora umidi.

E Manuel si sente tremare di rabbia, e il visino triste di Simone non fa che stringergli il petto in una morsa dolorosa, diviso dal bisogno di stringerlo ancora più forte e la necessità di prendere di nuovo a pugni quel pezzo di merda che Matteo gli ha strappato dalle mani, che Manuel, Manuel, gli hai rotto il naso, fermati, eppure Manuel avrebbe continuato fino a fargli saltare i denti, che le guance di Simone s'erano rigate per colpa sua.

Simone gli si fa ancora più vicino, sposta le dita sul dorso della sua mano sul polso, poi tira su il viso e lo guarda dritto negli occhi, gli perfora l'anima, ché Manuel non capisce come due occhi così tristi possano essere al contempo tanto dolci.

"Ti fa male?"

Manuel stringe le dita attorno al suo fianco, libera la mano dalla sua presa e gli accarezza il mento, la guancia, dove lascia riposare il palmo, "tu stai bene?"

Simone fa spallucce, però gli sorride, e le guance gli si fanno rosse, "non dovevi".

"Volevo".

"Però ti sei fatto male"

"Simone", Manuel se lo tira contro per la vita, l'altra mano che ancora gli stringe il mento, "nessuno ti deve toccare a te".

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