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Non c'è aria.
Simone non riesce a pensare ad altro, l'aria è finita, non c'è, oppure è la sua gola che s'è chiusa troppo in fretta e non lo lascia respirare.
Intorno solo buio, le lenzuola sfregano contro la sua pelle, la gola è ancora stretta e il panico l'assale, le unghie graffiano la pelle delicata e gli occhi s'offuscano di lacrime salate.
L'accendersi della luce per quanto sia di sollievo lo destabilizza quasi quanto le mani ferme che gli avvolgono i polsi.
Simone non se lo ricorda che Manuel è accanto a lui, non si ricorda dov'è, non ricorda neanche come si respira- ma quelle mani tanto ferme l'ancorano a qualcosa di solido, accompagnate da un profumo tanto familiare e da una voce calda che gli accarezza il petto nonostante sia ovattata.
"Con me Simone, respira con me. Bravissimo"
Il tempo è dilatato, non ne esiste la percezione, tutto gira attorno a quella voce decisa che piano lo riporta a sé stesso.
Gli occhi di Manuel appaiono davanti ai suoi intrisi di preoccupazione, ma Simone adesso respira e la vista non è più sfocata, e mentre le immagini appena sognate gli ritornano in mente il panico è sostituito da profonda tristezza.
"Manuel, Manu"
Manuel lo tira contro di sé, lo culla dolce, lo stringe, "va tutto bene, va tutto bene".
"Non va - non va tutto bene Manu, non andrà mai tutto bene perché io non andrò mai bene- Manuel-"
E Manuel gli sfiora il viso, lo stringe di più mentre il cuore gli fa male, "Simone, Simone- guardami".
"No"
"Simone, ti prego- ti prego mi devi guardare- tu vai bene. Tu. Vai. Bene. Tu sei l'unica cosa bella della vita mia Simo', come fai a dirmi che non vai bene?" ed è così tanto dolce che nemmeno si riconosce.
Simone tira sù col naso e i suoi occhi sono enormi, Manuel non ha mai visto nulla di più bello.
S'appoggia con le spalle alla testiera del letto e porta Simone con sé ," ti tengo io adesso, te lo giuro non ti lascio".
