capitolo 4

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Beppe mi stava guardando ansioso mentre Liz sentivo che aveva un mezzo sorriso. -puoi ripetere scusa?- gli chiesi -aggio ritte ca nun saprai manco 'a matematica, figuriamoci cambiarci 'o modo e penzà- disse con un sorrisino. -ah quindi è chiste chille ca pienze ca ij ve farò? Cambiarvi 'o modo e penzà?- dissi incrociando le braccia al petto. Lui annuì senza spiccare parola. -Ij nun facce magie saje Ciro? ij aiuto ragazzi a migliorarsi, nun a cambiarsi- il suo sorrisino smarrì subito. -po' nun veni' a dicere a me nun sape' 'a matematica quanne a parla' senza ragionare si' proprij tu- la sua faccia divenne scioccata insieme a quella degli altri -e ricordarti, statt'accuort, nun sempe 'a volpe tene ragione, 'o cuorve pote fotterla a qualsiasi momento- gli feci l'occhiolino. Mi guardò dritto negli occhi, non mi intimoriva più di tanto.

Lui si alzò in piedi stingendo i poggioli della sedia con uno sguardo abbastanza incazzato. -va bene ragazzi, l'incontro può concludersi qua, andate nelle proprie celle adesso- disse Beppe mentre un ragazzo accanto a Ciro lo fece risedere sussurrandogli qualcosa.

Una volta che furono tutti fuori la direttrice mi venne a parlare.

-non male come primo incontro- rise lievemente lei. -ci serviva una ragazza che tiene testa a quello zuccone- disse il comandante mettendomi una mano sulla spalla. -Ciro non è cattivo, ha solo bisogno di tanto sfogo e di farsi ascoltare- dissi io. -concordo, adesso vai pure, ci vediamo Lunedi- mi disse abbracciandomi.

Salutati tutti uscì mandando un messaggio a Francesco di venire a prendermi e poco dopo fu lì.

-allora? Come è andata?- mi chiese. -bene, mi sono presentata e mi hanno chiesto alcune cose tipo i tatuaggi- cercai di non citare la mini discussione. -bene allora, quando vai a fare... quella cosa?- mi chiese -Lunedì- dissi.

Una volta arrivati a casa raccontai tutto a mia mamma e Riccardo.

Pranzammo e poi decisi di andare a casa di Alessandro che mi aveva invitato.

Misi una tuta e un top e andai a casa sua.

Bussai e mi fece entrare.

-hey- disse stampandomi un bacio. -hey- ricambiai.

-stavo facendo una torta, mi aiuti?- mi chiese -certo perché non sai farla- lo presi in giro. -ma smettila perfettina- rise mentre mi legavo i capelli.

-vediamo cosa hai fatto- dissi cercando di trattenermi dal ridere.

-dai posso migliorare- disse lui. Guardai la cucina e aveva fatto quasi tutto, uova, zucchero, farina e latte.

-beh, cos'altro devi fare?- gli domandai -metterla in forno- disse allontanandosi dalla teglia sulla quale l'avevamo messa. -non dirmi che non hai mai usato il forno- -ehm..- -Ale si vede che non hai mai cucinato- lo presi in giro nuovamente mentre riscaldavo il forno.

Nel frattempo stavamo riordinando un po'.

Quando fu caldo misi dentro al torta.

Pulimmo tutto per bene e poi andammo in salotto.

-racconta di oggi- mi sdraiai tra le sue gambe mentre mi passava una mano tra i capelli e un altra la stringevo tra le mie.

-sono entrata, ero totalmente in ansia, il comandante mi ha presentato e poi Naditza, una ragazza, mi ha chiesto di parlare un po' di me, mi hanno chiesto perché avessi abbandonato la scuola e il significato dei tatuaggi- ricordai ogni singola parola di tutti i ragazzi. -gli hai parlato anche di quello?- -no, non me la sentivo di parlargliene- mi lasciò un dolce bacio sulla fronte. -nel frattempo Anya si era accoccolata a Pino, lui a casa un altro cane, Beppe mi ha mostrato una sua foto, si chiama Tyson ed è bellissimo- istintivamente mi spuntò un sorriso sul volto.

-Pino adora gli animali, è in carcere dopo che ha ucciso il compagno di sua madre perché stava costringendo Tyson a partecipare a una lotta tra cani da quel che ho capito. Gli sta molto a cuore il suo cane- dissi. Pino non sembra un ragazzaccio, infondo, lo ha fatto per il bene del suo cane.

-è stato bravo- disse Ale. -anche secondo me, poi a un certo punto questo ragazzo ha iniziato a dire cose a caso, tipo che ero lì per cambiargli il modo di pensare- ripensai alle parole di Ciro. -e tu?- -io gli ho risposto a tono zittendolo ma senza offenderlo, dovrò comunque lavorare con lui-.

Parlammo per 40 minuti abbondanti quando la sveglia per la torta suonò.

La tolsi dal forno e la misi in due piattini.

-è buona dai- dissi appoggiata con la schiena al tavolo mentre gustavo la torta. -si dai abbastanza- rise lui, era appoggiato anche lui da al bancone della cucina davanti a me.

Lo guardai ridendo. -sei sporca- rise -dove?- mi pulì un punto a caso della faccia. -aspetta- poggiò il piatto al bancone venendomi incontro. Prese uno scotex e mi pulì.

Poi prese il mio piattino andando a poggiarlo sul tavolo. MI prese per i fianchi appoggiandosi a me. Strinsi le mani al suo collo mentre aveva cominciato a baciarmi.

MI sollevò mettendosi tra le mie gambe.

Mi mise la lingua tra le mie labbra e iniziammo a limonare pesantemente.

Le sue mani stavano vagando ovunque, sulle mie cosce, sul culo, sulla schiena... ovunque.

Improvvisamente mise la mano destra dentro la mia tuta andando a massaggiarmi sopra le mutande. Non riuscì a trattenere un gemito sulle sue labbra, iniziò a massaggiarmi più velocemente.

Gli sfilai la maglia andando a toccargli tutti gli addominali.

Le sue labbra passarono al collo dove lasciò un succhiotto, poi due così via.

Il nostro momento fu interrotto dal campanello.

Lui sbuffò e andò ad aprire rivelando la figura di Stefano.

Essendo migliori amici si vedevano spesso.

-oh frate staij a casa da solo o ce sta gaia?- domandò -sta e llà a cucina- rispose lui -ca stivere facenne zozzoni- mi domandò sedendosi sul tavolo insieme a me. -chille ca tu nun faje da tiempe coglione- risposi divertita.

Per tutto il pomeriggio scherzammo noi tre insieme.

AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora