capitolo 19

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-faccio un salto in bagno- dissi alzandomi prima di andarcene.

Andai in bagno e feci quel che dovevo fare. Mi lavai le mani.

Mentre me le sciacquavo pensavo a Ciro. Mi dispiace per lui, 3 settimane da solo, in un buco, senza poter parlare con nessuno è davvero pesante.

Poi pensai ad Edoardo, all'abbraccio e alle bellissime sensazioni che mi aveva portato. Eppure è così stronzo anche lui. Ma c'è qualcosa nei suoi occhi, nel suo modo di fare, nella sua stronzaggine che mi att- no, sono fidanzata e sono felice di stare con Alessandro.

Scacciai quei pensieri sul ragazzo scuotendo la testa.

Mi appoggiai con le mani al lavandino facendo grossi respiri.

-chi si rivede qua, la piccrella- disse una voce. Cazzo.

Alzai lo sguardo e dal riflesso dello specchio lo vidi lì, era appoggiato a braccia conserte allo stipite della porta.

-cosa vuoi- dissi. Lui si avvicinò e io mi voltai. -non riesci a capirlo piccola?- disse diminuendo sempre di più le distanze. Mi faceva paura.

-non toccarmi- dissi non appena allungò la mano per toccarmi il fianco. -che c'è? Giornata no?- disse ridendo. -Non ti conviene toccarmi Stefano- dissi io sposandogli la mano bruscamente. -perché? C'è il tuo amichetto che mi picchierà?- rise ancora. -si- risposi solamente. -e sentiamo, è quello della scorsa sera?- mi chiese avvicinandosi ancora. Negai con la testa. -e chi sentiamo?- fece il labbruccio. -il figlio dei Conte- dissi sicura di me. Sul suo volto si smaterializzo immediatamente quel sorrisino.

-non ci credo- rispose lui -e invece ti tocca crederci- risposi con un sorriso vittorioso. -quello sta in carcere, non può toccarmi- rispose lui.

-Gaia! Muoviti dobbiamo andare- la voce di mia mamma mi salvò.

-arrivo- dissi squadrando il ragazzo per poi superarlo.

-eccoti finalmente, volevamo andare a fare un giro in ciclabile, magari a prenderci un gelato- disse mia mamma mettendomi un braccio sulle spalle. Annuì acconsentendo.

Parcheggiammo davanti alla ciclabile e iniziammo il percorso.

Eravamo praticamente gli unici a quest'ora, era talmente rilassante che mi sarei addormentata in piedi.

camminavamo senza spiccare parola, ci fermammo davanti al carretto e prendemmo 4 gelati per poi riprendere la camminata.

Francesco mi aveva messo un braccio sulle spalle mentre Riccardo alla mamma che gli teneva il braccio in vita.

Amavo la mia famiglia, eravamo così uniti  e non potrei immaginare una vita senza di loro.

-andiamo nel nostro posticino speciale?- propose Francesco e ovviamente annuimmo tutti.

Dopo 5 minuti di camminata ci trovammo su un ponticello in legno sull'acqua, arrivammo fino in fondo al lungo ponte e ci sedemmo al bordo di esso facendo penzolare le gambe.

La luna oggi era piena, alza nel cielo della notte circondata da milioni e milioni di stelle. Il riflesso nel mare rendeva il tutto ancora più bello e pacato.

DI tanto in tanto si potevano udire dei vocalizzi molto molto lievi dei delfini e i bubolare dei gufi.

da qui potevo vedere il carcere, subito alla mia mente riaffiorò la figura di Ciro. Cosa starà facendo?

-a che pensi?- mi chiese mia mamma con tono basso. -nulla, guardavo il mare, sta notte è davvero bellissimo, calmo...- dissi scrutando attentamente l'orizzonte per poi posare lo sguardo alla luna.

-quello sbaglio o è l'IPM?- chiese il biondino indicando la struttura e io annuì. -da qua non è lontano, saranno all'incirca 700 mt- disse lui. Così poco? Eppure sembra così lontano...

-Portami a sentire le onde del mare, portami vicino le cose lontane, portami dovunque basta che ci sia posto, per una birra e qualche vecchio rimpianto, e portami a sentire il rumore del vento, che tanto torneresti in qualsiasi momento, portami dovunque basta che ci sia posto, per un sorriso e qualche vecchio rimpianto...- iniziai a canticchiare leggermente rondini al guinzaglio, di Ultimo, la canzone preferita di mia madre.

Lei si girò verso di me sorridente e iniziò a canticchiare insieme a me -Dove vuoi, non dove sai, dove esisti e non ci sei, portami con te, portami con te, dove tutto si trasforma, dove il mondo non mi tocca, e portami con te, portami con te, dov'è leggero il mio bagaglio, dove mi ami anche se sbaglio, dove vola e si ribella, ogni rondine al guinzaglio- .

Amavo vedere mia mamma cantare, era bravissima e mi ha passato questa stupenda dote. Aveva una voce meravigliosa, delicata, come quella di una sirena.


AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora