capitolo 14

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Subito appena entrata notai che era molto ordinata e semplice. a destra c'era la cucina divisa da un arco, a sinistra il salotto diviso anch'esso da un arco e vicino al divano c'era un camino.

In centro a quel mini corridoio c'erano delle scale che presumo portassero alle camere.

-ordiniamo due pizze va bene?- mi chiese frugando nel frigo.

MI guardai attorno, con l'occhio di falco che avevo vidi che su un mobiletto, nell'angolo accanto al divano ci stava una pistola. Più precisamente una glock d'oro. Non mi feci domande sul motivo della quale fosse lì e dove l'avesse presa.

-vivevi da solo?- chiesi raggiungendolo in cucina. -si, questa casa è di mio zio, ma è sempre via e non c'è mai quindi me l'ha data a me- disse. 

-salamino?- mi chiese per la pizza e annuì.

Mentre chiamava mi andai a sedere sul divano in pelle bianco.

-tra 15 minuti arrivano- disse venendo a sedersi accanto. Poi la mia curiosità si fece avanti. -pozze farti na addummanne?- chiesi sedendomi a gambe incrociate girandomi verso di lui. -dimmi piccrè- disse girandosi con il busto verso di me. Aveva il braccio lungo lo schienale del divano.

-pecche' tuo zio è sempe via?- domandai diretta. -ama viaggiare e da quanne è morto mij nonno 'a maggior parte dell'eredità è andata isso e 'a usa pe viaggi- rispose semplicemente.

Puntò i suoi occhi sui miei, mi sentivo il corpo bruciare come se fossi nell'acido.

Poi con la mano appoggiata allo schienale mi prese una ciocca di capelli arrotolandosela alle dita per giocarci portando il suo sguardo lì.

-hai dei capelli stupendi- disse portando di nuovo lo sguardo sul mio. Mi sento che sono leggermente arrossita.

Ma come cazzo fa questo ragazzo?

Restammo per qualche minuto a guardarci immobili mentre lui giocava con i miei capelli.

Ad un tratto i suoi occhi si posarono sulla rosa dietro l'orecchio. Ci passò sopra il dito delicatamente. Mi venne la pelle d'oca su tutte le braccia.

Aveva lo sguardo concentrato sul disegno. -ha fatto male?- mi chiese a bassa voce. -abbastanza, ma poi ero felice di averlo fatto- dissi con il suo stesso tono. 

I brividi aumentavano ogni volta che faceva un tratto nuovo con il suo dito sulla rosa. -è molto bello- disse. 

A interrompere fu il campanello.

Edoardo si alzò non capendo, non erano passati 15 minuti.

Andò ad aprire. 

-ue Edòà, iurnata liberà? si a casa ra solò?- disse la voce che non riconobbi. -si, teng'avuto nu' permesso- rispose lui. -si solo? Amma parla' e chella cosa', dell'omic..- lo fermò Edoardo. Omicidio? -Zì nun ora, teng ospiti- rispose lui abbassando il tono di voce. -na gajarella ra chiavar'?- domandò il tipo estraneo. -vaje via, ne riparleremo cchiù 'o llà- rispose Edoardo freddo. -ce se' vere Conte- gli chiuse la porta in faccia.

Mi raggiunse di nuovo sedendosi. -scusa, era un mio amico- mi disse scusandosi. -tranquillo- risposi solamente io.

-posso il telefono? Devo scrivere a mio fratello- dissi io -i tuoi fratelli stanno a casa?- mi chiese. -no- risposi. -e allora non sapranno che non sei a casa- e mi fece l'occhiolino. Roteai gli occhi con un mezzo sorriso.

Una volta arrivate le pizze le mangiammo sul divano. 

-che vuo' pe beve?- mi chiese frugando nel frigo tirando fuori una birra per lui. -na pure ij- dissi indicandola con lo sguardo. -ribelle piccrè- ironizzò.

Si sedette porgendomi la birra e nel mentre guardavamo Outer Banks.

-me sta ncoppa o cazzo Sarah- disse lui mandando giù un sorso di birra. -ma no raje, è simpatica- dissi a suo contrario. -mh... nun mma convince- rispose lui facendomi ridere.

Finite le pizze finimmo di guardarci altri 3 episodi.

-che ore so'?- chiesi. Lui prese il suo telefono. -unnece e nu nquarte- rispose rimettendoselo in tasca ritornando a guardare la serie. -cazzo devo tornare a casa- risposi alzandomi in piedi. -a' ro' vaje mo?- mi prese un polso bloccandomi. -aggia turna' a casa- risposi guardandolo. -ij nun pozze portarti a casa- mi disse senza mai mollarmi il polso. -prenderò nu taxi- dissi inpanicata. -a giro a Napule, da sola a quest'ora nun 'e lascio ji'- mi disse alzandosi mettendosi davanti a me.

-comme facce allore? e miei frate nun ponne veni' a me piglia'- dissi ancora. -ca problem ce sta. Staij cca noni?- disse mollandomi il polso. Lo guardai come per dire "seriamente"? -nun tiene altra soluzione- un sorriso spuntò sul suo volto. -famme avvisare almeno a casa ca rorme fore- dissi sbuffando. Lui mi porse il telefono e scrissi velocemente a Riccardo e a Roby di coprirmi. Poi se lo riprese.

-posso fare una doccia?- chiesi. -si, vieni- disse portandomi in camera sua. Aprì l'armadio e tirò fuori una maglia grigia del Nirvana. -grazie- dissi andando in bagno. Accesi l'acqua e mi infilai sotto.

Che strana questa situazione...

Lasciai scorrere l'acqua su tutto corpo portandosi via pure i mille pensieri facendomi rilassare completamente.

Mi passai il bagnoschiuma su tutto il corpo, poi spalmai lo shampoo sui capelli e misi il balsamo.

Finita la breve doccia mi misi l'accappatoio.

Sentivo l'inconfondibile profumo di Edoardo.

Mi vestì con la maglietta sua e i pantaloncini che avevo prima. Misi da parte gli altri vestiti e mi asciugai i capelli.

Raggiunsi la camera di Edoardo.

Lui era sdraiato sul letto sopra le coperte. Aveva addosso solo la tuta grigia e le calze come le mie. Appena sorpassai la soglia della parte lui mi puntò gli occhi addosso facendoli vagare su tutto il mio corpo coperto solo dalla maglietta che mi arrivava poco sopra la metà coscia.

Notando però che mi stava fissando troppo mi fece spazio sul letto matrimoniale e mi infilai sotto le coperte.

-posso il mio telefono ora?- chiesi -nah, te lo darò domani mattina, vieni qua a guardare il mio con me- sospirai e mi avvicinai a lui mentre scrollava tik tok.

Appoggiai la testa sulla sua spalla mentre allungò il braccio dietro al mio collo. Prese a farmi i grattini sul braccio, cosa che mi fece rilassare tantissimo.

Solo ora notai che sul petto, a sinistra aveva un tatuaggio del muso di una tigre. -e questo?- chiesi sussurrando. -l'ho fatto a 16 anni con Ciro, lui ha la pantera (NON è VERO L'HO INVENTATO IO). Sono davvero legati però, come mi diceva la direttrice.

Restammo a guardare il telefono per mezz'oretta. Gli occhi mi si stavano chiudendo da soli. -sei stanca?- mi chiese lui spegnendo il telefono. Annuì. -andiamo a dormire allora- disse appoggiando il telefono sul comodino. 

MI sdraiai poco più in là di lui girata però verso di lui.

-notte piccrè- mi salutò -notte Edoà-




AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora