capitolo 22

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-Fermo!- sentì urlare. Poi uno sparo. La voce... Potrei riconoscerla in mezzo a mille.

Iniziai a correre per il sentierino fino a farmi mancare l'aria. Anya mi stava dietro correndo come una pazza pure lei.

Sentivo già le lacrime scendere, la vista era sfocata.

Non sapevo dove stavo andando, solo nella direzione del urlo.

Mi ritrovai difronte alla scena più pietosa e terribile che i miei occhi poterono vedere.

Lui, sdraiato a terra, la gamba con un proiettile conficcato nel polpaccio e tutto insanguinato che pregava di non farlo.

L'altro, davanti a lui con in mano una pistola fumante puntata addosso.

-Stai fermo!- urlò quello a terra. Il panico, nei miei occhi e nei suoi. Tremavo fino a non reggermi in piedi.

-staij fermo o te accir!- lo minacciò quello davanti. Gli scesero delle lacrime , non so se dal dolore o altro ma mi pianse il cuore.

-Riccardo!- urlai. Attirai l'attenzione di entrambe. -oh la piccrella è qua, che bello rivederti- disse lui facendo un passo verso di me. Restai immobile. -Stefano, uccidimi, spara a me, ma lei non toccarla- disse Riccardo con la voce tremante. Il ragazzo si voltò ripuntando la testa sul biondo. Provai a fare un passo ma la puntò addosso a me.

-muoviti, prova soltanto a farlo- disse con un sorriso da psicopatico sul volto.

-sei una testa di cazzo- disse Riccardo. No... Le lacrime scesero copiose. Non riuscivo a fermarle ne tanto meno a farne scendere altre.

Tenevo il cane attaccato alla mia gamba.

-tre- cosa tre. -due- no fermati, fermati. -uno- proprio mentre stava per premere quel grilletto, in una frazione di secondo con un bastone ai miei piedi andai a colpirgli dietro le gambe facendolo cadere a terra.

Il proiettile andò a colpire il tronco di un albero.

Gli salì sopra strappandogli la pistola dalle mani. Mi alzai di scatto sparando un punto a caso.

Poi il silenzio. Il cadavere davanti a me giaceva ormai insanguinato.

Mi catapultai verso mio fratello.

-Riki- dissi con le lacrime. -Gaia, lo hai ucciso?- mi domandò tremante. -credo di si-. non so se i abbia fatto la scelta giusta o meno.

-chiamo un ambulanza- dissi prendendo il mio telefono. -ma ti porteranno in carcere- disse lui bloccando la mia azione. -chissene frega, non ti lascio così- dissi.

Chiamata l'ambulanza chiamai mia madre. -mamma- dissi con le lacrime. -tesoro? Tutto ok?- mi domandò preoccupata. -no mamma, non è nulla ok, Stefano ha sparato a Riccardo e io ho sparato a lui. L'ho u...ucc- non riuscì a finire la frase. Forse per i troppi singhiozzi o semplicemente perché non mi sembrava vero.

Una decina di minuti dopo mia mamma era qua da me, l'ambulanza aveva già messo in barella Riccardo.

Pure la polizia era giunta e mi tenevano con le manette alle mani seduta nei sedili posteriori della volante.

-i miei figli, dove stanno i miei figli- disse mia madre in lacrime.

-signora, su figlio ferito sta venendo trasportato ora in ospedale, non sembra molto grave la situazione da quello che abbiamo controllato- disse la dottoressa facendo partire l'ambulanza.

Mia madre venne verso di noi seguita Francesca.

-signora, lei è Maria De Rosa?- chiese la poliziotta. -si- rispose lei secca. -sua figlia ha ucciso un ragazzo, attualmente si rifiuta di dirci nome e cognome- disse lei. Francesco mi guardò dal finestrino. Lo avevo deluso. Tanto.

-A parole di sua figlia questo ragazzo ha sparato a Riccardo Esposito e lei per difendere suo fratello, prima lo ha colpito alle gambe con un bastone, poi gli ha sparato una pallottola nello stomaco- continuò lei.

-sua figlia va portata al istituto penitenziario minorile di Nisida, dove scorterà la sua pena di 5 anni- la informò la donna ancora.

Poi mi chiuse la portiera così io non riuscì più a sentire le parole di nessuno.

Mi scambiavo solo sguardi con mio fratello mentre teneva Anya.

-Gaia, puoi salutare i tuoi familiari, poi ti porteremo al istituto, dove ti porteranno le tue cose per la tua permanenza- scesi dalla macchina, mi tolse per giusto due minuti le manette.

-scusa- dissi facendo scivolare le lacrime sulla mia faccia mentre mia madre mi stringeva sempre di più. -non ti preoccupare, verremo a farti visita, stai tranquilla- disse tra un singhiozzo e l'altro. -mi mancherai Coco- disse Francesco cercando di trattenere le lacrime, tentativi invani.

Poi mi chinai, Anya cominciò a leccarmi tutto il viso portando via le lacrime. 

-mi mancherai bellissima, tanto tanto tanto- sussurrai.

Poi mi rimisero le manette e chiusero lo sportello. Inizia qua... il mio viaggio da carcerata.

AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora