capitolo 33

1K 28 0
                                    

-non è possibile- dissi riguardando più e più volte la storia di Alessandro.

-te l'ho sempre detto che non dovevi fidarti di quello stronzo- non riuscivo a staccare gli occhi da quel dannato video in cui si limonava animatamente con un'altra.

Una lacrima mi arrivò fino alla bocca. -vieni qua- disse lei aprendo le braccia.

Mi chiusi in una pallina facendomi piccola piccola tra le sue braccia. Iniziai un pianto, lungo e doloroso.

-scusa, ora vado, ho bisogno di pensare- dissi staccandomi. -tranquilla piccola, ci vediamo- disse lei.

Andai dritta da Lino. -Lino, mi accompagni in cella?- chiesi cercando di non far sembrare che stessi piangendo. -certo piccrè- mi condusse fino alla stanza.

Mi sdraiai a pancia in giù affondando il viso nel cuscino iniziando subito a bagnarlo di lacrime.

Fanculo.

Piansi per dieci minuti abbondanti dopo di che sentì le voci dei ragazzi aumentare, ciò significava che erano qua.

-Ciù Ciù noi stiamo da Pino- disse Ciro entrando. -tutto bene?- mi chiese lui. -si, non mi sento bene- mentì.

-se hai bisogno chiama- disse.

Mi sentivo letteralmente morire dentro. Aveva rotto il mio cuore.

Lo odio, non merito di essere trattata così. 

fanculo.

fanculo.

Mi ripetevo tra me e me mentre le lacrime inondavano il mio cuscino.

Alzai lo sguardo sulle foto che avevo appeso. Ebbi un attacco di rabbia. -FANCULO!- urlai staccando di botto quelle nostre e strappandole in mille pezzi.

Tirai un pugno al tavolo facendolo tremare, un altro all'armadio di ferro creando un boato allucinante.

Esplosi in un pianto isterico, urlavo, piangevo, tiravo pugni alla prima cosa che avevo a portata di mano.

-Gaia!- Edoardo accorse subito alla cella sentendo le urla e il casino.

-Ti odio bastardo!- urlai ribaltando il tavolo.

-Gaia! Stai calma!- disse afferrandomi. Mi strinse a se. 

Lo strinsi a me. Come se stesse per andarsene. Non riuscivo a smettere di piangere.

-Tranquilla piccrè, respira- mi prese il volto tra le mani cercando di farmi tornare a respirare. Per colpa dei singhiozzi non mi passava più aria.

-ci sono qua io, sono qua piccrè- mi strinse mettendomi una mano sulla testa come se me ne volessi andare.

-non andartene- lo pregai appendendomi letteralmente alle sue braccia. -non ti lascio piccrè, non ti lascio- mi strinse ancora più forte. 

Aveva notato le foto strappate. Potei capirlo dall'insulto, non ben chiaro, che aveva detto a voce bassa.

Mi fece sedere sul suo letto.

-calma Gaia, respira- lo stringevo tantissimo, avevo paura. Non so di cosa ma l'avevo.

Sotto le sue parole rassicuranti riuscì a calmarmi un po'. -brava, tranquilla ci sono qua io- disse facendomi sdraiare sul suo letto. Lui mi continuava a stringere tra le sue braccia.

-mi prendi l'orso?- chiesi e lui subito me lo diede fra le mani e cominciai ad abbracciare pure quello.

Il respiro calmo di Edo, il calore del suo corpo e le sue dolci parole mi tranquillizzarono fino a farmi addormentare.

POV'EDOARDO

Le stavo circondando il corpicino con un braccio mentre con l'altro passavo le dita tra i capelli morbidi e setosi.

Si era sdraiata sulle mie gambe stringendo il suo peluche.

Aveva il viso arrossato e le mani con dei tagli per i pugni. 

Una creatura così innocente con un mostro da mandare all'inferno.

-si è addormentata?- chiese con tono basso Ciro entrando in cella.

-si, da poco, era distrutta, non smetteva di piangere e urlare- dissi stringendola ancora di più. -chissà cosa ha saputo- disse raccogliendo i pezzetti di carta delle foto di merda in cui si baciava con quel mostro.

-nun 'o sacce e nun voglie saperlo. L'ha ridotta na merda, è na capa e cazzo chille strunz- digrignai i denti dal nervoso.

Sembrava una bimba così, mentre dormiva beatamente dopo che il mostro si era impossessato di lei.

-ive vederla Cì, me chiangeva 'o core a vederla stare cosi malemente- dissi scosso dalle brutte immagini.

-Lino ce tene cacciati fore, comunque tieni, Beppe me ha ritte e portarti coccose- disse il ragazzo porgendomi un vassoio. -nun teng fame, grazij- dissi io e lui lo appoggiò accanto a me.

Fissavo un punto vuoto, pensando a quanto faccia schifo quel suo ex ragazzo. Si dico ex perché non penso che lei voglia tornare lui dopo che è stata così di merda per lui.

Da un certo lato lo spero, spero che lei non torni mai da lui. Odio vederla stare male e se ritornasse da lui sono sicuro che soffrirebbe come sta soffrendo in questo momento e io non voglio. Non voglio vederla stare male.

-a che pensi?- mi chiese il ragazzo facendo sbucare la testa dal suo letto. Vuoi sapere a cosa penso? Penso come sia possibile che questa ragazzina mi faccia questo terribile effetto, alle sensazioni che provo non appena mi guarda negli occhi, a quanto è bello il contatto con la sua pelle, al suo modo di fare da bambina ma avere pure un carattere da far paura. Penso a lei, quanto è meravigliosa in tutto, ai suoi occhi grigi, che sembrano un mare in tempesta. Al suo sorriso.

A quanto cazzo sia perfetta questa piccola creatura che stringo tra le braccia.

-nulla- risposi soltanto.

-adesso dormi che anche tu sei distrutto- disse Ciro ritornando sul suo letto.

-notte- mi disse. -notte- risposi freddo.


AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora