capitolo 34

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POV'GAIA

Aprì lentamente gli occhi. Mi bruciavano ancora dal pianto di ieri.

Alzai leggermente lo sguardo sentendo una presenza sotto di me. Ero appoggiata sul suo stomaco, lui stava leggermente rialzato contro il muro e le braccia sul mio corpo. Io lo abbracciavo ancora all'altezza del busto e sotto braccio avevo il peluche.

Mi accoccolai ancor meglio a lui andando ad appoggiare la testa al petto.

Lo sentì muoversi leggermente.

-sei sveglia- disse lui con voce roca. -si, da ora- risposi chiudendo gli occhi. Iniziai ad ascoltare il battito del suo cuore.

-come stai?- mi chiese cominciando a passarmi le mani tra i capelli. -un po' meglio, mi sono sfogata ieri- dissi sospirando. Vorrà spiegazioni?

Restammo per alcuni minuti in silenzio, godendoci le onde mattutine del mare e i primi uccelli svegli.

-Al colloquio era venuta la mia migliore amica. Mi ha mostrato una storia di Alessandro in cui si baciava con un altra. Ha tradito la mia fiducia, lo amavo- dissi abbassando la voce. Poi alzai lo sguardo verso di lui mentre una lacrima mi rigava la guancia. -ma è meglio accussi', sospettavo coccose già da tiempe- dissi abbozzando un sorriso. Lui li levò la lacrima dalla guancia incastrando i suoi occhi nei miei.

Restammo immobili per diverso tempo, le sue dita passavano tra i miei capelli incessantemente mentre i nostri sguardi non si scollavano nemmeno per un momento fino a quando Lino non venne a svegliarci.

Mi riappoggiai al suo petto sbuffando. -Lino, Nun urlare!- gli ordinai supplichevole scatenando una leggera risatina da parte di Edoardo.

-vulite alzarvi o restate 'e a coccolarvi vuje dduje?- ci chiese Ciro barcollando verso l'armadio. -ij punto e coccole- disse Edoardo. -pur ij- dissi assecondandolo. -ce sarà nu sicunno attimu aroppe, mo a piere o lino si ngazza- disse Ciro mettendosi una maglietta nera.

Mi alzai maledicendo in cinquanta lingue diverse il ragazzo e presi dall'armadio una tuta e rubai una felpa a non so chi dei due. Era molto bella, bianca con il centro il logo della The North Face.

Mi lavai il viso, guardandomi allo specchio notai che avevo ancora gli occhi rossi e delle occhiaie non troppo evidenti che coprì con un po' di correttore giusto per non sembrare un mostro.

Uscì dal bagno ed era già pronti e in piedi. -vieni ca'- disse Ciro venendomi incontro con le braccia aperte. -'o accir nuje chella facc e' cazzo- disse Ciro facendomi ridere leggermente.

Quando arrivammo in mensa Pino mi corse incontro abbracciandomi. -Ciù Ciù tutto bene? Cos'è successo?- mi chiese. -sto bene, nulla di che- mentì. Non volevo farli preoccupare.

Ci sedemmo e molto silenziosamente iniziammo a mangiare. Non mangiai praticamente nulla se non un piccolo morso a un biscotto. -amor mij, devi mangiare qualcosa- mi disse Totò porgendomi una fetta biscottata.

-non ho fame- dissi con la testa bassa. -Gaia non puoi non mangiare nulla- continuò Carmine raggiungendo il nostro tavolo. 

-o Piecr tene ragione, nun puo' stare senza nulla nello stommaco- Edoardo mi posò una mano sulla mia. -davvero, non ho fame, state tranquilli- dissi trattenendo le lacrime.

-cosa ce sta? 'a piccolina sta malemente? l' tene lasciata 'nnammorato?- la voce fastidiosa di Viola attirò l'attenzione. I ragazzi si voltarono, stavano ridacchiando tra di loro.

-no fermo- disse Edoardo prendendo per un braccio Ciro che si era alzato in piedi. Lui strappò il braccio dalla presa del ragazzo indirizzandosi dalle ragazze. -Ciro lascia, davvero. Ignorale- dissi fermandolo. Lui mi guardò per poi tornare a sedersi.

-si, bravo Ricci, fatti comandare ra' nu' bàbbola. Cos'è? 'o boss si è 'nnamurat? Me pare ca cummico nun facive accussi'- non la vedevo ma sapevo che aveva un sorriso vergognoso sul volto. Me lo sentivo.

Mi alzai sbattendo le mani sul tavolo ignorando le parole dei ragazzi.

Mi voltai iniziando ad avvicinarmi minacciosamente verso la rossa. Anche lei iniziò a venirmi incontro ammazzandomi con lo sguardo.

-ok ragazzi, andiamo in cortile- disse Beppe prendendomi e girandomi nell'altra direzione. Liz andò a prendere Viola riportandola indietro.

Sul mio volto comparve un sorriso malefico, mi inumidì le labbra prima di essere portata fuori nel campetto insieme agli altri.

Fuori nella piazza invece stavano le ragazze.

Naturalmente mi guardavano, parlavano e ridevano indicandomi.

-ignorale, la smetteranno prima o poi- disse Totò sedendosi a terra con me. Riuscivo solo a guardarle male, come a darle fuoco. -Gaia? Ci sei?- disse sventolandomi la mano davanti alla faccia. -mh? Si ci sono- dissi scuotendo la testa riportando la concentrazione sul ragazzo al mio fianco.

-ragazzi! Venite tutti qua!- ci invitò la direttrice a uscire e raggiungerla nella piazzetta.

-tu vieni qua con me- disse Edoardo mettendomi un braccio attorno le spalle allontanandomi il più possibile da Viola. -pecche'?- chiesi. -Pecche' si- rispose sorridendo.

-volevo informarvi che, visto che in questo periodo siete stati molto bravi, tranne per alcuni avvenimenti, ho deciso di portarvi a fare una gita in barca- Tutti esplosero in urla e schiamazzi. -Però! Visto che ci sono stati dei disguidi porteremo prima l'ala A e poi l'ala B-

Ci diede altre mille raccomandazioni e poi ritornammo a farci i cavoli nostri. Ovviamente senza evitare occhiatacce dalle ragazzette.


AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora