capitolo 39

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-Entrate forza- disse il comandante invitandoci ad entrare in un aula. I miei occhi si sbarrarono non appena vidi le ragazze al suo interno. Subito cercai protezione tra le braccia di Edo.

 C'erano diversi tavoli, divisi in postazioni. In alcuni si pitturava, in altri di facevano modellini con la ceramica e in altri si facevano disegni.

I tavoli erano disposti ai lati della stanza mentre al c'entro c'era una donna, circa sulla 30ina, aveva dei lunghi capelli neri raccolti in una bellissima coda alta e tirata, gli occhi celesti e indossava una specie di camicie stretto.

-Buongiorno ragazzi, io sono Beatrice oppure Bea se preferite, sarò la vostra giuda per questo piccolo progetto. Insieme costruiremo delle piccole statuine, come preferirete voi- tutti la guardavano interessati. -Vi dividerete in diverse postazioni. Oggi partiremo con la prima, ovvero i bozzetti delle statuine, poi si passerà alla creazione e infine alla pittura. Mentre una postazione lavorerà sulle statuine, le altre si alleneranno con i modelli che vi ho messo a disposizione-.

Parlava con una voce molto tranquilla, spiegava passo passo i passaggi.

Poi ci dividemmo, nel tavolo di pittura eravamo io, Totò, Ciro ed Edoardo, in quello della ceramica Carmine, Pino, Nadiza e Gemma e nell'ultimo Pirucchio, Chatillo, Viola e Silvia.

Mi misi dietro al tavolo insieme ai ragazzi prestando attenzione alle parole di Beatrice. 

Quando ci diede il via libera analizzai attentamente le tre statuine davanti a noi, una rappresentava un cavallo impennato, la seconda una donna seduta a gambe incrociate mentre medita, o cosi sembra, mentre la terza raffigurava un semplicissimo cane. Decisi di scegliere la terza perché mi ricordava Anya, Totò prese il cavallo e i due mori colorarono insieme la donna.

Mischiai un po' di marrone con del bianco aggiungendo una punta di giallo per dare quel colore biondo che hanno i golden retriver. 

Presi un pennello abbastanza grosso e cominciai a colorare il corpo. Girai lo sguardo e vidi Totò che si divertiva tantissimo mentre passava delicatamente il pennello sul corpo del cavallo colorandolo di grigio.

-madonna sembri un bambino- risi strisciando la punta morbida del pennello sulla maglia di Totò lasciando una sottile riga gialla.

-questa me la paghi- rispose lasciandomi una manata verde dietro la schiena. 

Iniziai a ridere colorando la maglietta bianca di tutti e tre che venivano contagiati dalla mia risata.

CI coloravamo le mani per poi spiaccicarcele addosso. 

Mi spalmai la pittura verde scuro su entrambe i palmi e andai a premerle sul petto di Edoardo lasciando le mie impronte. Questo gesto mi fece sembrare come se fosse mio.

Mi girai provando a scappare. -no adesso stai ferma qua- disse lui mettendomi un braccio sulle spalle per non farmi scappare mentre si colorava di blu. -girati- mi disse. Ok avevo un po' di ansia. 

Poi posò le sue mani sui fianchi andando a colorare anche la parte del ventre. Strinse portandomi più vicino a lui. Mi accorsi che la mia faccia diventò rossa, mi sentì un' enorme avvampata di calore. 

Poco prima di mollare la presa mi lasciò un delicato bacio dietro al collo.

Guardai le nostre opere d'arti sulle magliette. Facevamo molto ridere.

-Totò!- sentì urlare il moro. Alzai lo sguardo e vidi Ciro ridere, il ragazzo gli aveva lasciato una riga enorme di nero sul volto. -almeno è nero come la tua anima- scherzò Edoardo. -nero come la mia anima- ripeté lui facendo una voce da duro per poi far scoppiare tutti a ridere.

Per il resto delle due ore facemmo gli stupidi colorandoci a vicenda.

-va bene, per oggi va bene così, vi siete divertiti e anche molto. Ora usciamo- disse il comandante con un sorriso a 32 denti. Presi la statuina che era identica ad Anya e me la portai fuori.

Ridevamo tutti come pazzi, chi era sporco di ceramica e chi di pittura. Gli unici puliti erano Chatillo e Pirucchio.

-madonna mi sono divertito troppo- disse Carmine sedendosi sulla panchina. -pure io tantissimo- risposi sedendomi accanto a lui. -e vedo che qualcuno ha marcato il territorio- ironizzò Pino alternando lo sguardo dalle manate mie sul petto di Edo e le sue sui miei fianchi. -carini voi!- disse Totò correndomi incontro. Alzai gli occhi al cielo.

Passammo una buona mezz' ora in cortile. 

-Ragazzi rientriamo, dovete farvi tutti quanti una doccia oltretutto- Beppe ci invitò ad andare in cella, accompagnati da Lino andammo tutti nelle docce tranne i due puliti.

Ormai facevo le docce con loro, erano come fratelli. 

Mi presi l'accappatoio ed entrai nel bagno. A destra c'erano 6 docce chiuse da una porta di legno, accanto un appendi accappatoio e  davanti ad essi dei lavandini con un unico specchio lungo e degli appendini.

Entrai e mi gettai sotto il getto gelido dell'acqua aspettando che diventasse caldo. Cominciai a passare il bagnoschiuma sulle macchie di pittura provando a farle andar via. Il rumore dell'acqua era accompagnato dalle nostre voci e alcuni canticchi.

-Pinù basta cantare!- urlò Ciro che era nella doccia affianco alla mia. -ha ragione!- lo assecondai facendolo ridere. 

Mi misi lo shampoo andando a spalmarlo per bene. Attualmente ero l'unica ancora dentro dato chè stavo curando i miei capelli.

Mentre ero sovrappensiero feci andare lo shampoo sui punti. -Puttana eva!- urlai dal dolore. -Gaia?- mi chiamò Carmine. -Lo shampoo sui punti, brucia- risposi mentre lo sciacquavo insistentemente.

Finita la doccia presi l'accappatoio avvolgendomi in esso e uscì trovandomi tutti senza maglia che o si passavano l'asciugamano nei capelli o si guardavano allo specchio manco fossero vip.

-si ma figa, mi sono appena lasciata non fatemi innamorare così- dissi ironica beccandomi un alzata di sopracciglio da parte del moro dagli occhi verdi.

-vado in cella va- risposi mettendomi le ciabatte uscendo da lì.

Andai in cella e presi dall'armadio il pigiama.

Mentre frugavo nell'armadio entrarono Ciro ed Edoardo che parlavano tra di loro. 

-muoviti a vestirti gajarella- disse Ciro lanciando letteralmente il suo amico sul letto.

Risi e mi cambiai asciugandomi i capelli.

Li sentivo parlottare di qualcosa ma non capivo bene perché sussurravano.

AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora