capitolo 29

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-vado a farmi una doccia- disse Ciro uscendo dalla cella. 

Annuì e poi andai in bagno.

frugai nel armadietto e presi la crema del i punti.

Mi tolsi la maglietta rimanendo solo in reggiseno.

Mi guardai la lunga fila di piccoli filetti sul mio fianco. Grazie a dio non era arrivata fino al tatuaggio.

Aprì il tubetto guardandomi allo specchio. Non so come avrei fatto visto che me l'ha sempre messa l'infermiera fino ad oggi.

-piccrè tieni bisogno e reciètto?- mi chiese Edoardo guardando verso il bagno. Avevo lasciato la porta aperta.

-ho bisogno di mettere questa ma non ci riesco, me l'ha sempre fatto la tipa- dissi indicandogli la crema mentre si avvicinava a me.

-faccio io- disse. -fai piano ti prego, fa un male cane- gli chiesi quasi supplicandolo.

-tranquilla piccrè- mi guardò il corpo da capo a piedi per un attimo prima di inginocchiarsi vicino al mio fianco.

Mi appoggiai con gli avanbracci incrociati al lavandino, pronta alla tortura.

Si mise il prodotto sul dito. Feci un grande respiro stringendo gli occhi. gemetti dal dolore non appena iniziò a spalarla in cima a tutto.

Bruciava come l'inferno, mi sentivo letteralmente strappare via la pelle.

Appoggiai la fronte alle braccia facendo grandi respiri mentre applicava la crema su tutta la lunghezza.

Iniziai a sudare, sudare tanto. Sentivo le gambe tremare, la tuta che indossavo per poco non era fradicia dal sudore. Fortunatamente mi passava un po' di aria non avendo la maglietta.

-abbiamo quasi finito- disse Edoardo spalmano l'ultimo pezzo di crema.

Respiravo affannosamente. Poco dopo si alzò richiudendo il tubetto mettendosi accanto a me. Mi massaggiò la schiena fino a quando il dolore non si affievolì notevolmente.

-va meglio?- mi chiese. E annuì. Mi voltai appoggiandomi con le mani e la schiena al lavandino respirando ancora molto profondamente.

Lui si mise davanti a me. 

Lo guardai dritto negli occhi verdi. Era un verde particolare, tendente al grigio.

Mi si avvicinò ancora di qualche passo fino a sfiorarci i corpi. Mi mise le mani sui fianchi senza toccare il taglio.

Respirai ancora più affannosamente. Avevo il cervello in totale caos, non riuscivo a fare nulla.

Portò il suo bacino ancor più vicino al mio. Abbassai lo sguardo non riuscendo più a trattenerlo sui suoi profondi occhi.

Mi prese il viso con una mano alzandomi il mento. -guardami- mi sussurrò. Mi stava per mancare l'aria.

A contatto con la mia pelle potevo sentire il freddo acciaio dei suoi anelli che mi fecero venire i brividi ovunque.

Ritornai a guardare i suoi occhi. Avevano quel non so che che era magnetico.

Ansimavo, sia per il dolore del fianco sia perché non ci capivo più nulla, non dovevo, ma lo stavo facendo.

-tenghe 'o guaglione Edoardo, nun pozze- sussurrai. -haje ritte ca nun puo', nun ca nu vuo'- mi sussurrò a sua volta. -si nu vuo' pecche' nu mma staij mannano via?- mi chiese facendo incurvare leggermente i lati della sua bocca in un mezzo sorriso.

-sono tornato belli, che fate?- chiese Ciro facendo irruzione nella cella. Subito Edoardo si staccò. La testa del moro sbucò dalla porta. -cazz state a fà guaglioni?- domandò lui. -gli tenghe mettuto chesta- rispose l'altro mostrandogli il tubetto.

Ciro fece una faccia non molto convinta prima di andare a buttarsi nel letto.

Mi misi il pigiama e uscì dal bagno, entrambe mi puntarono gli occhi addosso. -c re? Non avevo mai visto una donna in pigiama?- dissi scherzando. Mi misi sotto le coperte abbracciando il mio peluche-

-notte Cì, notte Edoà- dissi. -notte piccrè- mi rispose il moro. -notte gajarella- rispose l'altro moro.



POV'EDOARDO

Maledettissimo quel giorno in cui tua mamma ti ha partorito Ciro. Gli lanciai i peggio insulti mentali.

-sei un coglione- gli sussurrai mentre aspettavamo che Gaia uscisse dal bagno. 

-pcché? Che ho fatto?- domandò lui. -secondo te?- dissi scherzando. Lui sgranò gli occhi. -fratm, staj scherzando? Quella tiene o' guaglione for ca dind- disse Ciro facendo spuntare la sua testa fuori dal letto sopra al mio.

A interromperci fu lei, che uscì dal bagno in pigiama, un pantaloncino e un top .

-c re? Non avevo mai visto una donna in pigiama?- disse le divertita. Guardai ogni singolo centimetro del suo perfetto corpo. era così delicata, sembrava quasi una bambola di ceramica.

Si sdraiò dando la buonanotte ad entrambe che ricambiammo.

Nonostante furono passati 40 minuti a tenere gli occhi chiusi non riuscì ad addormentarmi. 

Mi presi una cannetta e con l'accendino del boss iniziai a fumare guardando la luna.

Non so che cosa mi stava combinando quella ragazza al cervello. Non voglio nemmeno saperlo visto che ho moglie e tra poco un figlio fuori dal carcere. Il mio pensiero cadde su Carmela, non si merita questo, si merita un uomo che la ami davvero.

A distrarmi dai miei pensieri fu il compare. -Fratm che cazzo fai in piedi?- mi domandò con voce assonnata. -non ho sonno- risposi soltanto appoggiandomi al davanzale della finestrella. -dai dormi- continuò lui. -finisco questa- dissi mostrandogli la canna.

Così non appena la finì mi misi nel  letto aspettando che mi miei occhi si chisero da soli.



AMORE PROIBITO {Edoardo Conte}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora